MS07.2.
La relazione terapeutica nell’approccio cognitivista ai DCA: cicli cognitivo-interpersonali e motivazione interpersonale
Unità Operativa Semplice Dipartimentale Disturbi del Comportamento Alimentare (UOSD DCA), ASL RME, Roma
ARPAS (Associazione per la Ricerca in Psicopatologia dell’Attaccamento e dello Sviluppo), Roma
Cotugno A
Premesse. Nell’ultimo ventennio del secolo si è assistito al tentativo di applicare i principi basilari del metodo scientifico allo studio della psicopatologia e della cura psicologica dei disturbi mentali: i risultati della ricerca della psicologia comportamentista (studi sull’apprendimento) e della psicologia cognitiva (studio sui processi d’elaborazione delle informazioni e sul ruolo svolto da funzioni cognitive quali percezione, memoria, pensiero, sviluppo e organizzazione della conoscenza) hanno dato un forte impulso a questo processo. Negli anni successivi si sono aggiunti anche i contributi delle neuroscienze affettive (ruolo delle emozioni e del comportamento interpersonale nel funzionamento psicologico), dell’etologia e della psicologia dello sviluppo (motivazione e intersoggettività).
Conoscenze. L’approccio cognitivista nasce all’interno di questo cambiamento di paradigma della psicoterapia, che a partire dagli anni ’60-’70, comincia a confrontarsi sempre di più con i dati provenienti dalla ricerca di base. E’ indubbio che lo “sforzo metodologico” di fondare la psicoterapia sulle “evidenze scientifiche” abbia interessato sempre di più anche settori del pensiero psicodinamico e sistemico-relazionale, consentendo un confronto fecondo tra i diversi approcci. Il confronto con i dati della ricerca empirica ha consentito alla psicoterapia di uscire da quel cono d’ombra, teso tra ineffabile ed esoterico, che per lungo tempo le ha impedito di entrare a pieno diritto nel novero dei trattamenti clinicamente efficaci.
Osservazioni personali.Il necessario confronto con i dati “duri” della ricerca clinica non può, però, ridurre il trattamento psicoterapico a mera applicazione di protocolli terapeutici: pur costituendo linee guida essenziali per la verifica del trattamento, i protocolli terapeutici devono essere declinati all’interno della relazione terapeutica e delle specifiche condizioni del soggetto in trattamento. Pertanto, il lavoro psicoterapico si muove tra la necessità di esplicitare chiaramente obiettivi e procedure, “generali e oggettivabili”, e l’uguale necessità di articolare il “sapere tecnico” nella “specificità e parzialità” del processo di cura e della qualità della relazione terapeutica.
La relazione terapeutica. L’attenzione alla relazione terapeutica, agli aspetti interpersonali e al ruolo delle funzioni metacognitive, costituisce la cifra distintiva dell’approccio cognitivo-evoluzionista, che consente di integrare la focalizzazione sulle distorsioni cognitive con una specifica attenzione al ruolo di mantenimento patologico delle dinamiche interpersonali (“cicli cognitivo-interpersonali”).
Svolgimento. Nel presente contributo verranno descritte le aree “generali e oggettivabili” su cui si focalizza l’intervento psicoterapeutico nei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA)
1) attenzione agli effetti della malnutrizione alimentare sul funzionamento psicologico;
2) distorsioni metacognitive e credenze patogene (deficit di coerenza centrale, perfezionismo, distorsioni dell’immagine corporea);
3) deficit di regolazione delle emozioni (paura, rabbia e disgusto) e
4) cicli cognitivo-interpersonali che coinvolgono sia la relazione terapeutica che le relazioni familiari (1). Inoltre, verranno anche descritti i principali cicli cognitivo-interpersonali, che caratterizzano le “specifiche” dinamiche della relazione con i pazienti con DCA: a) ciclo del perfezionismo; b) ciclo della dipendenza; c) ciclo della vergogna e del riscatto e d) ciclo del disgusto e della rabbia.
Le dinamiche relazionali tipiche del trattamento dei DCA verranno inquadrate all’interno della teoria multimotivazionale del comportamento interpersonale, sostenuta dai numerosi dati della ricerca della psicologia dello sviluppo, dell’etologia e delle neuroscienze (2). Infine, verrà descritto brevemente l’AIMIT (Assessment of Interpersonal Motivation In Transcripts – ed. it: “Analisi degli Indicatori della Motivazione Interpersonale nei Trascritti”), uno strumento di analisi delle attivazioni motivazionali interpersonali e delle emozioni ad esse correlate (3). L’uso dell’AIMIT appare un utile strumento per lo psicoterapeuta in formazione per lo sviluppo della capacità di monitorare in sè e nel paziente le attivazioni motivazionali ed emotive che caratterizzano la relazione terapeutica e i cicli cognitivo-interpersonali.
Bibliografia.
1. Schmidt U, Treasure J (2006) “Anorexia nervosa: valued and visible. A cognitive-interpersonal maintenance model and its implications for research and practice” Br J Clin Psychol 45, 343-366.
2. Liotti G (2005) “La dimensione interpersonale della coscienza” Carocci, Roma.
3. Liotti G, Monticelli F (2008) “I sistemi motivazionali nel dialogo clinico” Raffaello Cortina Editore, Milano
La relazione terapeutica nell’approccio cognitivista ai DCA: cicli cognitivo-interpersonali e motivazione interpersonale
Unità Operativa Semplice Dipartimentale Disturbi del Comportamento Alimentare (UOSD DCA), ASL RME, Roma
ARPAS (Associazione per la Ricerca in Psicopatologia dell’Attaccamento e dello Sviluppo), Roma
Cotugno A
Premesse. Nell’ultimo ventennio del secolo si è assistito al tentativo di applicare i principi basilari del metodo scientifico allo studio della psicopatologia e della cura psicologica dei disturbi mentali: i risultati della ricerca della psicologia comportamentista (studi sull’apprendimento) e della psicologia cognitiva (studio sui processi d’elaborazione delle informazioni e sul ruolo svolto da funzioni cognitive quali percezione, memoria, pensiero, sviluppo e organizzazione della conoscenza) hanno dato un forte impulso a questo processo. Negli anni successivi si sono aggiunti anche i contributi delle neuroscienze affettive (ruolo delle emozioni e del comportamento interpersonale nel funzionamento psicologico), dell’etologia e della psicologia dello sviluppo (motivazione e intersoggettività).
Conoscenze. L’approccio cognitivista nasce all’interno di questo cambiamento di paradigma della psicoterapia, che a partire dagli anni ’60-’70, comincia a confrontarsi sempre di più con i dati provenienti dalla ricerca di base. E’ indubbio che lo “sforzo metodologico” di fondare la psicoterapia sulle “evidenze scientifiche” abbia interessato sempre di più anche settori del pensiero psicodinamico e sistemico-relazionale, consentendo un confronto fecondo tra i diversi approcci. Il confronto con i dati della ricerca empirica ha consentito alla psicoterapia di uscire da quel cono d’ombra, teso tra ineffabile ed esoterico, che per lungo tempo le ha impedito di entrare a pieno diritto nel novero dei trattamenti clinicamente efficaci.
Osservazioni personali.Il necessario confronto con i dati “duri” della ricerca clinica non può, però, ridurre il trattamento psicoterapico a mera applicazione di protocolli terapeutici: pur costituendo linee guida essenziali per la verifica del trattamento, i protocolli terapeutici devono essere declinati all’interno della relazione terapeutica e delle specifiche condizioni del soggetto in trattamento. Pertanto, il lavoro psicoterapico si muove tra la necessità di esplicitare chiaramente obiettivi e procedure, “generali e oggettivabili”, e l’uguale necessità di articolare il “sapere tecnico” nella “specificità e parzialità” del processo di cura e della qualità della relazione terapeutica.
La relazione terapeutica. L’attenzione alla relazione terapeutica, agli aspetti interpersonali e al ruolo delle funzioni metacognitive, costituisce la cifra distintiva dell’approccio cognitivo-evoluzionista, che consente di integrare la focalizzazione sulle distorsioni cognitive con una specifica attenzione al ruolo di mantenimento patologico delle dinamiche interpersonali (“cicli cognitivo-interpersonali”).
Svolgimento. Nel presente contributo verranno descritte le aree “generali e oggettivabili” su cui si focalizza l’intervento psicoterapeutico nei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA)
1) attenzione agli effetti della malnutrizione alimentare sul funzionamento psicologico;
2) distorsioni metacognitive e credenze patogene (deficit di coerenza centrale, perfezionismo, distorsioni dell’immagine corporea);
3) deficit di regolazione delle emozioni (paura, rabbia e disgusto) e
4) cicli cognitivo-interpersonali che coinvolgono sia la relazione terapeutica che le relazioni familiari (1). Inoltre, verranno anche descritti i principali cicli cognitivo-interpersonali, che caratterizzano le “specifiche” dinamiche della relazione con i pazienti con DCA: a) ciclo del perfezionismo; b) ciclo della dipendenza; c) ciclo della vergogna e del riscatto e d) ciclo del disgusto e della rabbia.
Le dinamiche relazionali tipiche del trattamento dei DCA verranno inquadrate all’interno della teoria multimotivazionale del comportamento interpersonale, sostenuta dai numerosi dati della ricerca della psicologia dello sviluppo, dell’etologia e delle neuroscienze (2). Infine, verrà descritto brevemente l’AIMIT (Assessment of Interpersonal Motivation In Transcripts – ed. it: “Analisi degli Indicatori della Motivazione Interpersonale nei Trascritti”), uno strumento di analisi delle attivazioni motivazionali interpersonali e delle emozioni ad esse correlate (3). L’uso dell’AIMIT appare un utile strumento per lo psicoterapeuta in formazione per lo sviluppo della capacità di monitorare in sè e nel paziente le attivazioni motivazionali ed emotive che caratterizzano la relazione terapeutica e i cicli cognitivo-interpersonali.
Bibliografia.
1. Schmidt U, Treasure J (2006) “Anorexia nervosa: valued and visible. A cognitive-interpersonal maintenance model and its implications for research and practice” Br J Clin Psychol 45, 343-366.
2. Liotti G (2005) “La dimensione interpersonale della coscienza” Carocci, Roma.
3. Liotti G, Monticelli F (2008) “I sistemi motivazionali nel dialogo clinico” Raffaello Cortina Editore, Milano