PD.05.PS.18
Manzi SA, Iannaccone M, Visconti L, Manzi F, Cella S, Cotrufo P
Body modifications e condotte autolesionistiche nei disturbi alimentari: risultati preliminari
Servizio per il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare, ASL AV, Solofra, Osservatorio sui disturbi del comportamento alimentare, Dipartimento di Psicologia, Seconda Università degli Studi di Napoli
Premesse.L’ipotesi che i comportamenti autolesivi si associno frequentemente ai disturbi del comportamento alimentare (DCA) pare sufficientemente consolidata in letteratura (1-3). Comportamenti autolesivi, quali per esempio tagli, bruciature, ferite, non risultano associati, secondo le nostre conoscenze, a pratiche quali piercing e tatuaggi.
In uno studio condotto su un campione di donne con disturbi alimentari, Claes et al. (4), supponendo che il modo in cui le persone prestano attenzione a- o fanno uso del- proprio corpo possa riflettersi in comportamenti specifici, quali piercing, tatuaggi e autolesionismo, hanno osservato come i tatuaggi e i piercings sembrassero riflettere una tendenza a prendersi cura di sé, fungendo, così, da fattori protettivi contro condotte autolesionistiche.
Obiettivi. Sulla base di queste considerazioni, il presente studio si propone di: (1) determinare in un campione di pazienti con DCA la prevalenza di comportamenti autolesivi e di tatuaggi e/o piercing; (2) verificare se la presenza di tatuaggi e/o piercing esclude o si associa alla presenza di comportamenti autolesivi.
Metodi. La ricerca è stata condotta su un campione di 58 donne, di età compresa tra i 15 ed i 55 anni, con diagnosi di anoressia, bulimia e/o obesità-BED. Previo consenso informato circa la partecipazione allo studio, e nel rispetto delle norme sulla privacy, a tutti i soggetti sono stati somministrati i seguenti strumenti: una scheda socio-demografica costruita ad hoc; le scale Impulso alla magrezza ed Impulsività dell’Eating Disorders Inventory-2 (EDI-2;5); la EDI-2- Symptom Checklist (EDI 2-SC;5); il Body Uneasiness Test (BUT_parte A; 6).
Risultati. Ventinove (50%) pazienti presentavano pratiche di modificazione corporea (piercing e/o tatuaggi)e 29 (50%) riportavano condotte autolesive (tagli, ferite e/o bruciature). Nello specifico, 15 pazienti (25,9%) riportavano solo pratiche di body modifications, 14 (24,1%) solo condotte autolesionistiche, 14 (24,1%) esibivano pratiche di modificazione corporea come pure pratiche autolesive e, infine, 13 (22,4%) non facevano ricorso né alle une né alle altre.
La presenza di piercings non è risultata essere correlata con nessuna delle condotte autolesionistiche considerate, mentre la presenza di tatuaggi è risultata essere correlata con la pratica di bruciature (rphi=.310, p=0.022).
Discussione. Nel complesso, i dati raccolti indicano come un’elevata percentuale delle partecipanti esibisca condotte autolesive e pratiche di modificazione corporea. Diversamente da quanto rilevato in letteratura (4), sembrerebbe, inoltre, che il ricorrere a pratiche di modificazione corporea, in particolare tatuaggi, non costituisca un fattore protettivo contro condotte autolesive.
Conclusioni. Il lavoro è ancora in progress. Pur nei limiti di questo studio, segnati dalla mancanza di un gruppo di controllo e dal limitato numero di soggetti esaminati, riteniamo che i risultati preliminari ottenuti siano incoraggianti e meritevoli di ulteriori approfondimenti. La nostra ipotesi è che qualcosa spinga queste pazienti ad intervenire sul proprio corpo, attraverso pratiche di body modifications come pure di autolesionismo, facilitando il ricorso a queste condotte che appaiono, in qualche modo, associate tra loro. Riteniamo opportuno approfondire altresì la relazione tra i comportamenti in esame, body modifications e autolesionismo,e costrutti psicologici quali la soddisfazione corporea, l’impulsività e l’autostima.
Bibliografia.
(1) Claes L, Vandereycken W, Vertommen H (2001). Self-injurious behaviors in eating-disordered patients, Eat behav, 2,3, 263-72.
(2) Paul T, Schroeter K, Dahme B, Nutzinger DO (2002). Self-injurious behavior in women with eating disorders, Am J Psychiatry , 159,3, 408-11.
(3) Svirko E, Hawton K (2007). Self-injurious behavior and eating disorders: the extent and nature of the association, Suicide Life Threat behav, 37,4, 409-21.
(4) Claes L, Vandereycken W, Vertommen H (2005). Self-care versus self-harm: piercing, tattooing, and self-injuring in eating disorders, Eur Eat Disord Rev, 13,1,11–18.
(5) Garner D M (1995). EDI-2 Eating Disorder Inventory-2, Organizzazioni Speciali, Firenze (ed. or. 1991).
(6) Cuzzolaro M, Vetrone G, Marano G, Battacchi M, Body Uneasiness Test, BUT, in Conti L, a cura di: Repertorio delle scale di valutazione in psichiatria, vol 3, Firenze, SEE, 2000, pp 1759-1761.
Manzi SA, Iannaccone M, Visconti L, Manzi F, Cella S, Cotrufo P
Body modifications e condotte autolesionistiche nei disturbi alimentari: risultati preliminari
Servizio per il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare, ASL AV, Solofra, Osservatorio sui disturbi del comportamento alimentare, Dipartimento di Psicologia, Seconda Università degli Studi di Napoli
Premesse.L’ipotesi che i comportamenti autolesivi si associno frequentemente ai disturbi del comportamento alimentare (DCA) pare sufficientemente consolidata in letteratura (1-3). Comportamenti autolesivi, quali per esempio tagli, bruciature, ferite, non risultano associati, secondo le nostre conoscenze, a pratiche quali piercing e tatuaggi.
In uno studio condotto su un campione di donne con disturbi alimentari, Claes et al. (4), supponendo che il modo in cui le persone prestano attenzione a- o fanno uso del- proprio corpo possa riflettersi in comportamenti specifici, quali piercing, tatuaggi e autolesionismo, hanno osservato come i tatuaggi e i piercings sembrassero riflettere una tendenza a prendersi cura di sé, fungendo, così, da fattori protettivi contro condotte autolesionistiche.
Obiettivi. Sulla base di queste considerazioni, il presente studio si propone di: (1) determinare in un campione di pazienti con DCA la prevalenza di comportamenti autolesivi e di tatuaggi e/o piercing; (2) verificare se la presenza di tatuaggi e/o piercing esclude o si associa alla presenza di comportamenti autolesivi.
Metodi. La ricerca è stata condotta su un campione di 58 donne, di età compresa tra i 15 ed i 55 anni, con diagnosi di anoressia, bulimia e/o obesità-BED. Previo consenso informato circa la partecipazione allo studio, e nel rispetto delle norme sulla privacy, a tutti i soggetti sono stati somministrati i seguenti strumenti: una scheda socio-demografica costruita ad hoc; le scale Impulso alla magrezza ed Impulsività dell’Eating Disorders Inventory-2 (EDI-2;5); la EDI-2- Symptom Checklist (EDI 2-SC;5); il Body Uneasiness Test (BUT_parte A; 6).
Risultati. Ventinove (50%) pazienti presentavano pratiche di modificazione corporea (piercing e/o tatuaggi)e 29 (50%) riportavano condotte autolesive (tagli, ferite e/o bruciature). Nello specifico, 15 pazienti (25,9%) riportavano solo pratiche di body modifications, 14 (24,1%) solo condotte autolesionistiche, 14 (24,1%) esibivano pratiche di modificazione corporea come pure pratiche autolesive e, infine, 13 (22,4%) non facevano ricorso né alle une né alle altre.
La presenza di piercings non è risultata essere correlata con nessuna delle condotte autolesionistiche considerate, mentre la presenza di tatuaggi è risultata essere correlata con la pratica di bruciature (rphi=.310, p=0.022).
Discussione. Nel complesso, i dati raccolti indicano come un’elevata percentuale delle partecipanti esibisca condotte autolesive e pratiche di modificazione corporea. Diversamente da quanto rilevato in letteratura (4), sembrerebbe, inoltre, che il ricorrere a pratiche di modificazione corporea, in particolare tatuaggi, non costituisca un fattore protettivo contro condotte autolesive.
Conclusioni. Il lavoro è ancora in progress. Pur nei limiti di questo studio, segnati dalla mancanza di un gruppo di controllo e dal limitato numero di soggetti esaminati, riteniamo che i risultati preliminari ottenuti siano incoraggianti e meritevoli di ulteriori approfondimenti. La nostra ipotesi è che qualcosa spinga queste pazienti ad intervenire sul proprio corpo, attraverso pratiche di body modifications come pure di autolesionismo, facilitando il ricorso a queste condotte che appaiono, in qualche modo, associate tra loro. Riteniamo opportuno approfondire altresì la relazione tra i comportamenti in esame, body modifications e autolesionismo,e costrutti psicologici quali la soddisfazione corporea, l’impulsività e l’autostima.
Bibliografia.
(1) Claes L, Vandereycken W, Vertommen H (2001). Self-injurious behaviors in eating-disordered patients, Eat behav, 2,3, 263-72.
(2) Paul T, Schroeter K, Dahme B, Nutzinger DO (2002). Self-injurious behavior in women with eating disorders, Am J Psychiatry , 159,3, 408-11.
(3) Svirko E, Hawton K (2007). Self-injurious behavior and eating disorders: the extent and nature of the association, Suicide Life Threat behav, 37,4, 409-21.
(4) Claes L, Vandereycken W, Vertommen H (2005). Self-care versus self-harm: piercing, tattooing, and self-injuring in eating disorders, Eur Eat Disord Rev, 13,1,11–18.
(5) Garner D M (1995). EDI-2 Eating Disorder Inventory-2, Organizzazioni Speciali, Firenze (ed. or. 1991).
(6) Cuzzolaro M, Vetrone G, Marano G, Battacchi M, Body Uneasiness Test, BUT, in Conti L, a cura di: Repertorio delle scale di valutazione in psichiatria, vol 3, Firenze, SEE, 2000, pp 1759-1761.