MCP.06
Disturbi del Comportamento Alimentare: un tentativo di integrazione tra Terapia Cognitivo Comportamentale e Biosistemica nella conduzione di un gruppo con Binge Eating Disorder.
Centro Psicologia Maieutikè, Bologna.
Degli Esposti L
Introduzione. Le letture dei Disturbi del Comportamento Alimentare possono essere molteplici a seconda delle teorie di riferimento. Il DSM ha avuto il pregio di dare a tutti un linguaggio comune. Ha però lo svantaggio di essere solo una didascalica classificazione di sintomi che non danno alcuna spiegazione dell’eziologia, sviluppo e insorgenza del sintomo e se questo si può ricondurre ad una determinata struttura di personalità.
Descrizione della struttura. Questo lavoro nasce dall’esperienza fatta all’interno dell’U.O. Malattie del Metabolismo e DCA dal 2007 al 2009.
Conoscenze. Basandosi sulla classificazione DSM, la comunità scientifica anglosassone ha tratto le manualizzazioni dell’approccio cognitivo comportamentale ai vari disturbi. La terapia cognitivo-comportamentale è divenuta via via il trattamento standard della bulimia nervosa e del disturbo d’alimentazione incontrollata nell’obesità e costituisce in larga misura la base teorica del trattamento dell’anoressia nervosa. Solitamente la terapia è suddivisa in tre fasi. La prima fase si incentra sull’aspetto comportamentale e‚ quindi‚ sulla normalizzazione delle abitudini alimentari e sull’eliminazione delle abbuffate e delle condotte di compensazione. Nella seconda fase il focus è incentrato sugli aspetti cognitivi nei termini dell’identificazione e della messa in discussione delle convinzioni che mantengono il D.C.A.. La terza fase è volta soprattutto alla prevenzione delle ricadute. Solitamente la terapia viene svolta con l'ausilio di un manuale dove il paziente, oltre alle informazioni di tipo psicoeducazionale, trova lo spazio per i compiti da svolgere ogni settimana.
Nell’approccio biosistemico gli aspetti sintomatici non vengono normalmente trattati in modo diretto e se si decide di farlo, è nell'ottica di una comprensione della loro funzione nel mantenimento della coerenza interna del paziente e non nel senso di una loro semplice "eliminazione". Si concettualizza un unico, complesso sistema psico-fisico, che è la base del lavoro psicocorporeo. Lo scopo è di creare connessioni tra ciò che sentiamo, pensiamo, e agiamo; tra corteccia e livelli sottocorticali.
Obiettivi. Passare da un lavoro cognitivo comportamentale centrato sulla remissione sintomatica ad una terapia del profondo con approccio Biosistemico per aiutare le pazienti a trovare un equilibrio psico-corporeo e di relazione con gli altri che non includa il sintomo alimentare.
Aspetti Metodologici. Gruppo chiuso di pazienti in età compresa tra i 29 e i 50 anni. Uso di tecniche specifiche prima cognitivo comportamentali e poi biosistemi che.
Osservazioni ed Interpretazioni Personali. Si potrebbe ipotizzare, in termini biosistemici, che, generalmente, le persone affette da DCA hanno dovuto creare delle divisioni tra il pensiero razionale e l’azione da una parte e le emozioni, sentite come minacciose e non controllabili, dall’altra. È possibile supporre che questi pazienti hanno “scoperto” che le abbuffate agiscono da “modulatore” emotivo, infatti, l’ingurgitare cibo e la sua conseguente digestione, provoca una deviazione dalla naturale curva del sistema simpatico e parasimpatico.
Risultati e Conclusioni. In questa esperienza è stato possibile e fruttuoso inserire un lavoro biosistemico al termine di uno cognitivo comportamentale. Nell’approccio con pazienti D.C.A., può essere proficuo porre attenzione al recupero di emozioni e sensazioni partendo dal corpo, visto che la capacità di un sentire emotivo e fisico è spesso compromessa. Quasi sempre si sono ritirati nella testa considerando il corpo solo fonte di dolore e frustrazione. La riscoperta di un corpo, che è anche e soprattutto altro, può essere molto utile per superare il sintomo.
Bibliografia.
1. Garner DM‚ Dalle Grave R (1999) “Terapia cognitivo-comportamentale dei disordini dell’alimentazione”‚ Positive Press.
2. Liss J, Stupiggia M (a cura di)(1994) “La Terapia Biosistemica”, FrancoAngeli, Milano.
3. Fairburn CG, Brownell K (2002) “Eating Disorder and Obesity” Guilford Press.
APA: “DSM IV” (1997) Masson.
Disturbi del Comportamento Alimentare: un tentativo di integrazione tra Terapia Cognitivo Comportamentale e Biosistemica nella conduzione di un gruppo con Binge Eating Disorder.
Centro Psicologia Maieutikè, Bologna.
Degli Esposti L
Introduzione. Le letture dei Disturbi del Comportamento Alimentare possono essere molteplici a seconda delle teorie di riferimento. Il DSM ha avuto il pregio di dare a tutti un linguaggio comune. Ha però lo svantaggio di essere solo una didascalica classificazione di sintomi che non danno alcuna spiegazione dell’eziologia, sviluppo e insorgenza del sintomo e se questo si può ricondurre ad una determinata struttura di personalità.
Descrizione della struttura. Questo lavoro nasce dall’esperienza fatta all’interno dell’U.O. Malattie del Metabolismo e DCA dal 2007 al 2009.
Conoscenze. Basandosi sulla classificazione DSM, la comunità scientifica anglosassone ha tratto le manualizzazioni dell’approccio cognitivo comportamentale ai vari disturbi. La terapia cognitivo-comportamentale è divenuta via via il trattamento standard della bulimia nervosa e del disturbo d’alimentazione incontrollata nell’obesità e costituisce in larga misura la base teorica del trattamento dell’anoressia nervosa. Solitamente la terapia è suddivisa in tre fasi. La prima fase si incentra sull’aspetto comportamentale e‚ quindi‚ sulla normalizzazione delle abitudini alimentari e sull’eliminazione delle abbuffate e delle condotte di compensazione. Nella seconda fase il focus è incentrato sugli aspetti cognitivi nei termini dell’identificazione e della messa in discussione delle convinzioni che mantengono il D.C.A.. La terza fase è volta soprattutto alla prevenzione delle ricadute. Solitamente la terapia viene svolta con l'ausilio di un manuale dove il paziente, oltre alle informazioni di tipo psicoeducazionale, trova lo spazio per i compiti da svolgere ogni settimana.
Nell’approccio biosistemico gli aspetti sintomatici non vengono normalmente trattati in modo diretto e se si decide di farlo, è nell'ottica di una comprensione della loro funzione nel mantenimento della coerenza interna del paziente e non nel senso di una loro semplice "eliminazione". Si concettualizza un unico, complesso sistema psico-fisico, che è la base del lavoro psicocorporeo. Lo scopo è di creare connessioni tra ciò che sentiamo, pensiamo, e agiamo; tra corteccia e livelli sottocorticali.
Obiettivi. Passare da un lavoro cognitivo comportamentale centrato sulla remissione sintomatica ad una terapia del profondo con approccio Biosistemico per aiutare le pazienti a trovare un equilibrio psico-corporeo e di relazione con gli altri che non includa il sintomo alimentare.
Aspetti Metodologici. Gruppo chiuso di pazienti in età compresa tra i 29 e i 50 anni. Uso di tecniche specifiche prima cognitivo comportamentali e poi biosistemi che.
Osservazioni ed Interpretazioni Personali. Si potrebbe ipotizzare, in termini biosistemici, che, generalmente, le persone affette da DCA hanno dovuto creare delle divisioni tra il pensiero razionale e l’azione da una parte e le emozioni, sentite come minacciose e non controllabili, dall’altra. È possibile supporre che questi pazienti hanno “scoperto” che le abbuffate agiscono da “modulatore” emotivo, infatti, l’ingurgitare cibo e la sua conseguente digestione, provoca una deviazione dalla naturale curva del sistema simpatico e parasimpatico.
Risultati e Conclusioni. In questa esperienza è stato possibile e fruttuoso inserire un lavoro biosistemico al termine di uno cognitivo comportamentale. Nell’approccio con pazienti D.C.A., può essere proficuo porre attenzione al recupero di emozioni e sensazioni partendo dal corpo, visto che la capacità di un sentire emotivo e fisico è spesso compromessa. Quasi sempre si sono ritirati nella testa considerando il corpo solo fonte di dolore e frustrazione. La riscoperta di un corpo, che è anche e soprattutto altro, può essere molto utile per superare il sintomo.
Bibliografia.
1. Garner DM‚ Dalle Grave R (1999) “Terapia cognitivo-comportamentale dei disordini dell’alimentazione”‚ Positive Press.
2. Liss J, Stupiggia M (a cura di)(1994) “La Terapia Biosistemica”, FrancoAngeli, Milano.
3. Fairburn CG, Brownell K (2002) “Eating Disorder and Obesity” Guilford Press.
APA: “DSM IV” (1997) Masson.