TR2.8
Università di Roma Tor Vergata
Necessità di cambiamento: Il Modello Trans-teoretico
Jacoangeli F
Premessa. Si Suppone, ogni volta che si affrontano il tema del cambiamento e/o della sua necessità, nella gestione delle patologie croniche, che l’assunto: ”Quanto più il paziente conosce la sua malattia,tanto meglio può convivere con lei, sia la base di partenza di qualsiasi intervento che tenti di favorire un cambiamento”
Descrizione. Si può dire che in ogni patologia cronica, a parte le complicanze acute, il medico controlla la malattia solo attraverso il suo paziente e che il paziente deve effettuare un vero e proprio apprendimento, sotto la guida del curante, per prove ed errori e che L’analisi e la gestione degli errori è la base della prevenzione delle ricadute.
Una malattia cronica impone a chi ne è affetto tutta una serie di adattamenti personali, faticosi e penosi. Ma anche per i curanti è difficile rispondere alle attese dei loro malati cronici e a quelle, spesso in conflitto, delle istituzioni.
In questo percorso complicato in cui si cerca di guidare un paziente verso il cambiamento usando l’empatia, cercando di agire sulla compliance e sulla motivazione, ci viene in aiuto il medodo strutturato da Prochaska e Di Clemente (1) in 6 stadi successivi: 1. Nella fase di precontemplazione il paziente non sa o non vuole riconoscere di avere un problema ed è compito del medico fornire informazioni che accrescono la consapevolezza del problema consentendo al paziente il passaggio alla fase successiva. 2. La fase di contemplazione è caratterizzata da ambivalenza verso il cambiamento e nostro compito è di cercare di rinforzare le ragioni per il cambiamento. 3. Nella fase successiva, detta della programmazione il paziente diventa consapevole e cerca di elaborare le proprie strategie di cambiamento coadiuvato dal terapeuta che suggerisce strategie accettabili “facili ed efficaci”. 4. Con l’avvio delle azioni di cambiamento il nostro ruolo diventa quello di aiutare a monitorare il cambiamento, verificare l’efficacia delle strategie scelte e superare le difficoltà. 5, 6. Le due fasi successive sono volte a rinforzare i risultati ottenuti ed a prevenire o trattare le ricadute.
Su questi temi e sulla modulazione degli interventi sarà impostata questa relazione.
Bibliografia.
Prochaska JO, Norcross JC, Diclemente CC (1994) Changing for good. Avon Book
Università di Roma Tor Vergata
Necessità di cambiamento: Il Modello Trans-teoretico
Jacoangeli F
Premessa. Si Suppone, ogni volta che si affrontano il tema del cambiamento e/o della sua necessità, nella gestione delle patologie croniche, che l’assunto: ”Quanto più il paziente conosce la sua malattia,tanto meglio può convivere con lei, sia la base di partenza di qualsiasi intervento che tenti di favorire un cambiamento”
Descrizione. Si può dire che in ogni patologia cronica, a parte le complicanze acute, il medico controlla la malattia solo attraverso il suo paziente e che il paziente deve effettuare un vero e proprio apprendimento, sotto la guida del curante, per prove ed errori e che L’analisi e la gestione degli errori è la base della prevenzione delle ricadute.
Una malattia cronica impone a chi ne è affetto tutta una serie di adattamenti personali, faticosi e penosi. Ma anche per i curanti è difficile rispondere alle attese dei loro malati cronici e a quelle, spesso in conflitto, delle istituzioni.
In questo percorso complicato in cui si cerca di guidare un paziente verso il cambiamento usando l’empatia, cercando di agire sulla compliance e sulla motivazione, ci viene in aiuto il medodo strutturato da Prochaska e Di Clemente (1) in 6 stadi successivi: 1. Nella fase di precontemplazione il paziente non sa o non vuole riconoscere di avere un problema ed è compito del medico fornire informazioni che accrescono la consapevolezza del problema consentendo al paziente il passaggio alla fase successiva. 2. La fase di contemplazione è caratterizzata da ambivalenza verso il cambiamento e nostro compito è di cercare di rinforzare le ragioni per il cambiamento. 3. Nella fase successiva, detta della programmazione il paziente diventa consapevole e cerca di elaborare le proprie strategie di cambiamento coadiuvato dal terapeuta che suggerisce strategie accettabili “facili ed efficaci”. 4. Con l’avvio delle azioni di cambiamento il nostro ruolo diventa quello di aiutare a monitorare il cambiamento, verificare l’efficacia delle strategie scelte e superare le difficoltà. 5, 6. Le due fasi successive sono volte a rinforzare i risultati ottenuti ed a prevenire o trattare le ricadute.
Su questi temi e sulla modulazione degli interventi sarà impostata questa relazione.
Bibliografia.
Prochaska JO, Norcross JC, Diclemente CC (1994) Changing for good. Avon Book