SS1.05
Centro DAI, ASL 2 di Città della Pieve
I diversi livelli del trattamento: ambulatoriale, semi-residenziale, residenziale
Dalla Ragione L, Pampanelli S, Bartolini L, Hoska K ,Maria Tiberini ML, Ciarini L
Il Centro DAI di Città della Pieve, interamente dedicato al trattamento dell’Obesità e del Disturbo da Alimentazione incontrollata, è stato attivato nel 2009 dalla ASL 2 dell’Umbria a completamento della rete dei servizi dedicati al trattamento dei Disturbi Alimentari (1). Oltre agli ambulatori integrati sono disponibili 10 posti in regime residenziale e 8 posti in regime semiresidenziale. I percorsi assistenziali per il trattamento dei Disturbi dell’alimentazione e del peso presso il Centro DAI di Città della Pieve si basano su un approccio globale alla “persona“, nell’idea che una terapia efficace di tale disturbo debba basarsi non solo su un programma di perdita di peso tout-court, ma nella modificazione di molteplici comportamenti e atteggiamenti verso il cibo, il proprio corpo e la propria autostima, (2). Oltre infatti alla acquisizione di competenze rispetto alla gestione degli stili di vita, è necessario interrompere quel circolo vizioso autosvalutativo che viene rinforzato da ogni tentativo di perdita di peso fallito. Lo stigma sociale dell’obesità, il senso di colpa sociale e familiare, la vergogna all’esposizione, i disagi nel mondo del lavoro costituiscono fortissimi fattori di mantenimento del disturbo, sui quali è necessario intervenire per evitare che determinino il fallimento di ogni programma terapeutico. E’ necessario inoltre scardinare l’enorme quantitativo di informazioni e idee sul controllo del peso che costituiscono anch’esse un forte rinforzo negativo al senso di fallimento (3).
La prima valutazione diagnostica prevede una valutazione psicologica ed una nutrizionale con l’aiuto di test psicometrici ed esami ematobiochimici e strumentali, con lo scopo di ricostruire le cause, definire la situazione attuale ed individuare gli obiettivi specifici del soggetto. Alla fine della prima visita viene consegnata la proposta riabilitativa personalizzata e se il soggetto accetta il trattamento proposto inizia la fase riabilitativa: residenza, semi-residenza o ambulatoriale.
Il Trattamento ambulatoriale. Il Trattamento ambulatoriale rimane il trattamento d’elezione per i pazienti affetti da tali disturbi, è un trattamento complesso e multiprofessionale, condizione per una efficacia e appropriatezza del trattamento. Il trattamento ambulatoriale è un percorso che prevede diverse fasi di intervento precedute da una fase di motivazione e coinvolgimento del paziente stesso fino all’inserimento in gruppi terapeutici, omogenei per patologia All’interno della terapia ambulatoriale viene utilizzata con successo la terapia di gruppo sia per il trattamento dell’obesità che del DAI.
Il primo ciclo di terapia di gruppo (8-12 pazienti) prevede 10 incontri strutturati a tema con frequenza settimanale della durata di circa 2 ore. Lo scopo è quello aumentare la propria motivazione ad un reale cambiamento, diventare i propri “esperti” per migliorare il proprio stile di vita, parlare delle difficoltà incontrate, imparare a trovare le proprie soluzioni, imparare tecniche di autocontrollo, diventare autonomi, costruire un progetto personalizzato da portare avanti nel tempo (4).
Il trattamento Residenziale.Il trattamento residenziale può essere proposto nei seguenti casi:
- Gravità del quadro clinico e psicologico tale da rendere incompatibile un trattamento ambulatoriale,
- Necessità di un programma di perdita di peso urgente per gravi complicanze mediche
- Condizioni familiari problematiche che tendono a funzionare da fattore di mantenimento del disturbo
- Fallimento o stallo del trattamento ambulatoriale.
Il programma residenziale prevede un periodo di 5-8 settimane e i trattamenti proposti sono
• Riabilitazione nutrizionale
• Training familiarizzazione con il cibo (TFC)
• Gruppi assertività
• Gruppi attività fisica (camminate, palestra)
• Gruppi gestione dello stress
• Training assertività
• Gruppi Teatro-danzaterapia
• Gruppi di letteratura
• Attività espressive e artistiche
• Incontri con i familiari educazione alimentare
• Valutazione e monitoraggio delle condizioni cliniche generali
• Incontri individuali psicologici, medici e psichiatrici.
Il programma Residenziale costruisce quindi un percorso integrato, dove accanto ad una perdita di peso ”ragionevole “ viene offerta l’opportunità di lavorare attentamente sulla propria autostima, capacità di esporsi ed esprimersi, riacquisizione della cura di Sé e abilità sociali. Tra le diverse terapie Il programma di Familiarizzazione con Cibo (TFC) è appositamente pensato per l’autogestione dell’alimentazione successiva alla dimissione. Mentre La terapia dello Specchio risulta utile per ricostruire una accettazione del proprio corpo e immagine corporea, fortemente investita nel caso dell’obeso di significati denigratori e autosvalutativi.
Bibliografia.
1. Linee guida dei disordini del comportamento alimentare (2001), Regione dell’Umbria, Direzione Regionale Sanità e Servizi Sociali.
2. Dalla Ragione L, Marucci S “L’anima ha bisogno di un luogo” Ed Tecniche Nuove, Milano
3. Garner MG, Garfinkel PE (1997) “Handbook of treatment for eating disorder” New York, Guilford Press, 50-63.
4. Fairburn CG (1981) “A cognitive-behavioral approach to the management of bulimia” Psychological Medicine 141, 631-33.
Centro DAI, ASL 2 di Città della Pieve
I diversi livelli del trattamento: ambulatoriale, semi-residenziale, residenziale
Dalla Ragione L, Pampanelli S, Bartolini L, Hoska K ,Maria Tiberini ML, Ciarini L
Il Centro DAI di Città della Pieve, interamente dedicato al trattamento dell’Obesità e del Disturbo da Alimentazione incontrollata, è stato attivato nel 2009 dalla ASL 2 dell’Umbria a completamento della rete dei servizi dedicati al trattamento dei Disturbi Alimentari (1). Oltre agli ambulatori integrati sono disponibili 10 posti in regime residenziale e 8 posti in regime semiresidenziale. I percorsi assistenziali per il trattamento dei Disturbi dell’alimentazione e del peso presso il Centro DAI di Città della Pieve si basano su un approccio globale alla “persona“, nell’idea che una terapia efficace di tale disturbo debba basarsi non solo su un programma di perdita di peso tout-court, ma nella modificazione di molteplici comportamenti e atteggiamenti verso il cibo, il proprio corpo e la propria autostima, (2). Oltre infatti alla acquisizione di competenze rispetto alla gestione degli stili di vita, è necessario interrompere quel circolo vizioso autosvalutativo che viene rinforzato da ogni tentativo di perdita di peso fallito. Lo stigma sociale dell’obesità, il senso di colpa sociale e familiare, la vergogna all’esposizione, i disagi nel mondo del lavoro costituiscono fortissimi fattori di mantenimento del disturbo, sui quali è necessario intervenire per evitare che determinino il fallimento di ogni programma terapeutico. E’ necessario inoltre scardinare l’enorme quantitativo di informazioni e idee sul controllo del peso che costituiscono anch’esse un forte rinforzo negativo al senso di fallimento (3).
La prima valutazione diagnostica prevede una valutazione psicologica ed una nutrizionale con l’aiuto di test psicometrici ed esami ematobiochimici e strumentali, con lo scopo di ricostruire le cause, definire la situazione attuale ed individuare gli obiettivi specifici del soggetto. Alla fine della prima visita viene consegnata la proposta riabilitativa personalizzata e se il soggetto accetta il trattamento proposto inizia la fase riabilitativa: residenza, semi-residenza o ambulatoriale.
Il Trattamento ambulatoriale. Il Trattamento ambulatoriale rimane il trattamento d’elezione per i pazienti affetti da tali disturbi, è un trattamento complesso e multiprofessionale, condizione per una efficacia e appropriatezza del trattamento. Il trattamento ambulatoriale è un percorso che prevede diverse fasi di intervento precedute da una fase di motivazione e coinvolgimento del paziente stesso fino all’inserimento in gruppi terapeutici, omogenei per patologia All’interno della terapia ambulatoriale viene utilizzata con successo la terapia di gruppo sia per il trattamento dell’obesità che del DAI.
Il primo ciclo di terapia di gruppo (8-12 pazienti) prevede 10 incontri strutturati a tema con frequenza settimanale della durata di circa 2 ore. Lo scopo è quello aumentare la propria motivazione ad un reale cambiamento, diventare i propri “esperti” per migliorare il proprio stile di vita, parlare delle difficoltà incontrate, imparare a trovare le proprie soluzioni, imparare tecniche di autocontrollo, diventare autonomi, costruire un progetto personalizzato da portare avanti nel tempo (4).
Il trattamento Residenziale.Il trattamento residenziale può essere proposto nei seguenti casi:
- Gravità del quadro clinico e psicologico tale da rendere incompatibile un trattamento ambulatoriale,
- Necessità di un programma di perdita di peso urgente per gravi complicanze mediche
- Condizioni familiari problematiche che tendono a funzionare da fattore di mantenimento del disturbo
- Fallimento o stallo del trattamento ambulatoriale.
Il programma residenziale prevede un periodo di 5-8 settimane e i trattamenti proposti sono
• Riabilitazione nutrizionale
• Training familiarizzazione con il cibo (TFC)
• Gruppi assertività
• Gruppi attività fisica (camminate, palestra)
• Gruppi gestione dello stress
• Training assertività
• Gruppi Teatro-danzaterapia
• Gruppi di letteratura
• Attività espressive e artistiche
• Incontri con i familiari educazione alimentare
• Valutazione e monitoraggio delle condizioni cliniche generali
• Incontri individuali psicologici, medici e psichiatrici.
Il programma Residenziale costruisce quindi un percorso integrato, dove accanto ad una perdita di peso ”ragionevole “ viene offerta l’opportunità di lavorare attentamente sulla propria autostima, capacità di esporsi ed esprimersi, riacquisizione della cura di Sé e abilità sociali. Tra le diverse terapie Il programma di Familiarizzazione con Cibo (TFC) è appositamente pensato per l’autogestione dell’alimentazione successiva alla dimissione. Mentre La terapia dello Specchio risulta utile per ricostruire una accettazione del proprio corpo e immagine corporea, fortemente investita nel caso dell’obeso di significati denigratori e autosvalutativi.
Bibliografia.
1. Linee guida dei disordini del comportamento alimentare (2001), Regione dell’Umbria, Direzione Regionale Sanità e Servizi Sociali.
2. Dalla Ragione L, Marucci S “L’anima ha bisogno di un luogo” Ed Tecniche Nuove, Milano
3. Garner MG, Garfinkel PE (1997) “Handbook of treatment for eating disorder” New York, Guilford Press, 50-63.
4. Fairburn CG (1981) “A cognitive-behavioral approach to the management of bulimia” Psychological Medicine 141, 631-33.