SS2.05.
Ville Turina Amione (San Maurizio Canadese, Torino)
Casa di Cura Neuropsichiatrica Villa Turina s.r.l., Reparto per la Cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare, San Maurizio Canavese (TO)
Il progetto interdisciplinare nella cura dei disturbi del comportamento alimentare. Murciano L, Vaccarino C, Guidi S, Periolo I, Pisci D, Ughetto M,
Zappaterra M
Premesse. Il progetto clinico riabilitativo interdisciplinare si pone all’interno dei diversi piani di assistenza e cura dei DA. L’invio presso la nostra casa di cura può avvenire attraverso il circuito della sanità pubblica (medicina di base, centri di salute mentale, neuropsichiatria infantile, Centro di Riferimento Regionale per i DCA), della sanità privata (medicina specialistica) o per richiesta diretta da parte dei pazienti o dei loro familiari.
E’ necessario che il percorso di riabilitazione si possa svolgere in ambito extraospedaliero al fine di poter sostenere la normalizzazione delle abitudini e dei comportamenti sintomatici.
Il momento della modifica dell’intensita’ della cura è cruciale e potenzialmente destabilizzante nella prospettiva del mantenimento della continuita’ terapeutica; la transizione deve essere, pertanto, pianificata mediante incontri preventivi con i membri della nuova equipe:la capacità del paziente di continuare il percorso in un differente regime assistenziale, con una nuova equipe che conosce e di cui si fida contribuisce al successo dei progetti di cura.
Descrizione. Il trattamento nella nostra Casa di Cura prevede l’applicazione di un programma di riabilitazione psichiatrica e nutrizionale ad alta intensità, della durata variabile da un minimo 40 giorni fino ad un massimo di tre mesi consecutivi. Le pazienti che accedono a questo tipo di cura devono soddisfare alcuni criteri di accesso (condizioni cliniche non in fase di scompenso acuto, sufficiente capacità di accedere a relazioni collaborative, scarsa adesione al trattamento ambulatoriale) e, preferibilmente, attraversare una fase di malattia caratterizzata da una buona motivazione al trattamento. Nella fase iniziale la paziente sottoscrive un “contratto terapeutico” finalizzato alla costruzione di una chiara alleanza terapeutica con l’equipe basata sulla condivisione degli obiettivi e delle procedure del trattamento.
L’equipe multidisciplinare è composta da diverse figure professionali integrate ad alta competenza specialistica (psichiatra, dietologo, dietista, psicologo, personale infermieristico, educatore professionale, tecnico della riabilitazione psichiatrica, fisioterapista, consulente internista).
La psicoterapia svolge un ruolo centrale durante il ricovero: le pazienti effettuano sedute di psicoterapia individuale e di gruppo (gruppi psicoeducazionali, incontri di gruppo organizzati a “moduli”, gruppo espressivo-supportivo a mediazione verbale).
“Un trattamento efficace dipende sia dall’aumento di peso che dal cambiamento psicologico” (1). Le pazienti gravemente sottopeso evidenziano una compromissione cognitiva che può ridurre la capacità di utilizzo della psicoterapia; in tali casi, nelle fasi iniziali dell’intervento, la psicoterapia può essere finalizzata allo sviluppo di un’alleanza terapeutica, all’esplorazione delle paure della paziente in relazione al cambiamento e ad enfatizzare il ricovero come inizio del processo terapeutico (2).
La proposta di un percorso psicologico (magari l’ennesimo!) deve assumere un significato preciso per la paziente che va esplicitamente condiviso e concordato negli obiettivi.
Il rapporto che la paziente ha col cibo non è funzionale ed assume per lei un significato che si intreccia con la sua storia di vita e familiare (cibo=identità, pseudoautonomia; cibo=conflitto, protesta, ribellione; cibo= sofferenza, arma, distruttività).
Vi sono delle aree di ambivalenza rispetto alla motivazione e alla possibilità di giungere a dei cambiamenti significativi. La richiesta di “abbandonare” il sintomo fa scaturire molte ansie, talvolta opposività: si cerca di esplorarle e di imparare a regolarle (in collaborazione con educatrice e terapista riabilitazione).
Il percorso psicoterapico consente di sperimentare una relazione con un interlocutore empatico in cui rivisitare i significati della storia personale e familiare,sintonizzandosi maggiormente sui suoi bisogni emotivi e sulla possibilità di sperimentare modalità più funzionali per poterli esprimere e per fare delle richieste al di là del sintomo.
La vita di reparto e le interazioni con le co-degenti, col gruppo, e coi vari operatori offrono numerose possibilità di osservare e di rivedere con la paziente (dal punto di vista relazionale) comportamenti, meccanismi di funzionamento, modalità difensive e poco adattive.
Il gruppo monosintomatico espressivo-supportivo, a cadenza bisettimanale, ha la finalità di: offrire un elemento terzo, uno spazio di relazione, di scambio affettivo e condivisione, laddove spesso si ritrova isolamento, invischiamento, paura, rifiuto, bisogno e desiderio negato; di decentrare gradualmente dal sintomo, smuovendo strutture psichiche paralizzanti, parti congelate, bloccate, spaventate, attraverso il sostegno delle altre; ricevere dei feedback sugli effetti che i loro modelli caratteriali hanno sugli altri.
La giornata è strutturata con attività terapeutiche e riabilitative, finalizzate anche a ridurre il rimuginio cognitivo ossessivo delle pazienti (cura del sé, attività occupazionali, cineforum, attività personalizzate,laboratorio teatrale, tecniche di rilassamento, attività motorie, ginnastica posturale).
Gli educatori, i terapisti psichiatrici e le dietiste possono contribuire alla riabilitazione in termini di funzionamento sociale, educazione o attività lavorativa, altre aree di funzionamento personale: svolgono, inoltre, un ruolo di supervisione durante le uscite finalizzate all’esposizione progressiva agli alimenti fortemente ansiogeni consumati sia in ambito protetto sia in ambienti di comune frequentazione.
Il gruppo cineforum è un’attività settimanale che prevede la visione di un film con successivo momento di discussione/riflessione di gruppo in merito alle tematiche emerse e ai pensieri suscitati; il film è scelto dall’operatore, con possibilità di proposta da parte delle pazienti.
Gli argomenti del film fanno riferimento ad aspetti che orbitano attorno alla tematica del disturbo del comportamento alimentare (relazioni interpersonali, affettività, possibilità di cambiamento, identità).
Il laboratorio teatrale con pazienti DCA risponde alla necessità di usufruire, nel contesto di ricovero, di uno spazio dove le pazienti possano conoscere e ri-conoscere il loro corpo sotto molteplici funzioni, esplorando nuove modalità di comunicazione; nasce dal ruolo fondamentale che il corpo stesso riveste come strumento di comunicazione con l’esterno, spesso sostituendosi agli altri strumenti di comunicazione.
Il percorso laboratoriale teatrale consente una condizione di lavoro separata dalle dinamiche relazionali quotidiane e note, nella quale aprire lo spazio liberatorio del “come se” teatrale attraverso una struttura di azioni che funziona secondo alcuni principi precisi, che organizzano il tempo, le relazioni tra le persone che vi partecipano e le azioni che vi accadono.
Le tecniche di rilassamento sono attività settimanale, tendenzialmente individuali, che prevedono l’utilizzo di tecniche di rilassamento finalizzate alla gestione e alla riduzione dell’ansia, attraverso il coinvolgimento del corpo in maniera differente dall’uso quotidiano patologico (body checking).
Il movimento e l’esercizio fisico, sotto stretta visione del fisioterapista, viene proposto al fine di riabilitare la massa muscolare e di riprendere contatto con il proprio corpo (lavoro sulla dispercezione corporea)durante l’ultimo periodo di ricovero se l’indice di massa corporea lo consente.
Bibliografia.
1. Agras WS (1987) “Eating Disorders: Managment of Obesity, Bulimia and Anorexia Nervosa” Elmsford, NY, Pergamon Press
2. Treasure J, Schmidt U, van Furth E (2008) “I disturbi dell’Alimentazione Diagnosi, clinica e trattamento” Bologna, il Mulino
Ville Turina Amione (San Maurizio Canadese, Torino)
Casa di Cura Neuropsichiatrica Villa Turina s.r.l., Reparto per la Cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare, San Maurizio Canavese (TO)
Il progetto interdisciplinare nella cura dei disturbi del comportamento alimentare. Murciano L, Vaccarino C, Guidi S, Periolo I, Pisci D, Ughetto M,
Zappaterra M
Premesse. Il progetto clinico riabilitativo interdisciplinare si pone all’interno dei diversi piani di assistenza e cura dei DA. L’invio presso la nostra casa di cura può avvenire attraverso il circuito della sanità pubblica (medicina di base, centri di salute mentale, neuropsichiatria infantile, Centro di Riferimento Regionale per i DCA), della sanità privata (medicina specialistica) o per richiesta diretta da parte dei pazienti o dei loro familiari.
E’ necessario che il percorso di riabilitazione si possa svolgere in ambito extraospedaliero al fine di poter sostenere la normalizzazione delle abitudini e dei comportamenti sintomatici.
Il momento della modifica dell’intensita’ della cura è cruciale e potenzialmente destabilizzante nella prospettiva del mantenimento della continuita’ terapeutica; la transizione deve essere, pertanto, pianificata mediante incontri preventivi con i membri della nuova equipe:la capacità del paziente di continuare il percorso in un differente regime assistenziale, con una nuova equipe che conosce e di cui si fida contribuisce al successo dei progetti di cura.
Descrizione. Il trattamento nella nostra Casa di Cura prevede l’applicazione di un programma di riabilitazione psichiatrica e nutrizionale ad alta intensità, della durata variabile da un minimo 40 giorni fino ad un massimo di tre mesi consecutivi. Le pazienti che accedono a questo tipo di cura devono soddisfare alcuni criteri di accesso (condizioni cliniche non in fase di scompenso acuto, sufficiente capacità di accedere a relazioni collaborative, scarsa adesione al trattamento ambulatoriale) e, preferibilmente, attraversare una fase di malattia caratterizzata da una buona motivazione al trattamento. Nella fase iniziale la paziente sottoscrive un “contratto terapeutico” finalizzato alla costruzione di una chiara alleanza terapeutica con l’equipe basata sulla condivisione degli obiettivi e delle procedure del trattamento.
L’equipe multidisciplinare è composta da diverse figure professionali integrate ad alta competenza specialistica (psichiatra, dietologo, dietista, psicologo, personale infermieristico, educatore professionale, tecnico della riabilitazione psichiatrica, fisioterapista, consulente internista).
La psicoterapia svolge un ruolo centrale durante il ricovero: le pazienti effettuano sedute di psicoterapia individuale e di gruppo (gruppi psicoeducazionali, incontri di gruppo organizzati a “moduli”, gruppo espressivo-supportivo a mediazione verbale).
“Un trattamento efficace dipende sia dall’aumento di peso che dal cambiamento psicologico” (1). Le pazienti gravemente sottopeso evidenziano una compromissione cognitiva che può ridurre la capacità di utilizzo della psicoterapia; in tali casi, nelle fasi iniziali dell’intervento, la psicoterapia può essere finalizzata allo sviluppo di un’alleanza terapeutica, all’esplorazione delle paure della paziente in relazione al cambiamento e ad enfatizzare il ricovero come inizio del processo terapeutico (2).
La proposta di un percorso psicologico (magari l’ennesimo!) deve assumere un significato preciso per la paziente che va esplicitamente condiviso e concordato negli obiettivi.
Il rapporto che la paziente ha col cibo non è funzionale ed assume per lei un significato che si intreccia con la sua storia di vita e familiare (cibo=identità, pseudoautonomia; cibo=conflitto, protesta, ribellione; cibo= sofferenza, arma, distruttività).
Vi sono delle aree di ambivalenza rispetto alla motivazione e alla possibilità di giungere a dei cambiamenti significativi. La richiesta di “abbandonare” il sintomo fa scaturire molte ansie, talvolta opposività: si cerca di esplorarle e di imparare a regolarle (in collaborazione con educatrice e terapista riabilitazione).
Il percorso psicoterapico consente di sperimentare una relazione con un interlocutore empatico in cui rivisitare i significati della storia personale e familiare,sintonizzandosi maggiormente sui suoi bisogni emotivi e sulla possibilità di sperimentare modalità più funzionali per poterli esprimere e per fare delle richieste al di là del sintomo.
La vita di reparto e le interazioni con le co-degenti, col gruppo, e coi vari operatori offrono numerose possibilità di osservare e di rivedere con la paziente (dal punto di vista relazionale) comportamenti, meccanismi di funzionamento, modalità difensive e poco adattive.
Il gruppo monosintomatico espressivo-supportivo, a cadenza bisettimanale, ha la finalità di: offrire un elemento terzo, uno spazio di relazione, di scambio affettivo e condivisione, laddove spesso si ritrova isolamento, invischiamento, paura, rifiuto, bisogno e desiderio negato; di decentrare gradualmente dal sintomo, smuovendo strutture psichiche paralizzanti, parti congelate, bloccate, spaventate, attraverso il sostegno delle altre; ricevere dei feedback sugli effetti che i loro modelli caratteriali hanno sugli altri.
La giornata è strutturata con attività terapeutiche e riabilitative, finalizzate anche a ridurre il rimuginio cognitivo ossessivo delle pazienti (cura del sé, attività occupazionali, cineforum, attività personalizzate,laboratorio teatrale, tecniche di rilassamento, attività motorie, ginnastica posturale).
Gli educatori, i terapisti psichiatrici e le dietiste possono contribuire alla riabilitazione in termini di funzionamento sociale, educazione o attività lavorativa, altre aree di funzionamento personale: svolgono, inoltre, un ruolo di supervisione durante le uscite finalizzate all’esposizione progressiva agli alimenti fortemente ansiogeni consumati sia in ambito protetto sia in ambienti di comune frequentazione.
Il gruppo cineforum è un’attività settimanale che prevede la visione di un film con successivo momento di discussione/riflessione di gruppo in merito alle tematiche emerse e ai pensieri suscitati; il film è scelto dall’operatore, con possibilità di proposta da parte delle pazienti.
Gli argomenti del film fanno riferimento ad aspetti che orbitano attorno alla tematica del disturbo del comportamento alimentare (relazioni interpersonali, affettività, possibilità di cambiamento, identità).
Il laboratorio teatrale con pazienti DCA risponde alla necessità di usufruire, nel contesto di ricovero, di uno spazio dove le pazienti possano conoscere e ri-conoscere il loro corpo sotto molteplici funzioni, esplorando nuove modalità di comunicazione; nasce dal ruolo fondamentale che il corpo stesso riveste come strumento di comunicazione con l’esterno, spesso sostituendosi agli altri strumenti di comunicazione.
Il percorso laboratoriale teatrale consente una condizione di lavoro separata dalle dinamiche relazionali quotidiane e note, nella quale aprire lo spazio liberatorio del “come se” teatrale attraverso una struttura di azioni che funziona secondo alcuni principi precisi, che organizzano il tempo, le relazioni tra le persone che vi partecipano e le azioni che vi accadono.
Le tecniche di rilassamento sono attività settimanale, tendenzialmente individuali, che prevedono l’utilizzo di tecniche di rilassamento finalizzate alla gestione e alla riduzione dell’ansia, attraverso il coinvolgimento del corpo in maniera differente dall’uso quotidiano patologico (body checking).
Il movimento e l’esercizio fisico, sotto stretta visione del fisioterapista, viene proposto al fine di riabilitare la massa muscolare e di riprendere contatto con il proprio corpo (lavoro sulla dispercezione corporea)durante l’ultimo periodo di ricovero se l’indice di massa corporea lo consente.
Bibliografia.
1. Agras WS (1987) “Eating Disorders: Managment of Obesity, Bulimia and Anorexia Nervosa” Elmsford, NY, Pergamon Press
2. Treasure J, Schmidt U, van Furth E (2008) “I disturbi dell’Alimentazione Diagnosi, clinica e trattamento” Bologna, il Mulino