MS12.4
Applicazione del protocollo MB EAT di Kristeller in un caso di bulimia nervosa
Psyi: Studio di Psicoterapia Cognitiva Integrata – Lecce - Associazione di Psicologia Cognitiva – Lecce
Perrone S, Verardo A, D’Andrea M
Premesse. La mindfulness viene dal buddismo theravada che insieme alla corrente mahayana rappresenta la principale espressione della filosofia orientale. La pratica theravada è un sistema utilizzato da 2500 anni al fine di esplorare i livelli più profondi della mente ed è oggi supportato dalla ricerca scientifica e in particolar modo dalle neuroscienze. Mindfulness è la traduzione del termine in inglese della parola Sati, in lingua Pali, che significa attenzione consapevole o attenzione nuda. Secondo la definizione di Jhon Kabat Zinn(1) mindfulness significa porre attenzione in un modo particolare intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante.
Conoscenze. Nel corso degli ultimi anni sono stati condotti vari studi circa i benefici della pratica di meditazione di consapevolezza all'interno di alcuni trattamenti di cura per i disturbi dell'alimentazione. Secondo questi studi la mindfulness aiuta le persone affette da bulimia nervosa e da disturbo da alimentazione incontrollata nella regolazione delle emozioni con particolare riferimento alle emozioni che precedono le abbuffate (2,3).
Obiettivi. Abbiamo voluto osservare e rilevare eventuali cambiamenti circa la sintomatologia in una paziente di 40 anni affetta da bulimia nervosa da 25 anni e da diabete tipo II da circa 10 anni attraverso un percorso di meditazione di consapevolezza.
Aspetti metodologici. La paziente ha seguito un programma di terapia cognitivo comportamentale secondo il modello di Fairburn integrato al protocollo MB EAT di Kristeller (2). Il protocollo ha previsto 9 sessioni durante le quali sono stati affrontati i temi inerenti alle emozioni, alla possibilità di accettare e gestire alcune emozioni quali la rabbia e il senso di colpa; sono stati svolti esercizi di meditazione consapevole sull'alimentazione, sul senso di fame e sazietà, sulla scelta degli alimenti, sulle sensazioni che possono scaturire attraverso il cibo e il gusto; alcune problematiche del DCA sono state affrontate attraverso la meditazione del perdono e della saggezza. Ciascun incontro ha previsto una pratica meditativa, la condivisione dell’esperienza e l'assegnazione di homeworks di pratica formale e informale. Gli ultimi incontri, infine, sono stati caratterizzati da una riflessione sulle possibili scivolate e ricadute. Sono stati somministrati questionari e test psicometrici all’inizio e alla fine del trattamento per rilevare la risoluzione della sintomatologia specifica del DCA, quali Edi-2, BUT, SCL-90, MMPI ma anche i cambiamenti che riguardano la consapevolezza e le abilità di attenzione intenzionale quali Kentuchy Inventory of Mindfulness Skills di Baer (3).
Risultati. Dall’analisi dei risultati rilevati alla fine del trattamento è stato possibile osservare una regressione della sintomatologica inerente alle abbuffate e al vomito autoindotto, un miglioramento del tono dell’umore, lo sviluppo di abilità di problem solving, di gestione dei conflitti interpersonali, una maggiore consapevolezza e presenza mentale, una riduzione della reattività.
Conclusioni. La mindfulness favorisce la capacità di tollerare stati emotivi negativi, aiuta ad osservare i propri pensieri e sentimenti e ad attribuire ad essi delle etichette descrittive; facilita la comprensione che pensieri e sentimenti non sono sempre esatti rispecchiamenti della realtà. Per esempio: pensare “sono un fallimento” non significa che ciò sia reale. Nel trattamento per i DCA basato sulla mindfulness viene posta grande enfasi sull’accettazione e sullo sviluppo di abilità centrali quali l’efficacia interpersonale, la regolazione degli affetti e la tolleranza allo stress, al fine di riconoscere e osservare le proprie emozioni senza ricorrere al cibo; Telch (4), infatti, ipotizza che la pratica di consapevolezza non diminuisce le emozioni negative, bensì aiuta le persone a fronteggiarle meglio in quanto ciò che cambia è il rapporto con la realtà e gli eventi sia negativi che positivi attraverso un atteggiamento di maggiore consapevolezza, accoglienza e accettazione di sé e dell’altro e infine un atteggiamento compassionevole verso i propri pregi e i propri limiti.
Bibliografia.
1. Kabat-Zinn J (1990) “Full catastrophe living: Using the wisdom of your body and mind to face stress, pain, and illness” New York, Delacorte.
2. Kristeller J, Baer R (2006) “Mindfulness-based approaches to eating disorder” In: Mindfulness-Based Treatment Approaches. Clinician's Guide to Evidence Base and applications” a cura di Baer R, Academic Press
3.Baer RA (2003) “Mindfulness training as a clinical intervention: a conceptual and a clinical review” In: Clinical Psychology: Science and Pratice, n.19
Applicazione del protocollo MB EAT di Kristeller in un caso di bulimia nervosa
Psyi: Studio di Psicoterapia Cognitiva Integrata – Lecce - Associazione di Psicologia Cognitiva – Lecce
Perrone S, Verardo A, D’Andrea M
Premesse. La mindfulness viene dal buddismo theravada che insieme alla corrente mahayana rappresenta la principale espressione della filosofia orientale. La pratica theravada è un sistema utilizzato da 2500 anni al fine di esplorare i livelli più profondi della mente ed è oggi supportato dalla ricerca scientifica e in particolar modo dalle neuroscienze. Mindfulness è la traduzione del termine in inglese della parola Sati, in lingua Pali, che significa attenzione consapevole o attenzione nuda. Secondo la definizione di Jhon Kabat Zinn(1) mindfulness significa porre attenzione in un modo particolare intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante.
Conoscenze. Nel corso degli ultimi anni sono stati condotti vari studi circa i benefici della pratica di meditazione di consapevolezza all'interno di alcuni trattamenti di cura per i disturbi dell'alimentazione. Secondo questi studi la mindfulness aiuta le persone affette da bulimia nervosa e da disturbo da alimentazione incontrollata nella regolazione delle emozioni con particolare riferimento alle emozioni che precedono le abbuffate (2,3).
Obiettivi. Abbiamo voluto osservare e rilevare eventuali cambiamenti circa la sintomatologia in una paziente di 40 anni affetta da bulimia nervosa da 25 anni e da diabete tipo II da circa 10 anni attraverso un percorso di meditazione di consapevolezza.
Aspetti metodologici. La paziente ha seguito un programma di terapia cognitivo comportamentale secondo il modello di Fairburn integrato al protocollo MB EAT di Kristeller (2). Il protocollo ha previsto 9 sessioni durante le quali sono stati affrontati i temi inerenti alle emozioni, alla possibilità di accettare e gestire alcune emozioni quali la rabbia e il senso di colpa; sono stati svolti esercizi di meditazione consapevole sull'alimentazione, sul senso di fame e sazietà, sulla scelta degli alimenti, sulle sensazioni che possono scaturire attraverso il cibo e il gusto; alcune problematiche del DCA sono state affrontate attraverso la meditazione del perdono e della saggezza. Ciascun incontro ha previsto una pratica meditativa, la condivisione dell’esperienza e l'assegnazione di homeworks di pratica formale e informale. Gli ultimi incontri, infine, sono stati caratterizzati da una riflessione sulle possibili scivolate e ricadute. Sono stati somministrati questionari e test psicometrici all’inizio e alla fine del trattamento per rilevare la risoluzione della sintomatologia specifica del DCA, quali Edi-2, BUT, SCL-90, MMPI ma anche i cambiamenti che riguardano la consapevolezza e le abilità di attenzione intenzionale quali Kentuchy Inventory of Mindfulness Skills di Baer (3).
Risultati. Dall’analisi dei risultati rilevati alla fine del trattamento è stato possibile osservare una regressione della sintomatologica inerente alle abbuffate e al vomito autoindotto, un miglioramento del tono dell’umore, lo sviluppo di abilità di problem solving, di gestione dei conflitti interpersonali, una maggiore consapevolezza e presenza mentale, una riduzione della reattività.
Conclusioni. La mindfulness favorisce la capacità di tollerare stati emotivi negativi, aiuta ad osservare i propri pensieri e sentimenti e ad attribuire ad essi delle etichette descrittive; facilita la comprensione che pensieri e sentimenti non sono sempre esatti rispecchiamenti della realtà. Per esempio: pensare “sono un fallimento” non significa che ciò sia reale. Nel trattamento per i DCA basato sulla mindfulness viene posta grande enfasi sull’accettazione e sullo sviluppo di abilità centrali quali l’efficacia interpersonale, la regolazione degli affetti e la tolleranza allo stress, al fine di riconoscere e osservare le proprie emozioni senza ricorrere al cibo; Telch (4), infatti, ipotizza che la pratica di consapevolezza non diminuisce le emozioni negative, bensì aiuta le persone a fronteggiarle meglio in quanto ciò che cambia è il rapporto con la realtà e gli eventi sia negativi che positivi attraverso un atteggiamento di maggiore consapevolezza, accoglienza e accettazione di sé e dell’altro e infine un atteggiamento compassionevole verso i propri pregi e i propri limiti.
Bibliografia.
1. Kabat-Zinn J (1990) “Full catastrophe living: Using the wisdom of your body and mind to face stress, pain, and illness” New York, Delacorte.
2. Kristeller J, Baer R (2006) “Mindfulness-based approaches to eating disorder” In: Mindfulness-Based Treatment Approaches. Clinician's Guide to Evidence Base and applications” a cura di Baer R, Academic Press
3.Baer RA (2003) “Mindfulness training as a clinical intervention: a conceptual and a clinical review” In: Clinical Psychology: Science and Pratice, n.19