TR1.8.
Condividere responsabilità e scelte di cura con la persona e la sua famiglia come postura professionale: aspetti metodologici, deontologici e organizzativi.
Marcolongo R
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Azienda Ospedaliera- Università, Padova
L’adattamento alla malattia dipende in gran parte dalla capacità degli individui di imparare a trovare da soli le risposte comportamentali che riducano il “tributo” da pagare in termini di salute e libertà individuale.
Con lo sviluppo delle cure domiciliari e dei day hospital ospedalierisempre più malati sono incanalati lungo percorsi terapeutici che, di fatto, implicano da parte loro la capacità gestire da soli la malattia. Ciò comporta un notevole incremento del rischio di errori,soprattutto nell’uso di farmaci e dispositivi terapeutici. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, meno del 50% dei malati cronici segue correttamente le prescrizioni terapeutiche. L’Educazione Terapeutica (E.T.) [1], attraverso un trasferimento pianificato e organizzato di competenze terapeutiche dai curanti, aiuta la persona malata e la sua famiglia a comprendere la malattia ed il trattamento, a collaborare alle cure, a farsi carico del proprio stato di salute, conservando e migliorando la propria qualità di vita.
Un possibile profilo di “competenze di base” [2] da insegnare ad ogni malato cronico potrebbe includere:
· un'adeguata conoscenza della “propria” malattia;
· la capacità di effettuare il corretto rilevamento dei parametri corporei, la prevenzione di possibili crisi o complicanze, la gestione della ferita chirurgica o di un drenaggio dopo la dimissione dell’ospedale, il riconoscimento di segni di miglioramento o di peggioramento, ecc.;
· la consapevole assunzione della terapia, con particolare attenzione alla sicurezza;
· la corretta utilizzazione delle apparecchiature medicali in autogestione;
· la capacità di adeguare comportamenti e stili di vita alle esigenze dettate dalla malattia e dalla cura.
· la capacità di comunicare in modo preciso e tempestivo con i curanti;
· la tenuta un dossier sanitario personale ordinato e aggiornato.
Questo profilo di base può essere integrato da contenuti specifici o personalizzati.
Contribuendo a realizzare percorsi di cura condivisi, sicuri ed appropriati, l’E.T. assume una valenza deontologica, in quanto riconduce al dovere professionale che ogni curante ha di agire con perizia e prudenza, nel rispetto dell’iniziativa e autonomia della persona.
Bibliografia.
1. World Health Organization (1998) “Therapeutic patient education. Continuing education programmes for health care providers in the field of prevention of chronic diseases” Copenhagen, WHO
2. Marcolongo R et al (2006) “Curare con il malato: l’educazione terapeutica come postura professionale”, collana “Finestre”, Edizioni CHANGE, Torino
Condividere responsabilità e scelte di cura con la persona e la sua famiglia come postura professionale: aspetti metodologici, deontologici e organizzativi.
Marcolongo R
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Azienda Ospedaliera- Università, Padova
L’adattamento alla malattia dipende in gran parte dalla capacità degli individui di imparare a trovare da soli le risposte comportamentali che riducano il “tributo” da pagare in termini di salute e libertà individuale.
Con lo sviluppo delle cure domiciliari e dei day hospital ospedalierisempre più malati sono incanalati lungo percorsi terapeutici che, di fatto, implicano da parte loro la capacità gestire da soli la malattia. Ciò comporta un notevole incremento del rischio di errori,soprattutto nell’uso di farmaci e dispositivi terapeutici. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, meno del 50% dei malati cronici segue correttamente le prescrizioni terapeutiche. L’Educazione Terapeutica (E.T.) [1], attraverso un trasferimento pianificato e organizzato di competenze terapeutiche dai curanti, aiuta la persona malata e la sua famiglia a comprendere la malattia ed il trattamento, a collaborare alle cure, a farsi carico del proprio stato di salute, conservando e migliorando la propria qualità di vita.
Un possibile profilo di “competenze di base” [2] da insegnare ad ogni malato cronico potrebbe includere:
· un'adeguata conoscenza della “propria” malattia;
· la capacità di effettuare il corretto rilevamento dei parametri corporei, la prevenzione di possibili crisi o complicanze, la gestione della ferita chirurgica o di un drenaggio dopo la dimissione dell’ospedale, il riconoscimento di segni di miglioramento o di peggioramento, ecc.;
· la consapevole assunzione della terapia, con particolare attenzione alla sicurezza;
· la corretta utilizzazione delle apparecchiature medicali in autogestione;
· la capacità di adeguare comportamenti e stili di vita alle esigenze dettate dalla malattia e dalla cura.
· la capacità di comunicare in modo preciso e tempestivo con i curanti;
· la tenuta un dossier sanitario personale ordinato e aggiornato.
Questo profilo di base può essere integrato da contenuti specifici o personalizzati.
Contribuendo a realizzare percorsi di cura condivisi, sicuri ed appropriati, l’E.T. assume una valenza deontologica, in quanto riconduce al dovere professionale che ogni curante ha di agire con perizia e prudenza, nel rispetto dell’iniziativa e autonomia della persona.
Bibliografia.
1. World Health Organization (1998) “Therapeutic patient education. Continuing education programmes for health care providers in the field of prevention of chronic diseases” Copenhagen, WHO
2. Marcolongo R et al (2006) “Curare con il malato: l’educazione terapeutica come postura professionale”, collana “Finestre”, Edizioni CHANGE, Torino