WS4.
La terapia dell’obesità: la grande crisi in attesa del rinascimento. L’obiettivo clinico ragionevole: un compromesso soddisfacente?
Clinica Medica 3, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Padova
Vettor R
Premesse.La terapia dell’obesità, in particolare quella farmacologica, rappresenta uno dei più evidenti fallimenti della ricerca transazionale. Dopo la scoperta della leptina nel 1994 che offriva al mondo il paradigma dell’esistenza di una regolazione ormonale dell’appetito e della spesa energetica, una enorme serie di fattori e di peptidi è stata scoperta e proposta come bersaglio o candidati per un uso terapeutico.
Conoscenze. Dei farmaci oggi a disposizione sul mercato non si immaginano orizzonti molto lontani. La spiegazione di questi fallimenti potrebbe essere che un singolo farmaco possa essere insufficiente a promuovere un effetto consistente nel lungo periodo e perciò si può immaginare che sola terapie combinate possano essere di una qualche efficacia. I criteri di sicurezza dei farmaci destinati alla terapia dell’obesità dovrebbero essere riconsiderati alla luce di quanto possa pesare l’obesità lasciata a se stessa come fattore di rischio che come conseguenza ha l’assunzione della situazione obesità come malattia e non come “debolezza del singolo” e pertanto assegnarne la cura a specialisti che sappiano usare i vari farmaci e pesarne i rischi e i benefici.
Ipotesi di lavoro. Esistono diversi possibili targets terapeutici di un nuovo farmaco per l’obesità con almeno quattro diverse aree di intervento: 1) farmaci inibitori dell’appetito agenti a livello del SNC; 2) farmaci che interagiscono con l’assorbimento dei nutrienti; 3) farmaci che si basano sull’effetto incretinico o incretinomimetici; 4) farmaci che aumentano il consumo calorico e la termogenesi. Non vanno dimenticati in questo contesto dei farmaci o sistemi terapeutici che possono agire sulla patologia d’organo presente nell’obesità (flogosi del tessuto adiposo bianco, riduzione tessuto adiposo bruno). Al primo gruppo di farmaci appartengono numerose molecole attualmente in fase di sviluppo clinico quali la lorcaserina, naltrexone, zonisamide, metreleptina e tesofensina che hanno una buona probabilità di essere considerate a breve, in associazione con un altro farmaco, in clinica. Del secondo gruppo di farmaci il cetilistat si affiancherà o sostuitirà l’orlistat, ma con minori limitazioni ed effetti indesiderati. Il terzo gruppo sembra essere quello che a breve potrebbe avere il massimo dello sviluppo clinico se si considera in particolare la zona grigia del passaggio tra obesità e diabete tipo2.
Conclusioni.In questo contesto, un uso più precoce di questi farmaci avrebbe un duplice impatto promuovendo un significativo calo ponderale e riducendo la progressione verso il diabete. Di questi farmaci liraglutide, exenatide, albiglutide, tapsoglutide, lixisenatide e altri sembrano essere alquanto promettenti. Da ultimo la pramlintide è stata usata con successo nella terapia di combinazione. Del quarto gruppo di farmaci, al momento attuale le proposte sembrano appartenere più al sogno che alla realtà.
Bibliografia.
1. Ioannides-Demos LL, Piccenna L, McNeil JJ. Pharmacotherapies for obesity: past, current, and future therapies. J Obes. 2011;2011:179674.
2. Viner RM, Hsia Y, Tomsic T, Wong IC. Efficacy and safety of anti-obesity drugs in children and adolescents: systematic review and meta-analysis. Obes Rev. 2010 Aug;11(8):593-602.
3. Rucker D, Padwal R, Li SK, Curioni C, Lau DC. Long term pharmacotherapy for obesity and overweight: updated meta-analysis. BMJ. 2007 Dec 8;335(7631):1194-1199.
La terapia dell’obesità: la grande crisi in attesa del rinascimento. L’obiettivo clinico ragionevole: un compromesso soddisfacente?
Clinica Medica 3, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Padova
Vettor R
Premesse.La terapia dell’obesità, in particolare quella farmacologica, rappresenta uno dei più evidenti fallimenti della ricerca transazionale. Dopo la scoperta della leptina nel 1994 che offriva al mondo il paradigma dell’esistenza di una regolazione ormonale dell’appetito e della spesa energetica, una enorme serie di fattori e di peptidi è stata scoperta e proposta come bersaglio o candidati per un uso terapeutico.
Conoscenze. Dei farmaci oggi a disposizione sul mercato non si immaginano orizzonti molto lontani. La spiegazione di questi fallimenti potrebbe essere che un singolo farmaco possa essere insufficiente a promuovere un effetto consistente nel lungo periodo e perciò si può immaginare che sola terapie combinate possano essere di una qualche efficacia. I criteri di sicurezza dei farmaci destinati alla terapia dell’obesità dovrebbero essere riconsiderati alla luce di quanto possa pesare l’obesità lasciata a se stessa come fattore di rischio che come conseguenza ha l’assunzione della situazione obesità come malattia e non come “debolezza del singolo” e pertanto assegnarne la cura a specialisti che sappiano usare i vari farmaci e pesarne i rischi e i benefici.
Ipotesi di lavoro. Esistono diversi possibili targets terapeutici di un nuovo farmaco per l’obesità con almeno quattro diverse aree di intervento: 1) farmaci inibitori dell’appetito agenti a livello del SNC; 2) farmaci che interagiscono con l’assorbimento dei nutrienti; 3) farmaci che si basano sull’effetto incretinico o incretinomimetici; 4) farmaci che aumentano il consumo calorico e la termogenesi. Non vanno dimenticati in questo contesto dei farmaci o sistemi terapeutici che possono agire sulla patologia d’organo presente nell’obesità (flogosi del tessuto adiposo bianco, riduzione tessuto adiposo bruno). Al primo gruppo di farmaci appartengono numerose molecole attualmente in fase di sviluppo clinico quali la lorcaserina, naltrexone, zonisamide, metreleptina e tesofensina che hanno una buona probabilità di essere considerate a breve, in associazione con un altro farmaco, in clinica. Del secondo gruppo di farmaci il cetilistat si affiancherà o sostuitirà l’orlistat, ma con minori limitazioni ed effetti indesiderati. Il terzo gruppo sembra essere quello che a breve potrebbe avere il massimo dello sviluppo clinico se si considera in particolare la zona grigia del passaggio tra obesità e diabete tipo2.
Conclusioni.In questo contesto, un uso più precoce di questi farmaci avrebbe un duplice impatto promuovendo un significativo calo ponderale e riducendo la progressione verso il diabete. Di questi farmaci liraglutide, exenatide, albiglutide, tapsoglutide, lixisenatide e altri sembrano essere alquanto promettenti. Da ultimo la pramlintide è stata usata con successo nella terapia di combinazione. Del quarto gruppo di farmaci, al momento attuale le proposte sembrano appartenere più al sogno che alla realtà.
Bibliografia.
1. Ioannides-Demos LL, Piccenna L, McNeil JJ. Pharmacotherapies for obesity: past, current, and future therapies. J Obes. 2011;2011:179674.
2. Viner RM, Hsia Y, Tomsic T, Wong IC. Efficacy and safety of anti-obesity drugs in children and adolescents: systematic review and meta-analysis. Obes Rev. 2010 Aug;11(8):593-602.
3. Rucker D, Padwal R, Li SK, Curioni C, Lau DC. Long term pharmacotherapy for obesity and overweight: updated meta-analysis. BMJ. 2007 Dec 8;335(7631):1194-1199.