OB.05.CL.16
Manzato E, Tassinari S*, Roncarati E, D’Alessandro G, Zurlo F, Francato F, Bolognesi A, Schlagenauf P, Cuzzolaro M**
Percezione corporea e atteggiamenti alimentari in un gruppo di 497 adolescenti della provincia di Ferrara
Centro Disturbi del Comportamento Alimentare, Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Anna, Ferrara, *Osservatorio Adolescenti, Comune di Ferrara, **Università La Sapienza, Roma
Introduzione.L’adolescenza è un periodo di rapidi ed evidenti cambiamenti: le proporzioni e le forme corporee del bambino evolvono in forme adulte, provocando importanti modifiche della percezione di sé. L’adolescente può vivere il proprio corpo come nuovo ed estraneo, esserne insoddisfatto e desiderare di cambiarlo fino a sviluppare in situazioni particolari una dispercezione corporea.
La presenza di queste tematiche, associata ad altri fattori predisponenti, può portare nel periodo adolescenziale allo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare.
Questo studio si focalizza sulle caratteristiche della percezione corporea e degli atteggiamenti alimentari di una popolazione non clinica di adolescenti, al fine di evidenziare un profilo delle situazioni più a rischio di sviluppo di disturbo alimentare e quindi avere indicazioni utili per eventuali interventi di prevenzione.
Descrizione del percorso. La ricerca è nata dalla collaborazione fra il Centro Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Anna di Ferrara, l’Osservatorio Adolescenti del Comune di Ferrara e le Pediatrie di Comunità dell’Az.USL di Ferrara.
Obiettivo: L’obiettivo di questa ricerca è studiare le caratteristiche dell’immagine corporea in un campione non clinico di 497 adolescenti e di valutare le eventuali correlazioni con gli atteggiamenti alimentari.
Metodologia. Rilevatori formati hanno sottoposto al campione in esame un questionario autosomministrato che indagava tra i vari aspetti anche l’autopercezione corporea e il ricorso a diete, unitamente alla somministrazione di due test: Eating Attitudes Test (EAT-26) e Body Uneasiness Test (BUT). Per il BUT sono stati presi in esame l’indice generale di gravità (GSI) e le 5 sottoscale: WP (Fobia del peso), BIC (Preoccupazioni per l’immagine del corpo), A (Condotte di evitamento), CSM (Controlli compulsivi della propria immagine), D (Depersonalizzazione).
Casistica. Campione non clinico di 497 adolescenti di cui 245 maschi e 252 femmine, con un’età compresa tra i 15 e i 16 anni, che si sono recati alla Pediatria di Comunità per l’ultima vaccinazione obbligatoria. I distretti sociosanitari coinvolti sono stati Centro Nord, Sud Est e Ovest della provincia di Ferrara.
Interpretazioni personali. “Nel passaggio all’adolescenza ci sono tensione emotiva del crescere e difficoltà nel riconoscere e proteggere il proprio corpo che cambia con conseguenti crisi di identità e mancanza di autostima”. (“Lo specchio delle donne” a cura di Osservatorio Adolescenti, 2010 Ed. Comune di Ferrara).
Risultati. Il campione in esame è stato suddiviso in base al BMI (secondo Cole: sottopeso, normopeso e sovrappeso) e in base al genere (maschi e femmine). È’ stato quindi valutato il rapporto fra aspetto fisico reale (definito in base al BMI) e immagine corporea percepita dal campione (autopercezione). Fra gli adolescenti sottopeso e normopeso quelli che si percepiscono “troppo grassi” appartengono in maggioranza al genere femminile, mentre fra i sovrappeso quelli che si percepiscono normopeso sono prevalentemente di genere maschile. Disaggregando le sottoscale del BUT in base al BMI, è emerso che il comportamento problematico più frequente fra gli adolescenti sottopeso è il controllo compulsivo dell’aspetto fisico (CSM), mentre per i normopeso è la paura morbosa di un incremento ponderale (WP). Nei soggetti sovrappeso, centrale è risultata la preoccupazione per il proprio aspetto fisico (BIC). Analizzando inoltre i punteggi del GSI si può osservare che gli adolescenti sovrappeso presentano un maggiore disagio verso il proprio corpo rispetto ai propri coetanei. I punteggi dell’EAT superiori al cut-off diagnostico indicano che solo in una minima percentuale del campione, per la maggior parte femminile, sono presenti aspetti di disagio nei confronti del cibo. Questo risultato è in linea con quanto troviamo in letteratura: gli studi che hanno usato l'EAT-26 su adolescenti o su giovani donne adulte indicano che circa il 5% ottiene un punteggio uguale o superiore a 20, percentuale che poco si discosta da quanto evidenziato nel nostro campione.
Discussione. Dalla nostra ricerca si evidenzia come anche in un campione non clinico di adolescenti possa esserci una discrepanza tra situazione fisica reale e percezione del peso con conseguenti comportamenti di disagio e controllo nei confronti del proprio corpo, che tuttavia non determinano ancora gravi alterazioni negli atteggiamenti alimentari.
Conclusione. Gli studi su popolazione non clinica sono importanti sia per focalizzare meglio i fattori che possono condurre allo sviluppo di un DCA (come il disagio verso il proprio corpo e gli atteggiamenti alimentari problematici) sia per dare indicazioni più approfondite per interventi di prevenzione.
Bibliografia.
(1)Faiburn CG, Harrison PJ (2003), Eating Disorders, Lancet, 361:407-16.
(2)Guarino R, Pellai A, Bassoli L, Cozzi M, Di Sanzo MA, Campra D, Guala A (2005), Overweight, thinnes, body self-image and eating strategies of 2121 italian teenegers, Scientific World Journal,5:812-9.
(3) Garner DM, Olmsted MP, Bohr Y and Garfinkel PE (1982), The eating attitudes test: Psychometric features and clinical correlates, Psychological Medicine, 12, 871-878.
Manzato E, Tassinari S*, Roncarati E, D’Alessandro G, Zurlo F, Francato F, Bolognesi A, Schlagenauf P, Cuzzolaro M**
Percezione corporea e atteggiamenti alimentari in un gruppo di 497 adolescenti della provincia di Ferrara
Centro Disturbi del Comportamento Alimentare, Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Anna, Ferrara, *Osservatorio Adolescenti, Comune di Ferrara, **Università La Sapienza, Roma
Introduzione.L’adolescenza è un periodo di rapidi ed evidenti cambiamenti: le proporzioni e le forme corporee del bambino evolvono in forme adulte, provocando importanti modifiche della percezione di sé. L’adolescente può vivere il proprio corpo come nuovo ed estraneo, esserne insoddisfatto e desiderare di cambiarlo fino a sviluppare in situazioni particolari una dispercezione corporea.
La presenza di queste tematiche, associata ad altri fattori predisponenti, può portare nel periodo adolescenziale allo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare.
Questo studio si focalizza sulle caratteristiche della percezione corporea e degli atteggiamenti alimentari di una popolazione non clinica di adolescenti, al fine di evidenziare un profilo delle situazioni più a rischio di sviluppo di disturbo alimentare e quindi avere indicazioni utili per eventuali interventi di prevenzione.
Descrizione del percorso. La ricerca è nata dalla collaborazione fra il Centro Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Anna di Ferrara, l’Osservatorio Adolescenti del Comune di Ferrara e le Pediatrie di Comunità dell’Az.USL di Ferrara.
Obiettivo: L’obiettivo di questa ricerca è studiare le caratteristiche dell’immagine corporea in un campione non clinico di 497 adolescenti e di valutare le eventuali correlazioni con gli atteggiamenti alimentari.
Metodologia. Rilevatori formati hanno sottoposto al campione in esame un questionario autosomministrato che indagava tra i vari aspetti anche l’autopercezione corporea e il ricorso a diete, unitamente alla somministrazione di due test: Eating Attitudes Test (EAT-26) e Body Uneasiness Test (BUT). Per il BUT sono stati presi in esame l’indice generale di gravità (GSI) e le 5 sottoscale: WP (Fobia del peso), BIC (Preoccupazioni per l’immagine del corpo), A (Condotte di evitamento), CSM (Controlli compulsivi della propria immagine), D (Depersonalizzazione).
Casistica. Campione non clinico di 497 adolescenti di cui 245 maschi e 252 femmine, con un’età compresa tra i 15 e i 16 anni, che si sono recati alla Pediatria di Comunità per l’ultima vaccinazione obbligatoria. I distretti sociosanitari coinvolti sono stati Centro Nord, Sud Est e Ovest della provincia di Ferrara.
Interpretazioni personali. “Nel passaggio all’adolescenza ci sono tensione emotiva del crescere e difficoltà nel riconoscere e proteggere il proprio corpo che cambia con conseguenti crisi di identità e mancanza di autostima”. (“Lo specchio delle donne” a cura di Osservatorio Adolescenti, 2010 Ed. Comune di Ferrara).
Risultati. Il campione in esame è stato suddiviso in base al BMI (secondo Cole: sottopeso, normopeso e sovrappeso) e in base al genere (maschi e femmine). È’ stato quindi valutato il rapporto fra aspetto fisico reale (definito in base al BMI) e immagine corporea percepita dal campione (autopercezione). Fra gli adolescenti sottopeso e normopeso quelli che si percepiscono “troppo grassi” appartengono in maggioranza al genere femminile, mentre fra i sovrappeso quelli che si percepiscono normopeso sono prevalentemente di genere maschile. Disaggregando le sottoscale del BUT in base al BMI, è emerso che il comportamento problematico più frequente fra gli adolescenti sottopeso è il controllo compulsivo dell’aspetto fisico (CSM), mentre per i normopeso è la paura morbosa di un incremento ponderale (WP). Nei soggetti sovrappeso, centrale è risultata la preoccupazione per il proprio aspetto fisico (BIC). Analizzando inoltre i punteggi del GSI si può osservare che gli adolescenti sovrappeso presentano un maggiore disagio verso il proprio corpo rispetto ai propri coetanei. I punteggi dell’EAT superiori al cut-off diagnostico indicano che solo in una minima percentuale del campione, per la maggior parte femminile, sono presenti aspetti di disagio nei confronti del cibo. Questo risultato è in linea con quanto troviamo in letteratura: gli studi che hanno usato l'EAT-26 su adolescenti o su giovani donne adulte indicano che circa il 5% ottiene un punteggio uguale o superiore a 20, percentuale che poco si discosta da quanto evidenziato nel nostro campione.
Discussione. Dalla nostra ricerca si evidenzia come anche in un campione non clinico di adolescenti possa esserci una discrepanza tra situazione fisica reale e percezione del peso con conseguenti comportamenti di disagio e controllo nei confronti del proprio corpo, che tuttavia non determinano ancora gravi alterazioni negli atteggiamenti alimentari.
Conclusione. Gli studi su popolazione non clinica sono importanti sia per focalizzare meglio i fattori che possono condurre allo sviluppo di un DCA (come il disagio verso il proprio corpo e gli atteggiamenti alimentari problematici) sia per dare indicazioni più approfondite per interventi di prevenzione.
Bibliografia.
(1)Faiburn CG, Harrison PJ (2003), Eating Disorders, Lancet, 361:407-16.
(2)Guarino R, Pellai A, Bassoli L, Cozzi M, Di Sanzo MA, Campra D, Guala A (2005), Overweight, thinnes, body self-image and eating strategies of 2121 italian teenegers, Scientific World Journal,5:812-9.
(3) Garner DM, Olmsted MP, Bohr Y and Garfinkel PE (1982), The eating attitudes test: Psychometric features and clinical correlates, Psychological Medicine, 12, 871-878.