MS11.04
Modalità di intervento sull’iperattività in un programma riabilitativo psico-nutrizionale residenziale. Dall’iperattività fisica all’attività fisica: presentazione di un training di conoscenza corporea
Centro per i DCA – Casa di Cura “Villa Margherita”, Arcugnano (VI)
Casarotto G, Todisco P
Premesse. L’attività fisica, in eccesso o in difetto, rappresenta una delle caratteristiche distintive dei Disturbi dell’Alimentazione (DA). Il rapporto dei pazienti affetti da DA con il loro corpo e con il movimento del corpo acquisisce caratteristiche peculiari che non comprendono quasi mai dimensioni salutari o piacevoli quanto piuttosto rappresentano modalità per perdere peso e controllare il peso/aspetto con connotati ossessivo-compulsivi e doveristico-punitivi, premessa per concedersi di assumere cibo, o per gestire le emozioni. Nel BED o nella BN d’altro canto l’attività fisica viene praticata solo nel momento in cui i soggetti controllano le abbuffate o sono impegnati attivamente nella terapia, mentre nelle fasi con abbuffate costanti la repulsione per il corpo li porta a rifiutare anche di usarlo e sentirlo muoversi tanto è difficile tollerarne le dimensioni.
Conoscenze. Diversi studi hanno evidenziato l’utilità di approcci diversi al problema dell’attività fisica nei DA in ambito ambulatoriale e di trattamento residenziale o semiresidenziale. Sono stati proposti modelli sia strettamente comportamentali o di educazione fisica sia cognitivo-comportamentali sia esperienziali inseriti all’interno di programmi terapeutici multidisciplinari integrati.
Metodologia. Nel programma riabilitativo psico-nutrizionale residenziale del Centro per i DA della Casa di Cura “Villa Margherita” sono compresi gruppi di terapia del movimento. Un’esperta laureata in scienze motorie tiene due volte la settimana un gruppo della durata di 90 minuti ciascuno, in un ambiente specificamente adibito. Partecipano alla terapia del movimento pazienti che abbiano superato la prima fase della rialimentazione e non siano in condizioni fisiche precarie, abbiano difficoltà a gestire in modo adeguato il rapporto con il proprio corpo e l’attività fisica (sia perché sono iperattivi sia perché sono ipoattivi), possono giovarsi di attività in gruppo con altri pazienti.
L’indicazione alla terapia del movimento viene pertanto data dall’èquipe terapeutica del Centro, dopo aver valutato le condizioni di cui sopra, solo ad alcuni pazienti e in fasi diverse del loro percorso di cura, proprio perché viene stabilita l’opportunità per il singolo soggetto. Talvolta l’èquipe convalida anche la richiesta specifica del paziente a partecipare a questi gruppi.
All’interno del programma terapeutico del Centro questa attività viene intesa come una rieducazione al movimento non solo per migliorare le condizioni fisiche ma anche per migliorare il rapporto con il proprio corpo. L'attività fisica, attraverso l'uso di diverse tecniche, viene svolta come un’educazione al movimento per comprendere ed evitare comportamenti quali l’iperattività fisica o l'esercizio compulsivo.
La terapia del movimento e l'attività fisica sono un mezzo per acquisire nuove e diverse informazioni sul proprio corpo (percezione delle tensioni muscolari e gestione delle stesse) e per imparare autonomamente a formulare corretti "obiettivi motori" in base alle proprie condizioni fisiche. L'attività fisica viene proposta non solo come sviluppo muscolare o mezzo per ridurre la massa grassa ma come educazione, formazione, regolamentazione e riattivazione del vivere.
Risultati. I pazienti si avvicinano con difficoltà a questa attività gruppale che scardina la loro visione disfunzionale del movimento inteso come modalità solitaria per consumare calorie e gestire le emozioni. Viene, infatti, proposto loro di sentire, osservare, distinguere, scegliere e ricercare sensazioni/percezioni corporee sane. Si illustreranno con diversi supporti tecnici alcuni momenti di questo intervento terapeutico.
Discussione. Le pazienti con caratteristiche restrittive o bulimico/purgative faticano a partecipare alla terapia del movimento per motivi diversi e fondamentalmente perché lontana dai loro bisogni patologici. La riscoperta di sensazioni/emozioni corporee funzionali contribuisce però nel tempo al miglioramento dell’immagine del corpo e dell’autostima.
Conclusioni. Il programma di terapia del movimento si inserisce all’interno di un programma riabilitativo psico-nutrizionale in cui le pazienti sono protagoniste del loro cambiamento attraverso un insieme di attività terapeutiche rivolte al recupero di modalità di pensiero e comportamento funzionali al loro progetto di vita sano. Come evidenziato dai dati della letteratura l’approccio al problema dell’attività fisica deve essere non solo cognitivo-comportamentale ma anche esperienziale per poter testare modalità alternative a quelle tipiche del DA.
Bibliografia.
1. Bratland-Sanda S, Martinsen EW, Rosenvinge JH, Rø O, Hoffart A, Sundgot-Borgen J (2011) “Exercise dependence score in patients with longstanding eating disorders and controls: The importance of affect regulation and physical activity intensity” Eur Eat Disord Rev 19, 249-255.
2. Cook B, Hausenblas H, Tuccitto D, Giacobbi PR Jr (2011) “Eating disorders and exercise: A structural equation modelling analysis of a conceptual model” Eur Eat Disord Rev 19, 216-225.
3. Sysko R, Hildebrandt T, Wilson GT, Wilfley DE, Agras WS (2010) “Heterogeneity moderates treatment response among patients with binge eating disorder” J Consult Clin Psychol 78, 681-690.
4. Taranis L, Meyer C (2011) “Associations between specific components of compulsive exercise and eating-disordered cognitions and behaviors among young women” Int J Eat Disord 44, 452-458.
5. Hay PJ, Meyer C, Touyz S, Arcelus J, Madden S, Taranis L, Pike K (2011) “The Loughborough Eating Disorders Activity TheraPy (LEAP): A New Approach to Driven Exercise in Anorexia Nervosa” Workshop presented at the 2011 International Conference on Eating Disorders, Miami, Florida, USA.
Modalità di intervento sull’iperattività in un programma riabilitativo psico-nutrizionale residenziale. Dall’iperattività fisica all’attività fisica: presentazione di un training di conoscenza corporea
Centro per i DCA – Casa di Cura “Villa Margherita”, Arcugnano (VI)
Casarotto G, Todisco P
Premesse. L’attività fisica, in eccesso o in difetto, rappresenta una delle caratteristiche distintive dei Disturbi dell’Alimentazione (DA). Il rapporto dei pazienti affetti da DA con il loro corpo e con il movimento del corpo acquisisce caratteristiche peculiari che non comprendono quasi mai dimensioni salutari o piacevoli quanto piuttosto rappresentano modalità per perdere peso e controllare il peso/aspetto con connotati ossessivo-compulsivi e doveristico-punitivi, premessa per concedersi di assumere cibo, o per gestire le emozioni. Nel BED o nella BN d’altro canto l’attività fisica viene praticata solo nel momento in cui i soggetti controllano le abbuffate o sono impegnati attivamente nella terapia, mentre nelle fasi con abbuffate costanti la repulsione per il corpo li porta a rifiutare anche di usarlo e sentirlo muoversi tanto è difficile tollerarne le dimensioni.
Conoscenze. Diversi studi hanno evidenziato l’utilità di approcci diversi al problema dell’attività fisica nei DA in ambito ambulatoriale e di trattamento residenziale o semiresidenziale. Sono stati proposti modelli sia strettamente comportamentali o di educazione fisica sia cognitivo-comportamentali sia esperienziali inseriti all’interno di programmi terapeutici multidisciplinari integrati.
Metodologia. Nel programma riabilitativo psico-nutrizionale residenziale del Centro per i DA della Casa di Cura “Villa Margherita” sono compresi gruppi di terapia del movimento. Un’esperta laureata in scienze motorie tiene due volte la settimana un gruppo della durata di 90 minuti ciascuno, in un ambiente specificamente adibito. Partecipano alla terapia del movimento pazienti che abbiano superato la prima fase della rialimentazione e non siano in condizioni fisiche precarie, abbiano difficoltà a gestire in modo adeguato il rapporto con il proprio corpo e l’attività fisica (sia perché sono iperattivi sia perché sono ipoattivi), possono giovarsi di attività in gruppo con altri pazienti.
L’indicazione alla terapia del movimento viene pertanto data dall’èquipe terapeutica del Centro, dopo aver valutato le condizioni di cui sopra, solo ad alcuni pazienti e in fasi diverse del loro percorso di cura, proprio perché viene stabilita l’opportunità per il singolo soggetto. Talvolta l’èquipe convalida anche la richiesta specifica del paziente a partecipare a questi gruppi.
All’interno del programma terapeutico del Centro questa attività viene intesa come una rieducazione al movimento non solo per migliorare le condizioni fisiche ma anche per migliorare il rapporto con il proprio corpo. L'attività fisica, attraverso l'uso di diverse tecniche, viene svolta come un’educazione al movimento per comprendere ed evitare comportamenti quali l’iperattività fisica o l'esercizio compulsivo.
La terapia del movimento e l'attività fisica sono un mezzo per acquisire nuove e diverse informazioni sul proprio corpo (percezione delle tensioni muscolari e gestione delle stesse) e per imparare autonomamente a formulare corretti "obiettivi motori" in base alle proprie condizioni fisiche. L'attività fisica viene proposta non solo come sviluppo muscolare o mezzo per ridurre la massa grassa ma come educazione, formazione, regolamentazione e riattivazione del vivere.
Risultati. I pazienti si avvicinano con difficoltà a questa attività gruppale che scardina la loro visione disfunzionale del movimento inteso come modalità solitaria per consumare calorie e gestire le emozioni. Viene, infatti, proposto loro di sentire, osservare, distinguere, scegliere e ricercare sensazioni/percezioni corporee sane. Si illustreranno con diversi supporti tecnici alcuni momenti di questo intervento terapeutico.
Discussione. Le pazienti con caratteristiche restrittive o bulimico/purgative faticano a partecipare alla terapia del movimento per motivi diversi e fondamentalmente perché lontana dai loro bisogni patologici. La riscoperta di sensazioni/emozioni corporee funzionali contribuisce però nel tempo al miglioramento dell’immagine del corpo e dell’autostima.
Conclusioni. Il programma di terapia del movimento si inserisce all’interno di un programma riabilitativo psico-nutrizionale in cui le pazienti sono protagoniste del loro cambiamento attraverso un insieme di attività terapeutiche rivolte al recupero di modalità di pensiero e comportamento funzionali al loro progetto di vita sano. Come evidenziato dai dati della letteratura l’approccio al problema dell’attività fisica deve essere non solo cognitivo-comportamentale ma anche esperienziale per poter testare modalità alternative a quelle tipiche del DA.
Bibliografia.
1. Bratland-Sanda S, Martinsen EW, Rosenvinge JH, Rø O, Hoffart A, Sundgot-Borgen J (2011) “Exercise dependence score in patients with longstanding eating disorders and controls: The importance of affect regulation and physical activity intensity” Eur Eat Disord Rev 19, 249-255.
2. Cook B, Hausenblas H, Tuccitto D, Giacobbi PR Jr (2011) “Eating disorders and exercise: A structural equation modelling analysis of a conceptual model” Eur Eat Disord Rev 19, 216-225.
3. Sysko R, Hildebrandt T, Wilson GT, Wilfley DE, Agras WS (2010) “Heterogeneity moderates treatment response among patients with binge eating disorder” J Consult Clin Psychol 78, 681-690.
4. Taranis L, Meyer C (2011) “Associations between specific components of compulsive exercise and eating-disordered cognitions and behaviors among young women” Int J Eat Disord 44, 452-458.
5. Hay PJ, Meyer C, Touyz S, Arcelus J, Madden S, Taranis L, Pike K (2011) “The Loughborough Eating Disorders Activity TheraPy (LEAP): A New Approach to Driven Exercise in Anorexia Nervosa” Workshop presented at the 2011 International Conference on Eating Disorders, Miami, Florida, USA.