MS 11.2
Modelli di trattamento. Review della letteratura e problematiche aperte nel trattamento
Casa di Cura “Villa Margherita” Acugnano (VI), Centro per i DA
Pozzato M
Premesse. L’esercizio fisico eccessivo, nei suoi aspetti ritualistici e di complusività, è da tempo considerato un importante sintomo nei DA e sembra essere un fattore significativo nello sviluppo e nel mantenimento del disturbo. Risulta quindi importante provare a comprenderne i significati e individuare delle strategie utili nel trattamento.
Descrizione della struttura. Presso il Centro DA della Casa di Cura “Villa Margherita” (Arcugnano), dove opera un’equipe multidisciplinare in un’ottica di riabilitazione psico-nutrizionale, è presente un’attenzione alla letteratura, alla ricerca e all’intervento clinico sull’iperattività fisica.
Introduzione.L’iperattività fisica è un sintomo particolarmente diffuso nei DA, sembra che il 75% dei pazienti lo utilizzi come metodo di compenso e di riduzione dell’ansia (7) e sia presente nell’80% dei pazienti con AN (5). Alcuni studi (6) riportano un forte incremento dell’attività fisica nell’anno precedente la diagnosi di AN. Tra i sintomi del DA sembra essere duraturo e di difficile trattamento (9), tanto da divenire un predittore di possibili ricadute. L’esercizio compulsivo sembra essere associato a una più grave psicopatologia (3). Nell’individuare una cura può essere utile conoscere il fenomeno dell’iperattività fisica nelle sue caratteristiche di genesi e mantenimento.
Obiettivi. Il lavoro illustrerà una rassegna di studi presenti in letteratura rispetto all’iperattività fisica e ai modelli di trattamento finora individuati.
Conoscenze della letteratura. In letteratura si individuano interessanti aspetti caratteristici dell’iperattività fisica: la tendenza nei soggetti patologici a mantenere costantemente elevato il livello di attività, in variegati modi, come l’irrequietezza nelle situazioni di riposo; la dipendenza dall’attività fisica nella definizione di sé e nella stabilizzazione del tono dell’umore; l’elevato valore intrinseco attribuito all’attività fisica che diventa un aspetto autoperpetuante e resistente al cambiamento, con sensazioni di mancanza di controllo e incapacità a bloccare il comportamento; la tendenza al perfezionismo e all’autocontrollo; un circolo vizioso di mantenimento dove la restrizione calorica porta all’aumento dell’attività fisica che a sua volta comporta la riduzione nell’introduzione di cibo (11). Vari studi individuano l’importanza dell’iperattività fisica nel regolare le emozioni negative (2; 10) e nel controllare la forma corporea e il peso (4). Sembra anche vi sia una prevalenza maggiore di atti autolesivi tra i pazienti iperattivi, tanto da considerare l’iperattività fisica una forma di comportamento autolesivo (8). Taranis L et al. (12) hanno elaborato un modello di comprensione dell’esercizio compulsivo che vede nella regolazione emotiva un importante fattore di mantenimento a cui si accompagna una tendenza al perfezionismo e alla rigidità di funzionamento, che incrementano da un lato l’insoddisfazione corporea, con le emozioni negative conseguenti, e dall’altro una tendenza compulsiva.
Indicazioni per l’utenza.Nel trattamento alcuni autori (2) suggeriscono che dosi adeguate di attività fisica potrebbero essere previste nelle cure visto l’effetto positivo sull’ansia e la depressione.
Aspetti metodologici. Sembra che supervisionare l’attività fisica possa essere una buona strategia nel management dell’iperattività fisica e possa incrementare la fiducia e l’alleanza nella cura (1). Programmi di esercizio moderato paiono avere effetti benefici senza interferire con il recupero del peso. Autori propongono delle linee di trattamento articolate su aspetti cognitivi, emotivi e comportamentali con specifici interventi individuali e di gruppo (12).
Osservazioni personali. Nei centri specialistici per i DA operano equipe multidisciplinari caratterizzate da professionalità diverse. Il sintomo dell’iperattività fisica porta a considerare l’importanza di collaborare anche con figure professionali specializzate nelle scienze motorie, che possano affiancare il lavoro clinico implementando, in modo protettivo e sicuro, l’attività fisica in pazienti con DA.
Risultati. L’analisi della letteratura mette in luce aspetti di complessità del fenomeno dell’iperattività, che sembra configurasi in concettualizzazioni multifunzionali con un’articolazione dei significati e dei circuiti di mantenimento, biologici e psicologici, che lo alimentano. Altrettanta complessità caratterizza inevitabilmente le modalità di assessment e di trattamento.
Conclusioni. Le problematiche aperte sono ancora molte, sia sulle modalità di assessment (self report o strumentale), che di intervento e sarebbe molto utile iniziare a tracciare delle linee guida di intervento sull’iperattività da abbinare ai trattamenti conosciuti per i DA.
Bibliografia.
1. Beumont PJ, Arthur B, Russel JD, Touyz SW (1994) “Excessive physical activity in dieting disorder patients: Proposals for a supervised exercise program” Int J Eat Disord 15, 21-36;
2. Brantland-Sanda S, et al (2010)”Psysical Activity and Exercise Dependence During Inpatient Treatment of longstanding Eating Disorders: An Exploratory Study of Excessive and non-ezcessive exercisers” Int J Eat Disord 43, 266-273
3. Dalle Grave (2009) “Features and management of compulsive exercising in eating disorders” Phys Sportsmed Vol 37, 20-28;
4. Dalle Grave R, Calugi S., Marchesini G (2008) “Compulsive exercise to control shape or weight in eating disorders: prevalence, associated features and treatment outcome” Compr Psychiatry 43, 189-194;
5. Davis C, Katzman DK, Kaptein S, Kirsh C, Brewer H, Kalmbach K (1997) “The prevalence of high-level exercise in the eating disorders: Etiological implications” Compr Psychiatry 38, 321-326;
6. Davis C, Blackmore E, Katzman DK, Fox F (2005) “Female adolescents with anorexia nervosa and their parents: a case-control study of exercise attitudes and behaviours” Psychol Med 35, 377-386
7. Katz JL (1986) “Long-distance running, anorexia nervosa, and bulimia: a report of two cases” Comprehensive Psychiatry 27, 74-78
8. Skarderud F (2009) “Self-harm and sports-case reports” Tidsskr Nor Laegeforen 129, 888-890
9. Touyz SW, Lennerts W, Beamount PJV (1993) “Anaerobic exercise as an adiunct to refeeding patients with anorexia nervosa: does it compromise weight gain?” European Eating Disorders Rewiew 1, 177-182
10. Vansteelandt K, Rijmen F, Pieters G, Probst M, Vanderlinden J (2007) ”Drive for thinness, affect regulation and physical activity in eating disorders: A daily life study” Behav Res Ther 45, 1717-1734
11. Yates A (1991) “Compulsive exercise and the Eating Disorder” New York |
12. Taranis L e al (2011) “Associations between specific components of compulsive exercise and eating-disordered Cognitions and behaviors among young women, Int J Eat Disorder 44, 452-45
Modelli di trattamento. Review della letteratura e problematiche aperte nel trattamento
Casa di Cura “Villa Margherita” Acugnano (VI), Centro per i DA
Pozzato M
Premesse. L’esercizio fisico eccessivo, nei suoi aspetti ritualistici e di complusività, è da tempo considerato un importante sintomo nei DA e sembra essere un fattore significativo nello sviluppo e nel mantenimento del disturbo. Risulta quindi importante provare a comprenderne i significati e individuare delle strategie utili nel trattamento.
Descrizione della struttura. Presso il Centro DA della Casa di Cura “Villa Margherita” (Arcugnano), dove opera un’equipe multidisciplinare in un’ottica di riabilitazione psico-nutrizionale, è presente un’attenzione alla letteratura, alla ricerca e all’intervento clinico sull’iperattività fisica.
Introduzione.L’iperattività fisica è un sintomo particolarmente diffuso nei DA, sembra che il 75% dei pazienti lo utilizzi come metodo di compenso e di riduzione dell’ansia (7) e sia presente nell’80% dei pazienti con AN (5). Alcuni studi (6) riportano un forte incremento dell’attività fisica nell’anno precedente la diagnosi di AN. Tra i sintomi del DA sembra essere duraturo e di difficile trattamento (9), tanto da divenire un predittore di possibili ricadute. L’esercizio compulsivo sembra essere associato a una più grave psicopatologia (3). Nell’individuare una cura può essere utile conoscere il fenomeno dell’iperattività fisica nelle sue caratteristiche di genesi e mantenimento.
Obiettivi. Il lavoro illustrerà una rassegna di studi presenti in letteratura rispetto all’iperattività fisica e ai modelli di trattamento finora individuati.
Conoscenze della letteratura. In letteratura si individuano interessanti aspetti caratteristici dell’iperattività fisica: la tendenza nei soggetti patologici a mantenere costantemente elevato il livello di attività, in variegati modi, come l’irrequietezza nelle situazioni di riposo; la dipendenza dall’attività fisica nella definizione di sé e nella stabilizzazione del tono dell’umore; l’elevato valore intrinseco attribuito all’attività fisica che diventa un aspetto autoperpetuante e resistente al cambiamento, con sensazioni di mancanza di controllo e incapacità a bloccare il comportamento; la tendenza al perfezionismo e all’autocontrollo; un circolo vizioso di mantenimento dove la restrizione calorica porta all’aumento dell’attività fisica che a sua volta comporta la riduzione nell’introduzione di cibo (11). Vari studi individuano l’importanza dell’iperattività fisica nel regolare le emozioni negative (2; 10) e nel controllare la forma corporea e il peso (4). Sembra anche vi sia una prevalenza maggiore di atti autolesivi tra i pazienti iperattivi, tanto da considerare l’iperattività fisica una forma di comportamento autolesivo (8). Taranis L et al. (12) hanno elaborato un modello di comprensione dell’esercizio compulsivo che vede nella regolazione emotiva un importante fattore di mantenimento a cui si accompagna una tendenza al perfezionismo e alla rigidità di funzionamento, che incrementano da un lato l’insoddisfazione corporea, con le emozioni negative conseguenti, e dall’altro una tendenza compulsiva.
Indicazioni per l’utenza.Nel trattamento alcuni autori (2) suggeriscono che dosi adeguate di attività fisica potrebbero essere previste nelle cure visto l’effetto positivo sull’ansia e la depressione.
Aspetti metodologici. Sembra che supervisionare l’attività fisica possa essere una buona strategia nel management dell’iperattività fisica e possa incrementare la fiducia e l’alleanza nella cura (1). Programmi di esercizio moderato paiono avere effetti benefici senza interferire con il recupero del peso. Autori propongono delle linee di trattamento articolate su aspetti cognitivi, emotivi e comportamentali con specifici interventi individuali e di gruppo (12).
Osservazioni personali. Nei centri specialistici per i DA operano equipe multidisciplinari caratterizzate da professionalità diverse. Il sintomo dell’iperattività fisica porta a considerare l’importanza di collaborare anche con figure professionali specializzate nelle scienze motorie, che possano affiancare il lavoro clinico implementando, in modo protettivo e sicuro, l’attività fisica in pazienti con DA.
Risultati. L’analisi della letteratura mette in luce aspetti di complessità del fenomeno dell’iperattività, che sembra configurasi in concettualizzazioni multifunzionali con un’articolazione dei significati e dei circuiti di mantenimento, biologici e psicologici, che lo alimentano. Altrettanta complessità caratterizza inevitabilmente le modalità di assessment e di trattamento.
Conclusioni. Le problematiche aperte sono ancora molte, sia sulle modalità di assessment (self report o strumentale), che di intervento e sarebbe molto utile iniziare a tracciare delle linee guida di intervento sull’iperattività da abbinare ai trattamenti conosciuti per i DA.
Bibliografia.
1. Beumont PJ, Arthur B, Russel JD, Touyz SW (1994) “Excessive physical activity in dieting disorder patients: Proposals for a supervised exercise program” Int J Eat Disord 15, 21-36;
2. Brantland-Sanda S, et al (2010)”Psysical Activity and Exercise Dependence During Inpatient Treatment of longstanding Eating Disorders: An Exploratory Study of Excessive and non-ezcessive exercisers” Int J Eat Disord 43, 266-273
3. Dalle Grave (2009) “Features and management of compulsive exercising in eating disorders” Phys Sportsmed Vol 37, 20-28;
4. Dalle Grave R, Calugi S., Marchesini G (2008) “Compulsive exercise to control shape or weight in eating disorders: prevalence, associated features and treatment outcome” Compr Psychiatry 43, 189-194;
5. Davis C, Katzman DK, Kaptein S, Kirsh C, Brewer H, Kalmbach K (1997) “The prevalence of high-level exercise in the eating disorders: Etiological implications” Compr Psychiatry 38, 321-326;
6. Davis C, Blackmore E, Katzman DK, Fox F (2005) “Female adolescents with anorexia nervosa and their parents: a case-control study of exercise attitudes and behaviours” Psychol Med 35, 377-386
7. Katz JL (1986) “Long-distance running, anorexia nervosa, and bulimia: a report of two cases” Comprehensive Psychiatry 27, 74-78
8. Skarderud F (2009) “Self-harm and sports-case reports” Tidsskr Nor Laegeforen 129, 888-890
9. Touyz SW, Lennerts W, Beamount PJV (1993) “Anaerobic exercise as an adiunct to refeeding patients with anorexia nervosa: does it compromise weight gain?” European Eating Disorders Rewiew 1, 177-182
10. Vansteelandt K, Rijmen F, Pieters G, Probst M, Vanderlinden J (2007) ”Drive for thinness, affect regulation and physical activity in eating disorders: A daily life study” Behav Res Ther 45, 1717-1734
11. Yates A (1991) “Compulsive exercise and the Eating Disorder” New York |
12. Taranis L e al (2011) “Associations between specific components of compulsive exercise and eating-disordered Cognitions and behaviors among young women, Int J Eat Disorder 44, 452-45