MCP.04.
Il contributo dei modelli psicoanalitici alla luce delle recenti acquisizioni.
Dipartimento di Salute Mentale ASL 2 Savonese, Centro Regionale per i Disturbi dell’Alimentazione e dell’Adolescenza (CDAA).
Cerro P
Premessa: Negli ultimi anni molti autori che si sono occupati di DA,hanno ipotizzato una sorta di continuum, non solo tra le diverse forme di DA,ma anche tra diversi disturbi psichici,enucleando una o più dimensioni comuni. In questo senso AN,BN,BED,e forse l’obesità, costituirebbero diverse forme cliniche di un’unica patologia.
Se questo fosse vero allora diventerebbe fondamentale cercare quegli elementi comuni,sottesi ai diversi quadri clinici,o meglio andare a vedere se si possono individuare dei “nuclei matriciali” di sofferenza psichica da cui discenderebbero i differenti quadri clinici. Questa sarebbe,probabilmente, una delle linee di ricerca più interessanti,non solo nei campi di DA,ma in generale per la psicopatologia.
Osservazioni. Tra le affezioni psichiatriche e psicologiche tipiche della nostra epoca, quelle che negli ultimi decenni hanno assunto un sempre maggiore rilievo clinico e sociale nel mondo occidentale sono: i comportamenti di dipendenza e in generale l'abuso di sostanze;i disturbi del comportamento alimentare;i disturbi ansioso-depressivi e le patologie fobico-paranoidee con crisi di depersonalizzazione e attacchi di panico.
Alla base di tutte queste affezioni si riconoscono vari disturbi della personalità, che tuttavia appaiono sostanzialmente simili nelle loro caratteristiche sia psicodinamiche che cognitivo-comportamentali:
un più o meno grave difetto strutturale dell'identità psico-fisica;un profondo deficit della capacità di simbolizzazione; comportamenti o rituali di tipo evitante e/o ossessivo-compulsivo.
In particolare la tendenza alla compulsione e il deficit di simbolizzazione appaiono di grande importanza per i DA e forieri di gravi implicazioni per il trattamento (1).
La prima perché la maggior parte dei terapeuti,anche di diverso orientamento,ritiene necessaria un controllo almeno parziale della sintomatologia,perché il trattamento psicologico possa essere efficace;la seconda perché la maggior parte delle psicoterapie si basa ancora sull’utilizzo della parola per descrivere le emozioni ;ciò vuol dire che i trattamenti psicologici per i DA pretendono molto spesso di lavorare proprio a livello di quelle aree che paiono le più deficitarie in questi pazienti.
Temi trattati. Date queste premesse ci si chiede allora quale può essere il contributo dei modelli psicoanalitici. Verranno prese in esame diverse posizioni provenienti dalla cultura psicoanalitica e criticate alla luce della clinica e delle recenti acquisizioni della neuroscienza.
Una prima lettura di stampo psicodinamico,che potremmo definire “classica”,è quella che vede il comportamento anoressico-bulimico come un sintomo ambivalente e multideterminato, di volta in volta interpretabile come: 1) un tentativo disperato di ottenere ammirazione e conferma, di sentirsi unici e speciali, a fronte di una grave fragilità narcisistica, 2) un tentativo di attacco alle eccessive aspettative genitoriali (se i genitori tendono a prendersi cura del bambino in funzione dei propri bisogni, piuttosto che di quelli del figlio, il bambino sviluppa allora nella prima infanzia un falso Sé, per far piacere ai genitori, ma cova le matrici di futuri comportamenti testardi e negativisti, che in adolescenza userà per aggredirli), 3) un tentativo narcisistico-onnipotente di sviluppare, attraverso la disciplina del corpo e il controllo del cibo, un senso di autonomia e di individualità (un 'falso movimento' messo in atto per tentare di uscire da una dimensione psicologica ed esistenziale di dipendenza ed impotenza) (1).
Un secondo tipo di lettura che viene preso in considerazione è quello che fa capo al modello della mente kleiniano-Bioniano e che è stato ben descritto da alcuni autori del Tavistock Institute , che ha nel concetto della “No entry sindrome “ o “Sindrome vietato l’accesso” uno dei suoi cardini principali. In estrema sintesi l’idea è che in alcuni casi di anoressia noi ci troveremmo di fronte ad un sistema difensivo estremamente potente messo in atto a volte nella primissima infanzia da un bambino che si è sentito invaso da proiezioni massicce,vissute da lui come oggetti intrusivi e persecutorio (2).
Il terzo aspetto che viene approfondito,è quello legato all’intersoggettività, alle enormi influenze delle scoperte dell’”infant research “ sulla relazione terapeutica, al modello sistemico-diadico ,al concetto di sintonizzazione affettiva e le sue implicazioni per il trattamento dei DA (3).
Conclusioni. Ciò che si cerca di evidenziare in questo lavoro è che il contributo psicoanalitico potrebbe essere ancora molto importante nella cura dei DA,proprio nell’affrontare quel nucleo arcaico,che affonda le sue radici nella prima infanzia,e che sta alla base del deficit di identità e della capacità di simbolizzazione di cui sopra.
In particolare vengono affrontati,nelle loro implicazioni nella cura dei DA,quegli aspetti della psicoanalisi moderna che paiono aver molti collegamenti con le acquisizioni della neuroscienza.
Ci si riferisce in particolare ai temi dell’intersoggettività,dell’empatia,della sintonizzazione affettiva e alle loro implicazioni con la scoperta dei neuroni specchio,con la teoria della simulazione incarnata e altre relativamente recenti intuizioni della neuroscienza(4,5,6).
Bibliografia.
1. Longo M. (15/5/1996)“Disordini Alimentari: un inquadramento medico-psicologico” in www.psychomedia.it
2. Williams Polacco G (1977) ”Doubly deprived” in Boston M. e Daws D (a cura di),” The child psychotherapist”
3. Beebe B, Lachmann F (2002) ”Infant research and adult treatment:co-constructing interactions” The Analytic Press, Inc.
4. Eagle M (1984) ”Recents developments in psychoanalysis.A critical evaluation” Mc Graw -Hill-Book Company, New York
5. Edelson M,(1988) ”Psychoanalysis.A theory in crisis,The University of Chicago Press”,Chicago.
6. Gallese V, Migone P, Eagle M (2006) ”La simulazione incarnate,I neuroni specchio,le basi neurofisiologiche dell’intersoggettività, ed alcune implicazioni per la psicoanalisi” Psicoterapia e Scienze Umane XL.pgg 550-566.
Il contributo dei modelli psicoanalitici alla luce delle recenti acquisizioni.
Dipartimento di Salute Mentale ASL 2 Savonese, Centro Regionale per i Disturbi dell’Alimentazione e dell’Adolescenza (CDAA).
Cerro P
Premessa: Negli ultimi anni molti autori che si sono occupati di DA,hanno ipotizzato una sorta di continuum, non solo tra le diverse forme di DA,ma anche tra diversi disturbi psichici,enucleando una o più dimensioni comuni. In questo senso AN,BN,BED,e forse l’obesità, costituirebbero diverse forme cliniche di un’unica patologia.
Se questo fosse vero allora diventerebbe fondamentale cercare quegli elementi comuni,sottesi ai diversi quadri clinici,o meglio andare a vedere se si possono individuare dei “nuclei matriciali” di sofferenza psichica da cui discenderebbero i differenti quadri clinici. Questa sarebbe,probabilmente, una delle linee di ricerca più interessanti,non solo nei campi di DA,ma in generale per la psicopatologia.
Osservazioni. Tra le affezioni psichiatriche e psicologiche tipiche della nostra epoca, quelle che negli ultimi decenni hanno assunto un sempre maggiore rilievo clinico e sociale nel mondo occidentale sono: i comportamenti di dipendenza e in generale l'abuso di sostanze;i disturbi del comportamento alimentare;i disturbi ansioso-depressivi e le patologie fobico-paranoidee con crisi di depersonalizzazione e attacchi di panico.
Alla base di tutte queste affezioni si riconoscono vari disturbi della personalità, che tuttavia appaiono sostanzialmente simili nelle loro caratteristiche sia psicodinamiche che cognitivo-comportamentali:
un più o meno grave difetto strutturale dell'identità psico-fisica;un profondo deficit della capacità di simbolizzazione; comportamenti o rituali di tipo evitante e/o ossessivo-compulsivo.
In particolare la tendenza alla compulsione e il deficit di simbolizzazione appaiono di grande importanza per i DA e forieri di gravi implicazioni per il trattamento (1).
La prima perché la maggior parte dei terapeuti,anche di diverso orientamento,ritiene necessaria un controllo almeno parziale della sintomatologia,perché il trattamento psicologico possa essere efficace;la seconda perché la maggior parte delle psicoterapie si basa ancora sull’utilizzo della parola per descrivere le emozioni ;ciò vuol dire che i trattamenti psicologici per i DA pretendono molto spesso di lavorare proprio a livello di quelle aree che paiono le più deficitarie in questi pazienti.
Temi trattati. Date queste premesse ci si chiede allora quale può essere il contributo dei modelli psicoanalitici. Verranno prese in esame diverse posizioni provenienti dalla cultura psicoanalitica e criticate alla luce della clinica e delle recenti acquisizioni della neuroscienza.
Una prima lettura di stampo psicodinamico,che potremmo definire “classica”,è quella che vede il comportamento anoressico-bulimico come un sintomo ambivalente e multideterminato, di volta in volta interpretabile come: 1) un tentativo disperato di ottenere ammirazione e conferma, di sentirsi unici e speciali, a fronte di una grave fragilità narcisistica, 2) un tentativo di attacco alle eccessive aspettative genitoriali (se i genitori tendono a prendersi cura del bambino in funzione dei propri bisogni, piuttosto che di quelli del figlio, il bambino sviluppa allora nella prima infanzia un falso Sé, per far piacere ai genitori, ma cova le matrici di futuri comportamenti testardi e negativisti, che in adolescenza userà per aggredirli), 3) un tentativo narcisistico-onnipotente di sviluppare, attraverso la disciplina del corpo e il controllo del cibo, un senso di autonomia e di individualità (un 'falso movimento' messo in atto per tentare di uscire da una dimensione psicologica ed esistenziale di dipendenza ed impotenza) (1).
Un secondo tipo di lettura che viene preso in considerazione è quello che fa capo al modello della mente kleiniano-Bioniano e che è stato ben descritto da alcuni autori del Tavistock Institute , che ha nel concetto della “No entry sindrome “ o “Sindrome vietato l’accesso” uno dei suoi cardini principali. In estrema sintesi l’idea è che in alcuni casi di anoressia noi ci troveremmo di fronte ad un sistema difensivo estremamente potente messo in atto a volte nella primissima infanzia da un bambino che si è sentito invaso da proiezioni massicce,vissute da lui come oggetti intrusivi e persecutorio (2).
Il terzo aspetto che viene approfondito,è quello legato all’intersoggettività, alle enormi influenze delle scoperte dell’”infant research “ sulla relazione terapeutica, al modello sistemico-diadico ,al concetto di sintonizzazione affettiva e le sue implicazioni per il trattamento dei DA (3).
Conclusioni. Ciò che si cerca di evidenziare in questo lavoro è che il contributo psicoanalitico potrebbe essere ancora molto importante nella cura dei DA,proprio nell’affrontare quel nucleo arcaico,che affonda le sue radici nella prima infanzia,e che sta alla base del deficit di identità e della capacità di simbolizzazione di cui sopra.
In particolare vengono affrontati,nelle loro implicazioni nella cura dei DA,quegli aspetti della psicoanalisi moderna che paiono aver molti collegamenti con le acquisizioni della neuroscienza.
Ci si riferisce in particolare ai temi dell’intersoggettività,dell’empatia,della sintonizzazione affettiva e alle loro implicazioni con la scoperta dei neuroni specchio,con la teoria della simulazione incarnata e altre relativamente recenti intuizioni della neuroscienza(4,5,6).
Bibliografia.
1. Longo M. (15/5/1996)“Disordini Alimentari: un inquadramento medico-psicologico” in www.psychomedia.it
2. Williams Polacco G (1977) ”Doubly deprived” in Boston M. e Daws D (a cura di),” The child psychotherapist”
3. Beebe B, Lachmann F (2002) ”Infant research and adult treatment:co-constructing interactions” The Analytic Press, Inc.
4. Eagle M (1984) ”Recents developments in psychoanalysis.A critical evaluation” Mc Graw -Hill-Book Company, New York
5. Edelson M,(1988) ”Psychoanalysis.A theory in crisis,The University of Chicago Press”,Chicago.
6. Gallese V, Migone P, Eagle M (2006) ”La simulazione incarnate,I neuroni specchio,le basi neurofisiologiche dell’intersoggettività, ed alcune implicazioni per la psicoanalisi” Psicoterapia e Scienze Umane XL.pgg 550-566.