MCP.21.
Come strutturare e come gestire il Diario Alimentare
Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare, Casa di Cura Villa Margherita, Via Costacolonna 6, Arcugnano (VI)
Todisco P, Castegnaro R, Cazzola C, Poianella G, Stella S
Premesse. Il diario alimentare è uno strumento molto utilizzato in campo nutrizionale-dietologico e nell’ambito dei Disturbi dell’Alimentazione (DA). Il modo in cui viene proposto ai pazienti e il fine per cui viene usato possono essere molto diversi. I dietologi-nutrizionisti lo propongono soprattutto come un mezzo con cui il paziente riferisce la qualità e quantità di cibo che assume e quindi diviene un ottimo mezzo di auto-monitoraggio del soggetto stesso ma anche di controllo esterno in grado già di per sé di modificare il comportamento alimentare. Per gli psicologi-psicoterapeuti rappresenta invece un modo in cui il paziente impara a osservare e analizzare il proprio comportamento alimentare in relazione agli stati cognitivo-emotivi attivati dalle situazioni di vita.
Conoscenze. All'inizio degli anni 90 gli approcci nutrizionali all’obesità e ai DA, a seguito dei risultati fallimentari della dieta prescrittiva, assumono un indirizzo educativo in cui lo strumento per eccellenza è il Diario Alimentare. L’utilizzo nei DA è stato caldeggiato in particolare da Fairburn e Wilson (1993) che l’hanno proposto come tecnica alla base della terapia cognitivo-comportamentale della BN. Secondo questi autori il diario alimentare sarebbe da compilare da parte del paziente con attenzione, non appena assume cibo, riferendo non solo la qualità e quantità di alimenti assunti, ma anche l’ora, il luogo, la sensazione di aver esagerato con il cibo, le conseguenze comportamentali (vomito, uso di lassativi o diuretici, attività fisica, digiuno) e il clima cognitivo, emotivo e relazionale. Successivamente il terapeuta lavorerà sul diario in seduta per introdurre significati e tecniche sempre più complessi e puntuali per affrontare le convinzioni e i comportamenti patologici del paziente.
Metodologia. I programmi cognitivo-comportamentali per DA e obesità prevedono un percorso di sperimentazione per obiettivi e si fondano sui principi di flessibilità, centralità del soggetto, sperimentazione e verifica. Richiedono pertanto uno strumento pratico e facilmente condivisibile tra terapeuta e paziente quale il Diario alimentare. L’automonitoraggio richiede di annotare accuratamentetutti gli alimenti e le bevande assunti specificando la qualità e la quantità ma anche l’ora, il luogo e le circostanze dell’assunzione di cibo. Nello specifico dei DA, l'utilizzo terapeutico del diario alimentare richiede, non solo conoscenza della patologia ma abilità (formazione ed esperienza specifica) tale da farne un prezioso strumento di cura. Il corretto utilizzo del diario aiuta il paziente a vedere il cibo non solo come bisogno ed espressione di sé in un contesto di relazione in cui pensieri ed emozioni possono trovare espressioni e modulazioni diverse. Nell'approccio multidisciplinare integrato il diario alimentare è uno strumento utile per tutti i membri dell'équipe terapeutica, valorizzato a seconda degli ambiti di competenza in una visione condivisa. Registrare e annotare quantità e tipologie di cibi è di per sé un atto sia relazionale che terapeutico, per nulla semplice per il paziente: si tratta di un comportamento che facilita il cambiamento di atteggiamento nei confronti del sintomo perché favorisce la narrazione quindi la consapevolezza necessaria per mettere in atto un cambiamento più profondo.
Risultati. Grazie alla registrazione quotidiana della propria giornata alimentare in un determinato contesto ambientale ed emotivo, il soggetto coglie la complessità dell'atto alimentare in cui la disponibilità di cibo, i pensieri, le emozioni, i segnali biologici trovano la loro collocazione. Nella condivisione degli scritti con il terapeuta vi è la possibilità di correlare tra loro tutti gli agenti in gioco quindi non solo modalità di consumo, composizione dei pasti e controllo dei segnali biologici, ma anche pensieri, emozioni, alimenti ansiogeni, situazioni a rischio e metodi di compenso.
Discussione. Lo strumento rappresentato dal diario alimentare si basa su auto-osservazione, auto-valutazione e auto-rinforzo, tappe fondamentali del processo di cambiamento e permette al paziente di osservare il proprio comportamento alimentare e verificarne antecedenti, concomitanti e conseguenza su più piani: comportamentale, emotivo, cognitivo e percettivo.
Conclusioni. Il diario alimentare rappresenta un valido strumento diagnostico e terapeutico nell’ambito dei DA e dell’obesità. Quando si intende utilizzarlo a scopo diagnostico è opportuno mantenere uno schema semplice con poche annotazioni da riportare. Quando invece l’utilizzo è terapeutico può essere arricchito di annotazioni quali la valutazione del grado di fame e sazietà prima e dopo il pasto come proposto da alcuni autori nella terapia del Binge Eating Disorder.
Bibliografia.
1. Fairburn CG, Wilson GT (1993) (a cura di) “Binge Eating. Nature, Assessment, and Treatment” Guilford Press, New York.
2. Hadigan CM, Anderson EJ, Miller KK, Hubbard JL, Herzog DB, Klibanski A, et al (2000) “Assessment of macronutrient and micronutrient intake in women with anorexia nervosa”Int J Eat Disord 28 284-292
3. Mannucci E, Ricca V, Rotella CM (2001) “Metodi diagnostici” In Mannucci E, Ricca V, Rotella CM (EDs) “Il comportamento alimentare nell’obesità. Fisiopatologia e clinica” Edra, Milano, pp. 149-179.
4. Schebendach JE, Mayer LE, Devlin MJ, Attia E, Contento IR, Wolf RL, Walsh BT (2011) “Food choice and diet variety in weight-restored patients with anorexia nervosa” J Am Diet Assoc 111, 732-6
5. Todisco P, Vinai P (2008) “La fame infinita. Manuale di diagnosi e terapia del Disturbo da Alimentazione Incontrollata” Centro Scientifico Editore, Torino.
6. Wolper C, Heshka S, Heymsfield SB (1995) “Measuring food intake. An overview” In: Handbook of assessment methods for eating behaviours and weight-related problems. Measures, theory, and research. Allison DB et al, Sage Publications. Thousand Oaks, CA. pp. 220–228.
Come strutturare e come gestire il Diario Alimentare
Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare, Casa di Cura Villa Margherita, Via Costacolonna 6, Arcugnano (VI)
Todisco P, Castegnaro R, Cazzola C, Poianella G, Stella S
Premesse. Il diario alimentare è uno strumento molto utilizzato in campo nutrizionale-dietologico e nell’ambito dei Disturbi dell’Alimentazione (DA). Il modo in cui viene proposto ai pazienti e il fine per cui viene usato possono essere molto diversi. I dietologi-nutrizionisti lo propongono soprattutto come un mezzo con cui il paziente riferisce la qualità e quantità di cibo che assume e quindi diviene un ottimo mezzo di auto-monitoraggio del soggetto stesso ma anche di controllo esterno in grado già di per sé di modificare il comportamento alimentare. Per gli psicologi-psicoterapeuti rappresenta invece un modo in cui il paziente impara a osservare e analizzare il proprio comportamento alimentare in relazione agli stati cognitivo-emotivi attivati dalle situazioni di vita.
Conoscenze. All'inizio degli anni 90 gli approcci nutrizionali all’obesità e ai DA, a seguito dei risultati fallimentari della dieta prescrittiva, assumono un indirizzo educativo in cui lo strumento per eccellenza è il Diario Alimentare. L’utilizzo nei DA è stato caldeggiato in particolare da Fairburn e Wilson (1993) che l’hanno proposto come tecnica alla base della terapia cognitivo-comportamentale della BN. Secondo questi autori il diario alimentare sarebbe da compilare da parte del paziente con attenzione, non appena assume cibo, riferendo non solo la qualità e quantità di alimenti assunti, ma anche l’ora, il luogo, la sensazione di aver esagerato con il cibo, le conseguenze comportamentali (vomito, uso di lassativi o diuretici, attività fisica, digiuno) e il clima cognitivo, emotivo e relazionale. Successivamente il terapeuta lavorerà sul diario in seduta per introdurre significati e tecniche sempre più complessi e puntuali per affrontare le convinzioni e i comportamenti patologici del paziente.
Metodologia. I programmi cognitivo-comportamentali per DA e obesità prevedono un percorso di sperimentazione per obiettivi e si fondano sui principi di flessibilità, centralità del soggetto, sperimentazione e verifica. Richiedono pertanto uno strumento pratico e facilmente condivisibile tra terapeuta e paziente quale il Diario alimentare. L’automonitoraggio richiede di annotare accuratamentetutti gli alimenti e le bevande assunti specificando la qualità e la quantità ma anche l’ora, il luogo e le circostanze dell’assunzione di cibo. Nello specifico dei DA, l'utilizzo terapeutico del diario alimentare richiede, non solo conoscenza della patologia ma abilità (formazione ed esperienza specifica) tale da farne un prezioso strumento di cura. Il corretto utilizzo del diario aiuta il paziente a vedere il cibo non solo come bisogno ed espressione di sé in un contesto di relazione in cui pensieri ed emozioni possono trovare espressioni e modulazioni diverse. Nell'approccio multidisciplinare integrato il diario alimentare è uno strumento utile per tutti i membri dell'équipe terapeutica, valorizzato a seconda degli ambiti di competenza in una visione condivisa. Registrare e annotare quantità e tipologie di cibi è di per sé un atto sia relazionale che terapeutico, per nulla semplice per il paziente: si tratta di un comportamento che facilita il cambiamento di atteggiamento nei confronti del sintomo perché favorisce la narrazione quindi la consapevolezza necessaria per mettere in atto un cambiamento più profondo.
Risultati. Grazie alla registrazione quotidiana della propria giornata alimentare in un determinato contesto ambientale ed emotivo, il soggetto coglie la complessità dell'atto alimentare in cui la disponibilità di cibo, i pensieri, le emozioni, i segnali biologici trovano la loro collocazione. Nella condivisione degli scritti con il terapeuta vi è la possibilità di correlare tra loro tutti gli agenti in gioco quindi non solo modalità di consumo, composizione dei pasti e controllo dei segnali biologici, ma anche pensieri, emozioni, alimenti ansiogeni, situazioni a rischio e metodi di compenso.
Discussione. Lo strumento rappresentato dal diario alimentare si basa su auto-osservazione, auto-valutazione e auto-rinforzo, tappe fondamentali del processo di cambiamento e permette al paziente di osservare il proprio comportamento alimentare e verificarne antecedenti, concomitanti e conseguenza su più piani: comportamentale, emotivo, cognitivo e percettivo.
Conclusioni. Il diario alimentare rappresenta un valido strumento diagnostico e terapeutico nell’ambito dei DA e dell’obesità. Quando si intende utilizzarlo a scopo diagnostico è opportuno mantenere uno schema semplice con poche annotazioni da riportare. Quando invece l’utilizzo è terapeutico può essere arricchito di annotazioni quali la valutazione del grado di fame e sazietà prima e dopo il pasto come proposto da alcuni autori nella terapia del Binge Eating Disorder.
Bibliografia.
1. Fairburn CG, Wilson GT (1993) (a cura di) “Binge Eating. Nature, Assessment, and Treatment” Guilford Press, New York.
2. Hadigan CM, Anderson EJ, Miller KK, Hubbard JL, Herzog DB, Klibanski A, et al (2000) “Assessment of macronutrient and micronutrient intake in women with anorexia nervosa”Int J Eat Disord 28 284-292
3. Mannucci E, Ricca V, Rotella CM (2001) “Metodi diagnostici” In Mannucci E, Ricca V, Rotella CM (EDs) “Il comportamento alimentare nell’obesità. Fisiopatologia e clinica” Edra, Milano, pp. 149-179.
4. Schebendach JE, Mayer LE, Devlin MJ, Attia E, Contento IR, Wolf RL, Walsh BT (2011) “Food choice and diet variety in weight-restored patients with anorexia nervosa” J Am Diet Assoc 111, 732-6
5. Todisco P, Vinai P (2008) “La fame infinita. Manuale di diagnosi e terapia del Disturbo da Alimentazione Incontrollata” Centro Scientifico Editore, Torino.
6. Wolper C, Heshka S, Heymsfield SB (1995) “Measuring food intake. An overview” In: Handbook of assessment methods for eating behaviours and weight-related problems. Measures, theory, and research. Allison DB et al, Sage Publications. Thousand Oaks, CA. pp. 220–228.