MS04.1.
Dipartimento di Medicina Sperimentale, Sapienza Università di Roma.
La Restrizione Alimentare Volontaria. Effetti biologici (e comportamentali) della restrizione alimentare. Dal Minnesota Study alle indagini più recenti. Spera G, Fiore D
Premesse. Le ricadute biologiche, metaboliche, cliniche e psicologiche della restrizione alimentare volontaria, che caratterizza tra l’altro l’anoressia nervosa, sono state studiate, valutate e descritte in letteratura in numerosi studi con modalità e finalità diverse: dalla storica sperimentazione sui volontari obiettori di coscienza del Minnesota nel corso della seconda guerra mondiale a quelle tuttora in corso sui soggetti che applicano da anni la Restrizione Calorica Controllata finalizzata agli studi sull’aging, attraverso le varie pratiche religiose di semi digiuno ovvero dietetiche restrittive del tipo di quelle vegetariane e/o cosiddette vegane.
Conoscenze. Keys, nel lavoro del 1950 (1)che riassumeva i risultati dello Studio “Minnesota”, descrisse accuratamente presupposti e conseguenze psicologiche e comportamentali dei volontari del digiuno, limitandosi ad evidenziare, dal punto di vista clinico, il declino delle capacità intellettive e della libido, l’astenia, la riduzione di temperatura corporea e della frequenza cardiaca, gli edemi declivi.
L’obiettività strumentale dell’epoca permetteva poi di rilevare l’estremo dimagramento a carico del tessuto adiposo ed anche muscolare, ma con dislocazione della distribuzione e la riduzione della richiesta energetica di base.
Più moderni studi (2) hanno permesso di determinare meglio i meccanismi di adattamento al digiuno che consentono di modificare l’utilizzazione dei substrati energetici da parte, ad esempio, di tessuti come quello muscolare, epatico e cerebrale, specie in relazione al rapido esaurimento di disponibilità del glucosio. L’insulina quindi svolge un ruolo cruciale, anche nella modificazione delle componenti biochimiche degli organi che, nel caso ad esempio del cervello, possono condizionarne la funzione in particolare rispetto le reazioni comportamentali e l’umore.
Gli adattamenti metabolici ed ormonali sono poi alla base della “refeeding syndrome” evitabile sono conoscendone a fondo i presupposti.
Paradossalmente, così come i digiuni parziali e periodici per pratiche religiose risultano benefici per la salute (3), la Restrizione Calorica, nella forma studiata per trasferire sull’uomo le positive esperienze raccolte sperimentalmente in funzione della longevità (4), comincia a fornire importanti dati circa l’abbattimento dei fattori di rischio per patologie croniche, cardiocircolatorie e tumorali, ma anche evidenza di conseguenze, come ad esempio la caduta dei livelli di ormoni sessuali steroidei, analoghe a quelle riscontrate nel digiuno o semi digiuno volontario qual è quello del soggetto anoressico.
Conclusioni. Gli studi sulla restrizione alimentare sono estremamente attuali e cruciali al fine di definire il crinale che separa le più gravi conseguenze della malnutrizione dall’ideale equilibrio energetico alla base dell’auspicata longevità sana.
Bibliografia.
1. Keys A, Brozek J, Henschel A, Mickelsen O, Taylor HL (1950) “The Biology of Human Starvation” University of Minneapolis Press
2. Palesty JA, Stanley JD (2006) Nutr Clin Pract 21, 147-154
3. Trepanowsky JF, Bloomer RJ (2010) “The impact of religious fasting on human health” Nutrition Journal 9, 57
4. Smith Jr DL, Nagy TR and Allison DB (2010) “Calorie restriction: what recent results suggest for the future of ageing research” Eur J Clin Invest 40, 440-450
Dipartimento di Medicina Sperimentale, Sapienza Università di Roma.
La Restrizione Alimentare Volontaria. Effetti biologici (e comportamentali) della restrizione alimentare. Dal Minnesota Study alle indagini più recenti. Spera G, Fiore D
Premesse. Le ricadute biologiche, metaboliche, cliniche e psicologiche della restrizione alimentare volontaria, che caratterizza tra l’altro l’anoressia nervosa, sono state studiate, valutate e descritte in letteratura in numerosi studi con modalità e finalità diverse: dalla storica sperimentazione sui volontari obiettori di coscienza del Minnesota nel corso della seconda guerra mondiale a quelle tuttora in corso sui soggetti che applicano da anni la Restrizione Calorica Controllata finalizzata agli studi sull’aging, attraverso le varie pratiche religiose di semi digiuno ovvero dietetiche restrittive del tipo di quelle vegetariane e/o cosiddette vegane.
Conoscenze. Keys, nel lavoro del 1950 (1)che riassumeva i risultati dello Studio “Minnesota”, descrisse accuratamente presupposti e conseguenze psicologiche e comportamentali dei volontari del digiuno, limitandosi ad evidenziare, dal punto di vista clinico, il declino delle capacità intellettive e della libido, l’astenia, la riduzione di temperatura corporea e della frequenza cardiaca, gli edemi declivi.
L’obiettività strumentale dell’epoca permetteva poi di rilevare l’estremo dimagramento a carico del tessuto adiposo ed anche muscolare, ma con dislocazione della distribuzione e la riduzione della richiesta energetica di base.
Più moderni studi (2) hanno permesso di determinare meglio i meccanismi di adattamento al digiuno che consentono di modificare l’utilizzazione dei substrati energetici da parte, ad esempio, di tessuti come quello muscolare, epatico e cerebrale, specie in relazione al rapido esaurimento di disponibilità del glucosio. L’insulina quindi svolge un ruolo cruciale, anche nella modificazione delle componenti biochimiche degli organi che, nel caso ad esempio del cervello, possono condizionarne la funzione in particolare rispetto le reazioni comportamentali e l’umore.
Gli adattamenti metabolici ed ormonali sono poi alla base della “refeeding syndrome” evitabile sono conoscendone a fondo i presupposti.
Paradossalmente, così come i digiuni parziali e periodici per pratiche religiose risultano benefici per la salute (3), la Restrizione Calorica, nella forma studiata per trasferire sull’uomo le positive esperienze raccolte sperimentalmente in funzione della longevità (4), comincia a fornire importanti dati circa l’abbattimento dei fattori di rischio per patologie croniche, cardiocircolatorie e tumorali, ma anche evidenza di conseguenze, come ad esempio la caduta dei livelli di ormoni sessuali steroidei, analoghe a quelle riscontrate nel digiuno o semi digiuno volontario qual è quello del soggetto anoressico.
Conclusioni. Gli studi sulla restrizione alimentare sono estremamente attuali e cruciali al fine di definire il crinale che separa le più gravi conseguenze della malnutrizione dall’ideale equilibrio energetico alla base dell’auspicata longevità sana.
Bibliografia.
1. Keys A, Brozek J, Henschel A, Mickelsen O, Taylor HL (1950) “The Biology of Human Starvation” University of Minneapolis Press
2. Palesty JA, Stanley JD (2006) Nutr Clin Pract 21, 147-154
3. Trepanowsky JF, Bloomer RJ (2010) “The impact of religious fasting on human health” Nutrition Journal 9, 57
4. Smith Jr DL, Nagy TR and Allison DB (2010) “Calorie restriction: what recent results suggest for the future of ageing research” Eur J Clin Invest 40, 440-450