MCP.07
Il vuoto e il pieno nella dinamica Bulimica
Università degli studi “Federico II” Napoli Dipartimento di Neuroscienze Sezione Psichiatria
Di Pietro C
Premesse/introduzione. Storiella zen: “uno studioso va a trovare il saggio e gli chiede di istruirlo. Per prima cosa il maestro zen fa accomodare l’ospite e gli serve del té. Gli pone la tazza di fronte e inizia a versare la bevanda; la tazza si riempie, e lui continua a versare. Finché, alle rimostranze dello studioso, replica: ”Anche tu sei come questa tazza: sei pieno. Se prima non ti svuoti, come posso io insegnarti qualcosa?”.
Accade frequentemente,nella pratica clinica, di imbattersi in vissuti complessi e, a volte, si difficile comprensione, che ostacolano un costruttivo lavoro di terapia. Uno di questi è il sentimento di VUOTO che viene riferito dalle pazienti bulimiche, in alcune fasi del percorso terapeutico. Riportato come ostacolo negativo, esso può essere considerato anche come fonte di rigenerazione.
Conoscenze. L’ORROR VACUI, paradossalmente, è stato oggetto di attenzione infinita da parte di illustri pensatori: In Fisica: “Natura abhorret a vacuo” affermava Aristotele (384/3 a.C.-322 a.C.), smentito dalle ricerche di Galilei (1564 –1642)con la sua "scienza del vuoto"; Torricelli (1607 –1647) affermò, nel 1644, che il livello di mercurio in un tubo chiuso dipendeva dalla pressione atmosferica; confermato da Pascal (1623 –1662)col suo esperimento detto il ”vide dans le vide” (“vuoto nel vuoto”) del 1647; Otto von Guericke (1602 –1686), producendo materialmente il vuoto, dimostrava definitivamente che il terror di Aristotele era una sua fobia; per Frank Close, fisico delle particelle di Oxford, non solo il niente risulta molto più complicato del qualcosa, ma soprattutto …è una gigantesca matrice creativa da cui deriva tutto…”, oltrepassando, così, i dubbi di Leibniz (1646 –1716) che si chiedeva: “Perché c’è qualcosa piuttosto che niente? Giacchè il niente è più semplice e facile di qualcosa”
Dal VUOTO al NULLA. In Filosofia: si affronta la questione della confusione tra “VUOTO” e “NULLA”, La paura è che il vuoto sia il nulla: per S. Agostino (354 –430) “vuoto, nulla, tenebre” denotano esclusivamente una “mancanza” e sono relativi a un particolare “stato mentale”; Hegel (1770-1831) afferma l'identità dell'essere e del nulla che sono, in realtà, una cosa sola…, è una nostra creazione: siamo noi a concepire l’essere e il nulla (1). Per Schopenhauer (1788-1860) e Nietzsche (1844-1900): “vuoto” viene a coincidere col “nulla”: il nulla è appunto il vuoto lasciato dal senso, dal fine, dai valori; per Carnap (1891 –1970), …la parola “nulla”, non indica niente, in quanto non è un sostantivo vero e proprio, bensì un quantificatore; Heidegger (1889 –1976), commentando Seneca secondo il modello fenomenologico, assimila il vuoto al taedium; secondo le filosofie orientali “il vuoto deve all’unità la sua pienezza (XXXIX) Esiste il pieno, ed esiste il vuoto: il vuoto non è semplicemente l’assenza del pieno “Il Caos, l’indifferenziato, si è trasformato nella Cosa (...)“Rien” e” rem” hanno la stessa radice etimologica.
In Arte. Il concetto di vuoto è discusso dal critico italiano Mario Praz (1896 –1982); Pieter de Hooch (1629–1684), attraverso i suoi quadri, richiama l’attenzione sulla noia, sulla piattezza e sull’isolamento (3); Sini, (filosofo contemporaneo) afferma: “Il bianco (del foglio-mondo) significa nessun colore, nessun disturbo, e così allude efficacemente alla nullità del luogo di raffigurazione. Il foglio bianco è la trapassabilità pura, la pura assenza e la pura potenzialità.”
Indicazioni per l’utenza. La conoscenza dell’altro passa attraverso la disamina dei vari significati (alone semantico) in cui si inserisce il discorso del singolo.IL VUOTO non esiste come concetto di assenza di materia, ma risulta sempre PIENO di qualcosa.
Il VUOTO risulta il fondamento del PIENO. Semplicemente, non si possono scindere (2). CHAOS e COSA vanno a braccetto
Obiettivi. In questa incontro intendo presentare e discutere le più accreditate opinioni sul tema del Vuoto e, tramite esse, cercare chiavi di lettura del discorso bulimico.
Aspetti metodologici. L’analisi delle diverse configurazioni concettuali e il confronto con l’esperienza clinica sono indispensabili per la comprensione e l’intervento terapeutico.
Discussione. Dal CONCETTO di vuoto al VISSUTO di vuoto. VUOTO come PIENO di tante cose, dunque. Dalla letteratura e dalla Psicoanalisi troviamo i contributi incisivi sul tema che più ci interessa: quello dei VISSUTI personali, nel tormentato discorso bulimico. Fa la sua comparsa il TAEDIUM, la NOIA. TAEDIUM di Seneca il giovane ( 4 a.C.–65): …”hoc se quisque modo semper fugit”. La verità è che si cerca di fuggire da sé. (Taedium vitae: nel De Tranquillitate Animi già trattato da Lucrezio e Orazio). E’ la noia e il disgusto per la vita che affligge chi vive un’esistenza che gli appare priva di significato. L’unica soluzione è la filosofia, O LA MORTE!
“LANGWEILE” (“Tempo lungo”): “…stato di insoddisfazione e un’avversione all’azione; stato di intenso desiderio e incapacità di indicare ciò che si desidera; senso di vuoto; un atteggiamento passivo, di attesa… O. Fenichel, nel 1934, è lo psicoanalista che per primo ne ha trattato definendola come “…risultato della concomitanza di un bisogno di attività e dell’inibizione di questa stessa attività (4).” In tempi più recenti G Ripa di Meana si pone il quesito : “vuoto di desiderio o desiderio di vuoto?” E inscrive il vissuto nell’area della mancanza e della perdita irreparabile dell’Imago materna. “L’anoressica ha bisogno del vuoto più che del pane” (5- pg. 48).. E ancora, nella prospettiva Psicoanalitica lacaniana, M. Recalcati (6) definisce il vuoto come “…fondamento dell’oggetto…”, quella mancanza irrinunciabile attorno a cui può rendersi possibile la costruzione della…brocca. (pg 43). Heidegger e il taoismo sono soddisfatti.
Conclusioni. A questo punto, consapevole della complessità e della ricchezza verso cui il VUOTO mi ha condotto, affiderei l’intercisione del discorso alle parole/immagini di poeti che hanno saputo trasferire al mondo i loro vissuti e delle dinamiche coinvolte: Da Moravia (1907 –1990): “Ricordo benissimo come fu che cessai di dipingere. Una sera, dopo essere stato otto ore di seguito nel mio studio, quando dipingendo per cinque, dieci minuti, quando gettandomi sul divano e restandoci disteso, con gli occhi al soffitto, una o due ore; tutto ad un tratto, come per un’ispirazione finalmente autentica dopo tanti fiacchi conati, schiacciai l’ultima sigaretta nel portacenere colmo di mozziconi spenti, spiccai un salto felino dalla poltrona nella quale mi ero accasciato, afferrai un coltellino radente di cui mi servivo qualche volta, per raschiare i colori e, a colpi ripetuti, trinciai la tela che stavo dipingendo e non fui contento finché non l'ebbi ridotta a brandelli. Poi tolsi da un angolo una tela pulita della stessa grandezza, gettai via la tela lacerata e misi quella nuova sul cavalletto. Subito dopo, però, mi accorsi che tutta la mia energia, come dire? creatrice, si era completamente scaricata in quel furioso e, in fondo, razionale gesto di distruzione. … distruggere la tela voleva dire essere arrivato alla conclusione di un lungo discorso che tenevo con me stesso da chissà quanto tempo…la tela pulita che stava adesso sul cavalletto non era semplicemente una qualsiasi tela non ancora adoperata bensì proprio quella particolare tela che avevo messo sul cavalletto al termine di un lungo travaglio. … adesso potevo ricominciare daccapo, liberamente,… la mia noia potrebbe essere definita una malattia degli oggetti, consistente in un avvizzimento o perdita di vitalità quasi repentina, come a vedere in pochi secondi per trasformazioni successive e rapidissime, un fiore passare dal boccio all’ appassimento e alla polvere...(7- pg 427). Da Kandinsky (1866 –1944), fondatore dell'arte astratta, 1931 "Riflessioni sull'arte astratta, descrive la:“Tela vuota”. In apparenza: veramente vuota, permeata di silenzio, indifferente. Quasi inebetita. In verità: piena di tensioni, con mille voci basse, sospese. Un po’ timorosa che la si possa violare. Ma docile. Un po’ timorosa che si voglia qualcosa da lei, chiede solo grazia. Essa può portare tutto, ma non può tutto sopportare. Essa esalta il vero, ma anche l’errore. E smaschera l’errore senza pietà. Essa amplifica la voce dell’errore fino a trasformarla in un grido acuto, insopportabile. La tela vuota è meravigliosa, più bella di certi quadri”(pg 552). Da Baudelaire (1821-1867) “Tu che t'insinuasti come lama nel mio cuore gemente; tu che forte come un branco di démoni venisti a fare, folle e ornata del mio spirito umiliato il tuo letto e il tuo regno - infame a cui, come il forzato alla catena, sono legato, come alla bottiglia l'ubriacone, come alla carogna i vermi, come al gioco l'ostinato giocatore - che tu sia maledetta! Ho chiesto alla fulminea spada, allora, di conquistare la mia libertà; ed il veleno perfido ho pregato di soccorrere me vile. Ahimè, la spada ed il veleno, pieni di disprezzo, m'han detto: «Non sei degno che alla tua schiavitù maledetta ti si tolga, imbecille! - una volta liberato dal suo dominio, per i nostri sforzi, tu faresti rivivere il cadavere del tuo vampiro, con i baci tuoi! (8)”
Bibliografia.
1. Hegel GWF “Scienza della logica” traduzione italiana di A. Moni Bari, Laterza, 1977, vol. 1, 84-87
2. Il Tai Chi Chuan – Il segreto dell’energia vitale”, maestro Chang Dsu Yao.
3. Pieter de Hooch (1629 –1684) “An Interior With A Woman Drinking With Two Man And A Maidservant“ 1658 (Museum: National Gallery in London).
4. Fenichel O “Zur Pychologie der langeweile” “Imago”, vol.20
5. Ripa di Meana G “L’inappetenza dell’altro: sessualità e anoressia su: Sessualità e Alimentazione” a cura di M Mazzetti di Pietralata e A Ramacciotti CIC ed, Roma 2001 pg 43-57
6. Massimo Recalcati “L’ultima cena: anoressia e bulimia” B Mondadori ed, Milano 1997, pg. 29-94
7. Moravia A “La noia” Bompiani, 1960 (1989) pg 427-429 e 552
8. Baudelaire C “Il Vampiro” Da "I Fiori Del Male" (1857)
Il vuoto e il pieno nella dinamica Bulimica
Università degli studi “Federico II” Napoli Dipartimento di Neuroscienze Sezione Psichiatria
Di Pietro C
Premesse/introduzione. Storiella zen: “uno studioso va a trovare il saggio e gli chiede di istruirlo. Per prima cosa il maestro zen fa accomodare l’ospite e gli serve del té. Gli pone la tazza di fronte e inizia a versare la bevanda; la tazza si riempie, e lui continua a versare. Finché, alle rimostranze dello studioso, replica: ”Anche tu sei come questa tazza: sei pieno. Se prima non ti svuoti, come posso io insegnarti qualcosa?”.
Accade frequentemente,nella pratica clinica, di imbattersi in vissuti complessi e, a volte, si difficile comprensione, che ostacolano un costruttivo lavoro di terapia. Uno di questi è il sentimento di VUOTO che viene riferito dalle pazienti bulimiche, in alcune fasi del percorso terapeutico. Riportato come ostacolo negativo, esso può essere considerato anche come fonte di rigenerazione.
Conoscenze. L’ORROR VACUI, paradossalmente, è stato oggetto di attenzione infinita da parte di illustri pensatori: In Fisica: “Natura abhorret a vacuo” affermava Aristotele (384/3 a.C.-322 a.C.), smentito dalle ricerche di Galilei (1564 –1642)con la sua "scienza del vuoto"; Torricelli (1607 –1647) affermò, nel 1644, che il livello di mercurio in un tubo chiuso dipendeva dalla pressione atmosferica; confermato da Pascal (1623 –1662)col suo esperimento detto il ”vide dans le vide” (“vuoto nel vuoto”) del 1647; Otto von Guericke (1602 –1686), producendo materialmente il vuoto, dimostrava definitivamente che il terror di Aristotele era una sua fobia; per Frank Close, fisico delle particelle di Oxford, non solo il niente risulta molto più complicato del qualcosa, ma soprattutto …è una gigantesca matrice creativa da cui deriva tutto…”, oltrepassando, così, i dubbi di Leibniz (1646 –1716) che si chiedeva: “Perché c’è qualcosa piuttosto che niente? Giacchè il niente è più semplice e facile di qualcosa”
Dal VUOTO al NULLA. In Filosofia: si affronta la questione della confusione tra “VUOTO” e “NULLA”, La paura è che il vuoto sia il nulla: per S. Agostino (354 –430) “vuoto, nulla, tenebre” denotano esclusivamente una “mancanza” e sono relativi a un particolare “stato mentale”; Hegel (1770-1831) afferma l'identità dell'essere e del nulla che sono, in realtà, una cosa sola…, è una nostra creazione: siamo noi a concepire l’essere e il nulla (1). Per Schopenhauer (1788-1860) e Nietzsche (1844-1900): “vuoto” viene a coincidere col “nulla”: il nulla è appunto il vuoto lasciato dal senso, dal fine, dai valori; per Carnap (1891 –1970), …la parola “nulla”, non indica niente, in quanto non è un sostantivo vero e proprio, bensì un quantificatore; Heidegger (1889 –1976), commentando Seneca secondo il modello fenomenologico, assimila il vuoto al taedium; secondo le filosofie orientali “il vuoto deve all’unità la sua pienezza (XXXIX) Esiste il pieno, ed esiste il vuoto: il vuoto non è semplicemente l’assenza del pieno “Il Caos, l’indifferenziato, si è trasformato nella Cosa (...)“Rien” e” rem” hanno la stessa radice etimologica.
In Arte. Il concetto di vuoto è discusso dal critico italiano Mario Praz (1896 –1982); Pieter de Hooch (1629–1684), attraverso i suoi quadri, richiama l’attenzione sulla noia, sulla piattezza e sull’isolamento (3); Sini, (filosofo contemporaneo) afferma: “Il bianco (del foglio-mondo) significa nessun colore, nessun disturbo, e così allude efficacemente alla nullità del luogo di raffigurazione. Il foglio bianco è la trapassabilità pura, la pura assenza e la pura potenzialità.”
Indicazioni per l’utenza. La conoscenza dell’altro passa attraverso la disamina dei vari significati (alone semantico) in cui si inserisce il discorso del singolo.IL VUOTO non esiste come concetto di assenza di materia, ma risulta sempre PIENO di qualcosa.
Il VUOTO risulta il fondamento del PIENO. Semplicemente, non si possono scindere (2). CHAOS e COSA vanno a braccetto
Obiettivi. In questa incontro intendo presentare e discutere le più accreditate opinioni sul tema del Vuoto e, tramite esse, cercare chiavi di lettura del discorso bulimico.
Aspetti metodologici. L’analisi delle diverse configurazioni concettuali e il confronto con l’esperienza clinica sono indispensabili per la comprensione e l’intervento terapeutico.
Discussione. Dal CONCETTO di vuoto al VISSUTO di vuoto. VUOTO come PIENO di tante cose, dunque. Dalla letteratura e dalla Psicoanalisi troviamo i contributi incisivi sul tema che più ci interessa: quello dei VISSUTI personali, nel tormentato discorso bulimico. Fa la sua comparsa il TAEDIUM, la NOIA. TAEDIUM di Seneca il giovane ( 4 a.C.–65): …”hoc se quisque modo semper fugit”. La verità è che si cerca di fuggire da sé. (Taedium vitae: nel De Tranquillitate Animi già trattato da Lucrezio e Orazio). E’ la noia e il disgusto per la vita che affligge chi vive un’esistenza che gli appare priva di significato. L’unica soluzione è la filosofia, O LA MORTE!
“LANGWEILE” (“Tempo lungo”): “…stato di insoddisfazione e un’avversione all’azione; stato di intenso desiderio e incapacità di indicare ciò che si desidera; senso di vuoto; un atteggiamento passivo, di attesa… O. Fenichel, nel 1934, è lo psicoanalista che per primo ne ha trattato definendola come “…risultato della concomitanza di un bisogno di attività e dell’inibizione di questa stessa attività (4).” In tempi più recenti G Ripa di Meana si pone il quesito : “vuoto di desiderio o desiderio di vuoto?” E inscrive il vissuto nell’area della mancanza e della perdita irreparabile dell’Imago materna. “L’anoressica ha bisogno del vuoto più che del pane” (5- pg. 48).. E ancora, nella prospettiva Psicoanalitica lacaniana, M. Recalcati (6) definisce il vuoto come “…fondamento dell’oggetto…”, quella mancanza irrinunciabile attorno a cui può rendersi possibile la costruzione della…brocca. (pg 43). Heidegger e il taoismo sono soddisfatti.
Conclusioni. A questo punto, consapevole della complessità e della ricchezza verso cui il VUOTO mi ha condotto, affiderei l’intercisione del discorso alle parole/immagini di poeti che hanno saputo trasferire al mondo i loro vissuti e delle dinamiche coinvolte: Da Moravia (1907 –1990): “Ricordo benissimo come fu che cessai di dipingere. Una sera, dopo essere stato otto ore di seguito nel mio studio, quando dipingendo per cinque, dieci minuti, quando gettandomi sul divano e restandoci disteso, con gli occhi al soffitto, una o due ore; tutto ad un tratto, come per un’ispirazione finalmente autentica dopo tanti fiacchi conati, schiacciai l’ultima sigaretta nel portacenere colmo di mozziconi spenti, spiccai un salto felino dalla poltrona nella quale mi ero accasciato, afferrai un coltellino radente di cui mi servivo qualche volta, per raschiare i colori e, a colpi ripetuti, trinciai la tela che stavo dipingendo e non fui contento finché non l'ebbi ridotta a brandelli. Poi tolsi da un angolo una tela pulita della stessa grandezza, gettai via la tela lacerata e misi quella nuova sul cavalletto. Subito dopo, però, mi accorsi che tutta la mia energia, come dire? creatrice, si era completamente scaricata in quel furioso e, in fondo, razionale gesto di distruzione. … distruggere la tela voleva dire essere arrivato alla conclusione di un lungo discorso che tenevo con me stesso da chissà quanto tempo…la tela pulita che stava adesso sul cavalletto non era semplicemente una qualsiasi tela non ancora adoperata bensì proprio quella particolare tela che avevo messo sul cavalletto al termine di un lungo travaglio. … adesso potevo ricominciare daccapo, liberamente,… la mia noia potrebbe essere definita una malattia degli oggetti, consistente in un avvizzimento o perdita di vitalità quasi repentina, come a vedere in pochi secondi per trasformazioni successive e rapidissime, un fiore passare dal boccio all’ appassimento e alla polvere...(7- pg 427). Da Kandinsky (1866 –1944), fondatore dell'arte astratta, 1931 "Riflessioni sull'arte astratta, descrive la:“Tela vuota”. In apparenza: veramente vuota, permeata di silenzio, indifferente. Quasi inebetita. In verità: piena di tensioni, con mille voci basse, sospese. Un po’ timorosa che la si possa violare. Ma docile. Un po’ timorosa che si voglia qualcosa da lei, chiede solo grazia. Essa può portare tutto, ma non può tutto sopportare. Essa esalta il vero, ma anche l’errore. E smaschera l’errore senza pietà. Essa amplifica la voce dell’errore fino a trasformarla in un grido acuto, insopportabile. La tela vuota è meravigliosa, più bella di certi quadri”(pg 552). Da Baudelaire (1821-1867) “Tu che t'insinuasti come lama nel mio cuore gemente; tu che forte come un branco di démoni venisti a fare, folle e ornata del mio spirito umiliato il tuo letto e il tuo regno - infame a cui, come il forzato alla catena, sono legato, come alla bottiglia l'ubriacone, come alla carogna i vermi, come al gioco l'ostinato giocatore - che tu sia maledetta! Ho chiesto alla fulminea spada, allora, di conquistare la mia libertà; ed il veleno perfido ho pregato di soccorrere me vile. Ahimè, la spada ed il veleno, pieni di disprezzo, m'han detto: «Non sei degno che alla tua schiavitù maledetta ti si tolga, imbecille! - una volta liberato dal suo dominio, per i nostri sforzi, tu faresti rivivere il cadavere del tuo vampiro, con i baci tuoi! (8)”
Bibliografia.
1. Hegel GWF “Scienza della logica” traduzione italiana di A. Moni Bari, Laterza, 1977, vol. 1, 84-87
2. Il Tai Chi Chuan – Il segreto dell’energia vitale”, maestro Chang Dsu Yao.
3. Pieter de Hooch (1629 –1684) “An Interior With A Woman Drinking With Two Man And A Maidservant“ 1658 (Museum: National Gallery in London).
4. Fenichel O “Zur Pychologie der langeweile” “Imago”, vol.20
5. Ripa di Meana G “L’inappetenza dell’altro: sessualità e anoressia su: Sessualità e Alimentazione” a cura di M Mazzetti di Pietralata e A Ramacciotti CIC ed, Roma 2001 pg 43-57
6. Massimo Recalcati “L’ultima cena: anoressia e bulimia” B Mondadori ed, Milano 1997, pg. 29-94
7. Moravia A “La noia” Bompiani, 1960 (1989) pg 427-429 e 552
8. Baudelaire C “Il Vampiro” Da "I Fiori Del Male" (1857)