WS5.1
La Prevenzione La prevenzione: una sfida (im)possibile? A fronte di un fenomeno sociale dilagante solo la prevenzione può avere probabilità di successo. Modelli proponibili. Prime esperienze. Possibilità e limiti
Dipartimento di Pediatria – Università di Verona
Maffeis C
Vita intrauterina. La prevenzione dell’obesità inizia con la gravidanza. Le prime esperienze ambientali che il piccolo sperimenta avvengono durante la vita uterina. Le modalità con cui avviene interscambio metabolico madre-bambino durante la gestazione sono in grado di influenzare lo costituzione anatomica e funzionale di tutti i tessuti ed organi, in particolare dei tessuti cerebrali in area ipotalamica, sede delle aree neurologiche di controllo di fame e sazietà. Le modulazioni esercitate da queste prime interazioni tra metabolismo materno e prodotto del concepimento hanno conseguenze a medio-lungo e persino lunghissimo termine, venendo a promuovere una sorta di “programmazione metabolica” che rende piu’ o meno sensibile il soggetto allo sviluppo di sofferenza metabolica (obesità, diabete, ipertensione, ecc.) nelle età successive. Il peso alla nascita è un indicatore importante del rischio futuro di sviluppo dell’obesità.
Primo anno di vita. Le prime età postnatali sono anch’esse di estrema importanza nel predisporre o meno il bambino allo sviluppo dell’obesità. La rapida velocità di crescita nei primi mesi è un fattore di rischio assai importante al riguardo. Fondamentale il tipo di allattamento (al seno, latte formulato), la composizione del latte formulato, le modalità di svezzamento, i tempi, la consistenza e la composizione dei pasti.
L’età prescolare (2-6 anni).Le abitudini nutrizionali e motorie della famiglia hanno un impatto notevole nei piccoli e lo stile di vita familiare incide fortemente su quello dei bimbi in queste età. Un rapido incremento della velocità di crescita ponderale rispetto alla statura è un fattore di rischio molto importante per lo sviluppo di obesità nelle età successive. Fondamentale il ruolo della famiglia al riguardo.
Pubertà. Lo sviluppo puberale si accompagna all’esigenza di emancipazione del giovane dalla famiglia ed il desiderio di trasgressione è forte. L’imitazione dei coetanei o degli idoli del momento è la regola. In questa età è difficile il mantenimento ed ancor piu’ l’acquisizione di stili di vita favorevoli al mantenimento di un peso corretto. La scuola ed i media hanno un ruolo di primo piano accanto alla famiglia.
Obiettivi della prevenzione e Modalità di intervento. Modificare stili di vita, nutrizionali e motori, della famiglia e del bambino. Le strategie di prevenzione dell’obesità dovrebbero essere differenziate in due principali categorie: interventi universali, cioè dirette a tutta la popolazione, o mirate, cioè diretti a sottogruppi a particolare rischio. Essendo l’obesità una malattia ad eziologia multifattoriale, gli interventi dovrebbero essere indirizzati contemporaneamente sul numero piu’ elevato possibile di fattori di rischio. Tale esigenza si scontra con problematiche di carattere economico, organizzativo, sociale, politico, familiare che ne rendono difficile la realizzazione.
Numerose le esperienze disponibili realizzate soprattutto nell’ambito della scuola. I risultati sono tuttavia scoraggianti, in particolare nel medio termine, come riportato nella recente metanalisi Cochrane. Prevenire si può e si deve. Un ruolo di assoluto primo piano al riguardo è giocato dalla famiglia. Il ruolo del pediatra è quindi centrale nel promuovere sin dalla nascita tutte le procedure piu’ efficaci per identificare i soggetti a maggior rischio e per intensificare in queste famiglie il massimo dell’intervento educativo a carattere preventivo.
Bibliografia
1. Campbell K, Waters E, O'Meara S, Summerbell C. Interventions for preventing obesity in childhood. A systematic review. Obes Rev. 2001; 2(3):149-57.
2. IOM - Institute of Medicine. Early Childhood Obesity Prevention Policies. The National Academic Press. Washington DC, 2011
La Prevenzione La prevenzione: una sfida (im)possibile? A fronte di un fenomeno sociale dilagante solo la prevenzione può avere probabilità di successo. Modelli proponibili. Prime esperienze. Possibilità e limiti
Dipartimento di Pediatria – Università di Verona
Maffeis C
Vita intrauterina. La prevenzione dell’obesità inizia con la gravidanza. Le prime esperienze ambientali che il piccolo sperimenta avvengono durante la vita uterina. Le modalità con cui avviene interscambio metabolico madre-bambino durante la gestazione sono in grado di influenzare lo costituzione anatomica e funzionale di tutti i tessuti ed organi, in particolare dei tessuti cerebrali in area ipotalamica, sede delle aree neurologiche di controllo di fame e sazietà. Le modulazioni esercitate da queste prime interazioni tra metabolismo materno e prodotto del concepimento hanno conseguenze a medio-lungo e persino lunghissimo termine, venendo a promuovere una sorta di “programmazione metabolica” che rende piu’ o meno sensibile il soggetto allo sviluppo di sofferenza metabolica (obesità, diabete, ipertensione, ecc.) nelle età successive. Il peso alla nascita è un indicatore importante del rischio futuro di sviluppo dell’obesità.
Primo anno di vita. Le prime età postnatali sono anch’esse di estrema importanza nel predisporre o meno il bambino allo sviluppo dell’obesità. La rapida velocità di crescita nei primi mesi è un fattore di rischio assai importante al riguardo. Fondamentale il tipo di allattamento (al seno, latte formulato), la composizione del latte formulato, le modalità di svezzamento, i tempi, la consistenza e la composizione dei pasti.
L’età prescolare (2-6 anni).Le abitudini nutrizionali e motorie della famiglia hanno un impatto notevole nei piccoli e lo stile di vita familiare incide fortemente su quello dei bimbi in queste età. Un rapido incremento della velocità di crescita ponderale rispetto alla statura è un fattore di rischio molto importante per lo sviluppo di obesità nelle età successive. Fondamentale il ruolo della famiglia al riguardo.
Pubertà. Lo sviluppo puberale si accompagna all’esigenza di emancipazione del giovane dalla famiglia ed il desiderio di trasgressione è forte. L’imitazione dei coetanei o degli idoli del momento è la regola. In questa età è difficile il mantenimento ed ancor piu’ l’acquisizione di stili di vita favorevoli al mantenimento di un peso corretto. La scuola ed i media hanno un ruolo di primo piano accanto alla famiglia.
Obiettivi della prevenzione e Modalità di intervento. Modificare stili di vita, nutrizionali e motori, della famiglia e del bambino. Le strategie di prevenzione dell’obesità dovrebbero essere differenziate in due principali categorie: interventi universali, cioè dirette a tutta la popolazione, o mirate, cioè diretti a sottogruppi a particolare rischio. Essendo l’obesità una malattia ad eziologia multifattoriale, gli interventi dovrebbero essere indirizzati contemporaneamente sul numero piu’ elevato possibile di fattori di rischio. Tale esigenza si scontra con problematiche di carattere economico, organizzativo, sociale, politico, familiare che ne rendono difficile la realizzazione.
Numerose le esperienze disponibili realizzate soprattutto nell’ambito della scuola. I risultati sono tuttavia scoraggianti, in particolare nel medio termine, come riportato nella recente metanalisi Cochrane. Prevenire si può e si deve. Un ruolo di assoluto primo piano al riguardo è giocato dalla famiglia. Il ruolo del pediatra è quindi centrale nel promuovere sin dalla nascita tutte le procedure piu’ efficaci per identificare i soggetti a maggior rischio e per intensificare in queste famiglie il massimo dell’intervento educativo a carattere preventivo.
Bibliografia
1. Campbell K, Waters E, O'Meara S, Summerbell C. Interventions for preventing obesity in childhood. A systematic review. Obes Rev. 2001; 2(3):149-57.
2. IOM - Institute of Medicine. Early Childhood Obesity Prevention Policies. The National Academic Press. Washington DC, 2011