CC
Un collage cinematografico Senatore I
Un Collage Cinematografico nel mondo emozionale dei DA Clinica Psichiatrica Università "Federico II" di Napoli
Premessa: È mia opinione che se ci fosse una divinità protettrice degli psicoterapeuti, questa non potrebbe che essere Sheherazade, la protagonista del racconto "La tessitrice del- le notti" tratto da "Le Mille e una Notte " Com'è noto la storia narra di una giovane donna, Sheherazade, che per non morire è costretta a raccontare ogni notte una storia al suo sposo. Ho definito " Sindrome di Sheherazade" quella "affezione" che colpisce noi terapeuti che, in ragione del nostro destino, siamo condannati, come l'eroina del racconto, a narrare storie ai nostri pazienti. Sin dai tempi di Melies e dei fratelli Lumiere il cinema ha narrato storie. Ma come ricordava il grande regista svedese Ingmar Bergman "Non c'è nessuna forma d'arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segre- te dell'anima.. Gli faceva eco il regista Erich Rohmer che dichiarò "La missione del cinema è quella di dirigere i nostri occhi verso gli aspetti del mondo per i quali ancora non avevamo ancora avuto sguardi."
Descrizione: Partendo da queste illuminanti affermazioni ho ritenuto opportuno rispol- verare dai cassetti della memoria alcune scene tratte da film che mi sembravano potessero "svelare", più di mille parole, il complesso mondo inconscio delle pazienti affette da DCA.
Un collage cinematografico, come uno spot pubblicitario, deve rispondere a regole pre- cise: netto ed incisivo, deve saper cogliere, con poche pennellate, uno stato d'animo e raccon- tare una piccola stocria. Rispettando queste indicazioni mi sono accostato al compito propo- stomi, escludendo quei film che, per ragioni narrative, sminuzzati in frammenti, sarebbero appassiti o avrebbero perso la loro capacità evocativa. Il collage cinematografico, della du- rata di quindici minuti, costeggia il mondo emozionale delle pazienti DCA e mostra i fanta- smi nei quali si dibattono, i loro sensi di colpa e di inadeguatezza, le difficoltà a controllare le proprie spinte autodistruttive, le pietose bugie che sono costrette a raccontare a se stesse, le loro difficoltà all'interno del loro gruppo familiare. Il blob descrive con affilata puntualità lo smarrimento dell'anoressica che dimagrisce, si cancella, si assottiglia, fino a scomparire, convinta, che solo in questo modo potrà ottenere l'affetto dei familiari di cui ha bisogno. In- capace di dar voce alla propria sofferenza utilizza il proprio corpo che, su un piano simboli- co, diviene l'unico strumento per esprimere le proprie emozioni.
Un collage cinematografico molto evocativo non solo per la ricerca stilistica ma soprat- tutto per la capacità di pronmuovere nello spettatore emozioni e riflessioni.
Risultati: Un collage da gustare tutto d'un fiato che ci racconta storie che dovranno es- sere intese dallo spettatore, come dei frammenti di seduta, "scattati" nel corso di un tratta- mento. Del resto, come ricordava Giuseppe Tornatore ne "La leggenda del pianista sull'oce- ano": "Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui rac- contarla."
Bibliografia
Khawam RR (1992), Le mille e una notte, BUR Senatore I (2002), Curare con il cinema, Torino, Centro Scientifico Editore Senatore I (2006), Psycho cult, Torino, Centro Scientifico Editore
Un collage cinematografico Senatore I
Un Collage Cinematografico nel mondo emozionale dei DA Clinica Psichiatrica Università "Federico II" di Napoli
Premessa: È mia opinione che se ci fosse una divinità protettrice degli psicoterapeuti, questa non potrebbe che essere Sheherazade, la protagonista del racconto "La tessitrice del- le notti" tratto da "Le Mille e una Notte " Com'è noto la storia narra di una giovane donna, Sheherazade, che per non morire è costretta a raccontare ogni notte una storia al suo sposo. Ho definito " Sindrome di Sheherazade" quella "affezione" che colpisce noi terapeuti che, in ragione del nostro destino, siamo condannati, come l'eroina del racconto, a narrare storie ai nostri pazienti. Sin dai tempi di Melies e dei fratelli Lumiere il cinema ha narrato storie. Ma come ricordava il grande regista svedese Ingmar Bergman "Non c'è nessuna forma d'arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segre- te dell'anima.. Gli faceva eco il regista Erich Rohmer che dichiarò "La missione del cinema è quella di dirigere i nostri occhi verso gli aspetti del mondo per i quali ancora non avevamo ancora avuto sguardi."
Descrizione: Partendo da queste illuminanti affermazioni ho ritenuto opportuno rispol- verare dai cassetti della memoria alcune scene tratte da film che mi sembravano potessero "svelare", più di mille parole, il complesso mondo inconscio delle pazienti affette da DCA.
Un collage cinematografico, come uno spot pubblicitario, deve rispondere a regole pre- cise: netto ed incisivo, deve saper cogliere, con poche pennellate, uno stato d'animo e raccon- tare una piccola stocria. Rispettando queste indicazioni mi sono accostato al compito propo- stomi, escludendo quei film che, per ragioni narrative, sminuzzati in frammenti, sarebbero appassiti o avrebbero perso la loro capacità evocativa. Il collage cinematografico, della du- rata di quindici minuti, costeggia il mondo emozionale delle pazienti DCA e mostra i fanta- smi nei quali si dibattono, i loro sensi di colpa e di inadeguatezza, le difficoltà a controllare le proprie spinte autodistruttive, le pietose bugie che sono costrette a raccontare a se stesse, le loro difficoltà all'interno del loro gruppo familiare. Il blob descrive con affilata puntualità lo smarrimento dell'anoressica che dimagrisce, si cancella, si assottiglia, fino a scomparire, convinta, che solo in questo modo potrà ottenere l'affetto dei familiari di cui ha bisogno. In- capace di dar voce alla propria sofferenza utilizza il proprio corpo che, su un piano simboli- co, diviene l'unico strumento per esprimere le proprie emozioni.
Un collage cinematografico molto evocativo non solo per la ricerca stilistica ma soprat- tutto per la capacità di pronmuovere nello spettatore emozioni e riflessioni.
Risultati: Un collage da gustare tutto d'un fiato che ci racconta storie che dovranno es- sere intese dallo spettatore, come dei frammenti di seduta, "scattati" nel corso di un tratta- mento. Del resto, come ricordava Giuseppe Tornatore ne "La leggenda del pianista sull'oce- ano": "Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui rac- contarla."
Bibliografia
Khawam RR (1992), Le mille e una notte, BUR Senatore I (2002), Curare con il cinema, Torino, Centro Scientifico Editore Senatore I (2006), Psycho cult, Torino, Centro Scientifico Editore