RPR.2.4.
Eating and Feeding Disorders” nei bambini e negli adolescenti
UO Pediatria Ospedaliera Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara Centro Obesità Villa Igea, Forlì
Tanas R
Introduzione I criteri diagnostici per i Disturbi del comportamento alimentare (DCA) secondo il DMS IV sono improponibili nell’uso clinico sia per il bambino che per l’adolescente, i loro difetti sono numerosi e ben noti a tutti gli esperti (1). I pediatri che si sono occupati di queste patologie, oggi sempre più frequenti e precoci, li hanno utilizzati solo per capire come si può diagnosticare un DCA nell’adulto, l’adattamento all’età evolutiva è sempre stata una sfida, per la quale sono stati utilizzati i criteri del Great Ormond Street Hospital (2), e le raccomandazioni delle società scientifiche (3).
Conoscenze dalla letteratura e Interpretazione personali E’ ormai noto che le definizioni rigide sono deludenti. I pazienti passano da una forma all’altra e in età evolutiva la maggior parte, pur riferendosi ai valori di peso prima della malattia, è classificata come “forma parziale” (30) (4). Tale definizione non ha alcun significato prognostico né terapeutico. La revisione del DMS, attualmente proposta, migliora le capacità diagnostiche del pediatra superando alcuni grossi problemi: l’incapacità del bambino di formulare pensieri circa la voglia di dimagrire e l’immagine corporea, perché la funzione cognitiva non è ancora sviluppata; l’impossibilità dei professionisti di valutare il calo ponderale in un soggetto in crescita, possono essere utili i valori soglia di Cole (5), e le mestruazioni in un’età in cui i flussi possono essere fisiologicamente ancora assenti o irregolari; la frequenza del sintomo binge o purge. Attualmente il numero di episodi ed il tempo di valutazione necessari per fare diagnosi si è ridotto, ma non a sufficienza per la valutazione pediatrica. Chi è disposto a considerare normale che una ragazzina si procuri ripetutamente il vomito, anche se a frequenze sotto l’attuale soglia diagnostica? Manca un criterio per le abbuffate soggettive, mentre è noto il loro peso sul benessere psicologico. L’esperienza comune e la nostra insegna che le forme precoci curate presto hanno migliori probabilità di guarire e richiedono minori risorse. Per fortuna anche questi ragazzi possono trovare nelle varie categorie o nelle forme atipiche una diagnosi e ci auguriamo anche una cura nel SSN.
Conclusioni e Proposte: Si potrebbe istituire una categoria a parte per i soggetti sotto i 18 anni senza barriere rigide, lasciando ad un esperto di adolescentologia la scelta della diagnosi e del percorso terapeutico, magari evitando di formulare una diagnosi di patologia definitiva e condizionante, come si fa nelle altre malattie mentali in adolescenza.
Come già raccomandato tutti i bambini e ragazzi che sviluppano modalità di alimentazione, che ne condizionano negativamente lo sviluppo bio-psico-sociale, vanno seguiti e curati.
Infine, andrebbe posta più attenzione alla adeguata formazione pediatrico adolescentologica del team dedicato.
Bibliografia
1. Bravender T, Bryant-Waugh R, Herzog D, Katzman D, Kriepe RD, Lask B, Le Grange D, Lock J, Loeb KL, Marcus MD, Madden S, Nicholls D, O'Toole J, Pinhas L, Rome E, Sokol-Burger M, Wallin U, Zucker N; Workgroup for Classification of Eating Disorders in Children and Adolescents. Classification of eating disturbance in children and adolescents: proposed changes for the DSM-V. Eur Eat Disord Rev. 2010;18:79-89
2. Bryant-Waugh R, Bryan Lask B. Annotation: Eating Disorders in Children. J Child Psychol Psychiat 1995;36:191-202
3. Golden NH, Katzman DK, Kreipe RE, Stevens SL, Sawyer SM, Rees J, Nicholls D, Rome ES; Society For Adolescent Medicine. Eating disorders in adolescents: position paper of the Society for Adolescent Medicine. J Adolesc Health. 2003;33:496-503
4. Tanas R, Pasquinelli P, Greggio MS, Cascione M, Calanchi C. I disturbi del comportamento alimentare nei giovani adolescenti: outcome dopo 14 anni di attività. Rivista Italiana di Medicina dell’Adolescenza. 2008;6:17-23.
Eating and Feeding Disorders” nei bambini e negli adolescenti
UO Pediatria Ospedaliera Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara Centro Obesità Villa Igea, Forlì
Tanas R
Introduzione I criteri diagnostici per i Disturbi del comportamento alimentare (DCA) secondo il DMS IV sono improponibili nell’uso clinico sia per il bambino che per l’adolescente, i loro difetti sono numerosi e ben noti a tutti gli esperti (1). I pediatri che si sono occupati di queste patologie, oggi sempre più frequenti e precoci, li hanno utilizzati solo per capire come si può diagnosticare un DCA nell’adulto, l’adattamento all’età evolutiva è sempre stata una sfida, per la quale sono stati utilizzati i criteri del Great Ormond Street Hospital (2), e le raccomandazioni delle società scientifiche (3).
Conoscenze dalla letteratura e Interpretazione personali E’ ormai noto che le definizioni rigide sono deludenti. I pazienti passano da una forma all’altra e in età evolutiva la maggior parte, pur riferendosi ai valori di peso prima della malattia, è classificata come “forma parziale” (30) (4). Tale definizione non ha alcun significato prognostico né terapeutico. La revisione del DMS, attualmente proposta, migliora le capacità diagnostiche del pediatra superando alcuni grossi problemi: l’incapacità del bambino di formulare pensieri circa la voglia di dimagrire e l’immagine corporea, perché la funzione cognitiva non è ancora sviluppata; l’impossibilità dei professionisti di valutare il calo ponderale in un soggetto in crescita, possono essere utili i valori soglia di Cole (5), e le mestruazioni in un’età in cui i flussi possono essere fisiologicamente ancora assenti o irregolari; la frequenza del sintomo binge o purge. Attualmente il numero di episodi ed il tempo di valutazione necessari per fare diagnosi si è ridotto, ma non a sufficienza per la valutazione pediatrica. Chi è disposto a considerare normale che una ragazzina si procuri ripetutamente il vomito, anche se a frequenze sotto l’attuale soglia diagnostica? Manca un criterio per le abbuffate soggettive, mentre è noto il loro peso sul benessere psicologico. L’esperienza comune e la nostra insegna che le forme precoci curate presto hanno migliori probabilità di guarire e richiedono minori risorse. Per fortuna anche questi ragazzi possono trovare nelle varie categorie o nelle forme atipiche una diagnosi e ci auguriamo anche una cura nel SSN.
Conclusioni e Proposte: Si potrebbe istituire una categoria a parte per i soggetti sotto i 18 anni senza barriere rigide, lasciando ad un esperto di adolescentologia la scelta della diagnosi e del percorso terapeutico, magari evitando di formulare una diagnosi di patologia definitiva e condizionante, come si fa nelle altre malattie mentali in adolescenza.
Come già raccomandato tutti i bambini e ragazzi che sviluppano modalità di alimentazione, che ne condizionano negativamente lo sviluppo bio-psico-sociale, vanno seguiti e curati.
Infine, andrebbe posta più attenzione alla adeguata formazione pediatrico adolescentologica del team dedicato.
Bibliografia
1. Bravender T, Bryant-Waugh R, Herzog D, Katzman D, Kriepe RD, Lask B, Le Grange D, Lock J, Loeb KL, Marcus MD, Madden S, Nicholls D, O'Toole J, Pinhas L, Rome E, Sokol-Burger M, Wallin U, Zucker N; Workgroup for Classification of Eating Disorders in Children and Adolescents. Classification of eating disturbance in children and adolescents: proposed changes for the DSM-V. Eur Eat Disord Rev. 2010;18:79-89
2. Bryant-Waugh R, Bryan Lask B. Annotation: Eating Disorders in Children. J Child Psychol Psychiat 1995;36:191-202
3. Golden NH, Katzman DK, Kreipe RE, Stevens SL, Sawyer SM, Rees J, Nicholls D, Rome ES; Society For Adolescent Medicine. Eating disorders in adolescents: position paper of the Society for Adolescent Medicine. J Adolesc Health. 2003;33:496-503
4. Tanas R, Pasquinelli P, Greggio MS, Cascione M, Calanchi C. I disturbi del comportamento alimentare nei giovani adolescenti: outcome dopo 14 anni di attività. Rivista Italiana di Medicina dell’Adolescenza. 2008;6:17-23.