MS11.3
Anoressia Nervosa e iperattività. Dati relativi a un campione di pazienti ricoverati in centro specializzato nella cura dei DCA
Centro per i Disturbi Alimentari, Casa di Cura “Villa Margherita”, Via Costacolonna 20, Arcugnano (VI)
Carli L
Premesse. L’iperattività costituisce uno dei comportamenti maggiormente diffusi nella regolazione del peso corporeo nei DA.
Introduzione. L’iperattività fisica sembra essere un sintomo poco riconosciuto dai pazienti e spesso nascosto. Per cercare di analizzare questo aspetto delle patologie dell’alimentazione abbiamo condotto uno studio su un campione di pazienti con diagnosi di ANR, ANB, BN, BED, ricoverati presso il nostro centro dedicato alla cura dei Disturbi dell’Alimentazione (DA).
Descrizione della struttura. Il Centro per i disturbi alimentari di Villa Margherita (Arcugnano),convenzionato con il Sistema Sanitario Nazionale, da oltre vent’anni si occupa della cura dei pazienti con disturbi alimentari. Vi è la possibilità di effettuare un ricovero residenziale e/o un ricovero semiresidenziale. Gli interventi mirano ad un miglioramento di tipo nutrizionale, psicologico, emotivo e relazionale. L’equipe è costituita da medici,psichiatri, psicologi, dietiste, infermieri ed educatori. Obiettivo delle cure è raggiungere una riabilitazione psico-nutrizionale.
Indicazioni per l’utenza. L’utente afferisce alla struttura dopo una prima visita, in cui viene valutata la necessità per il ricovero e la possibilità di riuscita dell’intervento, andando a stabilire fin da subito obiettivi di miglioramento e i primi contatti con gli invianti che seguono il caso. Il paziente una volta ricoverato potrà accedere a terapie individuali e di gruppo con orientamento cognitivo-comportamentale ma non solo. La cooterapia è alla base del progetto di cura in quanto il paziente verrà aiutato ad affrontare tutti gli ostacoli che incontrerà potendo contare sulla possibilità di confrontarsi con un’operatore esperto. Il lavoro dell’equipe multi-disciplinare assicura una sinergica integrazione degli interventi, contribuendo a migliorare il quadro sintomatico, ad incrementare la consapevolezza delle proprie risorse,a spingere il paziente verso una efficace mentalizzazione migliorando al tempo stesso la gestione delle proprie emozioni.
Conoscenze.I dati presentati sono stati raccolti lungo un arco di tempo di quattro anni e si riferiscono all’utilizzo di uno strumento di registrazione obiettiva dell’attività motoria svolta dal paziente per un periodo di tempo di tre giorni (arm-bend), confrontata con questionari autosomministrati e con caratteristiche diagnostiche, di personalità e psico-patologiche dei pazienti.
Obiettivi.Poiché l’iperattività nei pazienti con DA sembra svolgere un ruolo di regolatore emotivo, si vuole indagare: se l’iperattività percepita da un automonitoraggio si differenzia dall’iperattività registrata da uno strumento oggettivo di rilevazione; se il BMI e la diagnosi DA sono correlati o meno all’iperattività;
quale relazione può esistere tra l’iperattività e una diagnosi di asse II (effettuata tramite intervista strutturata SCID-II); se alcune aree cliniche significative, rilevate con appositi strumenti, quali ossessività (Padua Inventory), alessitimia (TAS-20), ansia (SCL-90), depressione (BDI), disagio corporeo (BUT), presentano qualche tipo di relazione con l’iperattività.
Aspetti metodologici. Oltre a una serie di test psicometrici per indagare la psicopatologia (SCL-90, Padua Inventory, TAS-20, BDI, BUT), si sono utilizzati due strumenti specifici per l’iperattività: un’intervista autosomministrata relativa all’area dell’iperattività (il tempo speso nel movimento, le emozioni sperimentate prima e dopo, ecc.) e l’arm-bend, apparecchio che, assieme ad altri parametri, registra il numero di passi effettuato dal paziente.
Osservazioni personali.L’iperattività costituisce un sintomo che si confonde con comportamenti che vengono considerati non solo accettabili, ma persino auspicabili quali possono essere una sana attività fisica e sportiva. Questo la rende agli occhi dei pazienti e dell’ambiente circostante assolutamente egosintonica e quindi difficilmente negoziabile in un percorso di cura nei DA.
Interpretazioni personali. La dipendenza endorfinica prodotta dall’iperattività costituisce uno dei circoli viziosi più potenti nella cura dei DA. A questo effetto di automantenimento del comportamento iperattivo va aggiunto il potente ruolo svolto dall'attività motoria nella gestione delle emozioni negative e nel controllo del peso.
Risultati. L’ipotesi che sembra confermata dall’analisi dei dati è quella che riconosce all’iperattività un ruolo importante nella regolazione delle emozioni, che permette di comprendere maggiormente come essa possa rappresentare un potente fattore di mantenimento nei DA.
Discussione. L’intersezione dei dati ricavati dalla ricerca può evidenziare la complessità che si cela dietro il sintomo dell’iperattività.
Conclusioni. L’iperattività sembra essere un sintomo protetto e difeso nel funzionamento del paziente con DA, che assolve a diverse funzioni e che richiede di individuare dei trattamenti che possono beneficiare di un’integrazione dei diversi livelli di cura.
Bibliografia.
1. Bratland-Sanda S et al (2010) “Physical activity and exercise dependence during inpatient treatment of longstanding eating disorder: an exploratory study of excessive and non- excessive exercisers” Int J Eat Disorder 43, 266-273.
2. Bewell-Weiss CV et al (2010) “Predictors of excessive exercise in anorexia nervosa” Comprehensive Psychiatry 51, 566-571.
3. Taranis L et al (2011) “Associations between specific components of compulsive exercise and eating-disordered Cognitions and behaviors among young women” Int J Eating Disorder” 44, 452-445.
Anoressia Nervosa e iperattività. Dati relativi a un campione di pazienti ricoverati in centro specializzato nella cura dei DCA
Centro per i Disturbi Alimentari, Casa di Cura “Villa Margherita”, Via Costacolonna 20, Arcugnano (VI)
Carli L
Premesse. L’iperattività costituisce uno dei comportamenti maggiormente diffusi nella regolazione del peso corporeo nei DA.
Introduzione. L’iperattività fisica sembra essere un sintomo poco riconosciuto dai pazienti e spesso nascosto. Per cercare di analizzare questo aspetto delle patologie dell’alimentazione abbiamo condotto uno studio su un campione di pazienti con diagnosi di ANR, ANB, BN, BED, ricoverati presso il nostro centro dedicato alla cura dei Disturbi dell’Alimentazione (DA).
Descrizione della struttura. Il Centro per i disturbi alimentari di Villa Margherita (Arcugnano),convenzionato con il Sistema Sanitario Nazionale, da oltre vent’anni si occupa della cura dei pazienti con disturbi alimentari. Vi è la possibilità di effettuare un ricovero residenziale e/o un ricovero semiresidenziale. Gli interventi mirano ad un miglioramento di tipo nutrizionale, psicologico, emotivo e relazionale. L’equipe è costituita da medici,psichiatri, psicologi, dietiste, infermieri ed educatori. Obiettivo delle cure è raggiungere una riabilitazione psico-nutrizionale.
Indicazioni per l’utenza. L’utente afferisce alla struttura dopo una prima visita, in cui viene valutata la necessità per il ricovero e la possibilità di riuscita dell’intervento, andando a stabilire fin da subito obiettivi di miglioramento e i primi contatti con gli invianti che seguono il caso. Il paziente una volta ricoverato potrà accedere a terapie individuali e di gruppo con orientamento cognitivo-comportamentale ma non solo. La cooterapia è alla base del progetto di cura in quanto il paziente verrà aiutato ad affrontare tutti gli ostacoli che incontrerà potendo contare sulla possibilità di confrontarsi con un’operatore esperto. Il lavoro dell’equipe multi-disciplinare assicura una sinergica integrazione degli interventi, contribuendo a migliorare il quadro sintomatico, ad incrementare la consapevolezza delle proprie risorse,a spingere il paziente verso una efficace mentalizzazione migliorando al tempo stesso la gestione delle proprie emozioni.
Conoscenze.I dati presentati sono stati raccolti lungo un arco di tempo di quattro anni e si riferiscono all’utilizzo di uno strumento di registrazione obiettiva dell’attività motoria svolta dal paziente per un periodo di tempo di tre giorni (arm-bend), confrontata con questionari autosomministrati e con caratteristiche diagnostiche, di personalità e psico-patologiche dei pazienti.
Obiettivi.Poiché l’iperattività nei pazienti con DA sembra svolgere un ruolo di regolatore emotivo, si vuole indagare: se l’iperattività percepita da un automonitoraggio si differenzia dall’iperattività registrata da uno strumento oggettivo di rilevazione; se il BMI e la diagnosi DA sono correlati o meno all’iperattività;
quale relazione può esistere tra l’iperattività e una diagnosi di asse II (effettuata tramite intervista strutturata SCID-II); se alcune aree cliniche significative, rilevate con appositi strumenti, quali ossessività (Padua Inventory), alessitimia (TAS-20), ansia (SCL-90), depressione (BDI), disagio corporeo (BUT), presentano qualche tipo di relazione con l’iperattività.
Aspetti metodologici. Oltre a una serie di test psicometrici per indagare la psicopatologia (SCL-90, Padua Inventory, TAS-20, BDI, BUT), si sono utilizzati due strumenti specifici per l’iperattività: un’intervista autosomministrata relativa all’area dell’iperattività (il tempo speso nel movimento, le emozioni sperimentate prima e dopo, ecc.) e l’arm-bend, apparecchio che, assieme ad altri parametri, registra il numero di passi effettuato dal paziente.
Osservazioni personali.L’iperattività costituisce un sintomo che si confonde con comportamenti che vengono considerati non solo accettabili, ma persino auspicabili quali possono essere una sana attività fisica e sportiva. Questo la rende agli occhi dei pazienti e dell’ambiente circostante assolutamente egosintonica e quindi difficilmente negoziabile in un percorso di cura nei DA.
Interpretazioni personali. La dipendenza endorfinica prodotta dall’iperattività costituisce uno dei circoli viziosi più potenti nella cura dei DA. A questo effetto di automantenimento del comportamento iperattivo va aggiunto il potente ruolo svolto dall'attività motoria nella gestione delle emozioni negative e nel controllo del peso.
Risultati. L’ipotesi che sembra confermata dall’analisi dei dati è quella che riconosce all’iperattività un ruolo importante nella regolazione delle emozioni, che permette di comprendere maggiormente come essa possa rappresentare un potente fattore di mantenimento nei DA.
Discussione. L’intersezione dei dati ricavati dalla ricerca può evidenziare la complessità che si cela dietro il sintomo dell’iperattività.
Conclusioni. L’iperattività sembra essere un sintomo protetto e difeso nel funzionamento del paziente con DA, che assolve a diverse funzioni e che richiede di individuare dei trattamenti che possono beneficiare di un’integrazione dei diversi livelli di cura.
Bibliografia.
1. Bratland-Sanda S et al (2010) “Physical activity and exercise dependence during inpatient treatment of longstanding eating disorder: an exploratory study of excessive and non- excessive exercisers” Int J Eat Disorder 43, 266-273.
2. Bewell-Weiss CV et al (2010) “Predictors of excessive exercise in anorexia nervosa” Comprehensive Psychiatry 51, 566-571.
3. Taranis L et al (2011) “Associations between specific components of compulsive exercise and eating-disordered Cognitions and behaviors among young women” Int J Eating Disorder” 44, 452-445.